Mandato d'arresto per Netanyahu, per Arci e ActionAid "passo importante"
ROMA- “Un altro schiaffo alla politica internazionale, che dopo più di 7 mesi di assedio e 35 mila morti a Gaza non è riuscita a imporre il cessate il fuoco, non ha imposto alcuna sanzione ad Israele e continua - a parte qualche eccezione – a vendergli e trasferirgli armi”: così Arci commenta la richiesta del procuratore capo della Corte Penale Internazionale di emettere un mandato di arresto per il Primo Ministro israeliano Netanyahu e per il Ministro della Difesa Gallant per “crimini di guerra e contro l’umanità”. I due sono accusati di numerosi reati connessi all'assedio di Gaza, fra i quali l’aver affamato e aver massacrato deliberatamente la popolazione civile.
La stessa richiesta viene fatta per i tre leader di Hamas, per crimini commessi durante e dopo l’attacco del 7 ottobre in Israele. Ora, un collegio di giudici della Corte dovrà decidere se accettare la richiesta, e potrà volerci molto tempo. “Anche qualora il mandato di arresto venisse emesso, la storia dice che l’arresto non è sicuro – precisa Arci – visto che Israele non ha firmato lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale, come hanno fatto invece altri 124 Paesi, e quindi non rispetta i suoi mandati. Ma dal punto di vista politico è un fatto importante, perché dimostra che il diritto internazionale, se vuole recuperare una qualche credibilità e sopravvivere, deve difendere tutte le vittime senza usare 'due pesi e due misure'. A dimostrare il valore anche simbolico di questo passo è la stessa reazione di Netanyahu, che ha commentato la richiesta di arresto come un 'oltraggio di proporzioni storiche'. Mentre è lui che, al contrario, in questi ultimi 7 mesi ha oltraggiato oltre ogni possibile limite il processo di civilizzazione degli esseri umani, facendoci tornare a inauditi livelli di barbarie”.
Arci rilancia quindi il proprio appello: “Cessate il fuoco. Fermate il genocidio. Liberi tutti e tutte. Fine dell’occupazione. Per una pace giusta in Medio Oriente. Per la convivenza, la democrazia, i diritti, la dignità di tutti e tutte nella regione”.
Anche ActionAid accoglie con favore le richieste di mandato d'arresto, definendole “un passo fondamentale verso la giustizia e la responsabilità. Siamo al fianco delle vittime e dei sopravvissuti – commenta l'organizzazione - esortando la comunità internazionale a sostenere gli sforzi della Corte Penale Internazionale. Ribadiamo il nostro appello per un cessate il fuoco immediato e permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la fine del blocco illegale di Israele su Gaza e il ritorno in sicurezza degli ostaggi civili e degli sfollati. Tutte le parti devono rispettare il diritto internazionale, dare priorità ai diritti delle donne e delle ragazze e garantire che le risorse essenziali raggiungano chi ne ha bisogno”.
Ricorda ActionAid che “in Cisgiordania continuano a verificarsi gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e chiediamo alla comunità internazionale di avviare un processo di responsabilità e giustizia per i milioni di palestinesi che vivono sotto questa occupazione illegale e brutale. Di fronte alle presunte violenze sessuali denunciate dal 7 ottobre in Palestina e in Israele, la posizione di ActionAid è ferma: ogni denuncia richiede un'indagine approfondita. Questi atti sono gravi violazioni dei diritti umani e costituiscono crimini di guerra e crimini contro l'umanità secondo il diritto internazionale. Meccanismi internazionali come la Corte penale internazionale devono perseguire questi presunti crimini”.