Mamme di figli con sindrome di Down, piccoli e grandi. Ai tempi del Covid
Maria e Giupy
ROMA - Essere mamma di un bambino o di un adulto con sindrome di Down, ai tempi del Covid. Cosa significa? Quali cambiamenti, quali fatiche, quali speranze? Ce lo raccontano in pochi minuti Maria e Giupy, il suo bimbo di 8 anni, che vivono a Caserta; e Maria Teresa e Gianni, il figlio che di anni ne ha 45 e, dopo aver lavorato a lungo in un supermercato, da due anni è disoccupato.
Maria e Giupy. “Dopo il Covid il mio essere mamma è diventato più faticoso, perché sono stata caricata di tanti compiti che prima delegavo alla rete che c'è intorno a mio figlio. Mi ritrovo ad essere psicologa, barbiere, animatrice, logopedista, insegnante. E' faticoso, ma l'amore per i figli ci fa superare tutto”. Maria e Giupy hanno un motto, che è lui stesso a regalarci: “Siamo al mondo per essere veri, ma non perfetti”.
Maria Teresa e Gianni, “Con il Covid, Gianni è cambiato, abbiamo invertito i ruoli: è diventato protettivo nei miei confronti, mi dice spesso 'Fai la brava', cioè 'cerca di stare bene'. Il più bel regalo per la Festa della Mamma sarebbe avere una società inclusiva a cui un domani lasciare mio figlio”.