14 marzo 2017 ore: 11:25
Non profit

Mangimi alle fattorie terremotate, il viaggio dei volontari con i fuoristrada

Una giornata con le famiglie del “No limits 4x4 Club” per distribuire gli aiuti nella frazioni più isolate di Amatrice: un centinaio di quintali di mangimi donati da due onlus piemontesi, una decina di missioni portate a termine dall’inizio dell’emergenza. "Adottata" una famiglia con 3 figli
Teresa Valiani Amatrice, macerie

Foto Teresa Valiani

Foto Teresa Valiani
Amatrice, macerie

AMATRICE – E’ un giorno festivo, ma la giornata inizia presto. Alle 7 il raduno dei fuoristrada sulla costa, a San Benedetto del Tronto, e poi si parte in colonna: direzione Amatrice. L’appuntamento è per le 9 a Cittareale (Rieti) nel punto di ritrovo, da qui si raggiungerà il campo base per poi dividersi nelle frazioni e nelle fattorie che aspettano il carico di aiuti. Un centinaio di quintali di mangimi per il bestiame, donati da due onlus piemontesi, da distribuire in giornata, una decina di missioni portate a termine dall’inizio dell’emergenza, decine di allevatori assistiti, tra Arquata del Tronto e Amatrice. La solidarietà ha il volto sereno e l’ottimismo contagioso dei fuoristradisti che dal 24 agosto hanno messo a disposizione mezzi e conoscenze per aiutare chi non ha più niente. E la generosità, oggi, quello di Erica, Silvia, Gabriella, Luca e Gianni, rappresentanti delle due associazioni “Col cuore per l’Africa” di Mondovì (Cn) e “Noi con voi onlus” di Savigliano (Cn). Nella loro storia, interventi in Africa e poi, dopo i terremoti del centro Italia, la spinta ad agire qui e portare aiuti alle popolazioni colpite. Così hanno raccolto i fondi e acquistato dalle ditte marchigiane il mangime che è stato caricato sui fuoristrada per essere distribuito nelle fattorie delle frazioni.

“Volevamo esserci - spiega Erica Briatore, vice presidente dell’associazione ‘Col cuore per l’Africa’ -, vedere da vicino la situazione, perché una cosa è guardare la tv, un’altra è toccare con mano e rendersi conto fino in fondo di cosa è successo e di come vivono ora le persone colpite dal terremoto. Allora abbiamo preparato la valigia e siamo partiti. A 800 chilometri di distanza, tutto questo non sembra reale”. Oltre alla donazione di mangimi verrà adottata una famiglia con 3 figli “che sarà assistita per un certo periodo”.

Foto Teresa Valiani
Amatrice, stalla

Al punto di ritrovo si caricano tutti i 4x4 e ci si divide compiti e territorio. Tra i volontari anche famiglie con bambini. Una mamma ha portato pane fresco e salame da condividere con tutti per la colazione di metà mattina. I sacchi con i mangimi vengono scaricati da un camion e distribuiti sui mezzi, poi la carovana, una decina di auto attrezzate, si rimette in moto. Il lungo serpente di jeep e pick- up si inerpica sulle colline che portano ad Amatrice. La neve fa da sfondo sui monti della Laga. Sui campi e sulle macerie, a 900 metri di quota, il ghiaccio ha allentato la presa: piccoli cumuli bianchi resistono al sole nelle zone d’ombra, su tutto il resto il morso del terremoto, senza più filtri.
Si arriva al campo quasi all'ora di pranzo, qui la quotidianità ha il sapore dei pasti nel grande tendone della mensa comune e il colore delle risate dei bambini che giocano a pallone con i giovani frati. Vengono distribuite alcune lattine, sembra una bibita, è acqua minerale. Gli ultimi accordi e si riparte: ogni mezzo, una destinazione.

Mauro ci accoglie con un sorriso carico di gratitudine. Nella sua stalla, mucche, vitelli e un cavallo che ci mostra con orgoglio. Fuori, nel recinto, le pecore. Ai lati della porta principale, altri due ingressi: sulla destra una stanza da letto, sulla sinistra una cucina. “Da 6 mesi noi viviamo qui - ci dice con amarezza -. Stavamo bene, avevamo una bella casa, un b&b, un caseificio e un’azienda agricola: è crollato tutto. Ci resta solo questa stalla”.
Dopo la consegna del mangime, la visita si conclude davanti a un muro lesionato. “A gennaio qui tremava tutto e fuori c’era un metro e mezzo di neve. Sono rimasto bloccato per 3 giorni mentre la stalla oscillava in continuazione. Ho avuto paura. Adesso è passato e bisogna ricominciare. Ci restano questi animali, per ripartire”.

Foto Teresa Valiani
Amatrice, chiesa distrutta

Il viaggio di ritorno verso Cittareale attraversa altre frazioni e si lascia alle spalle altre macerie. Senza la neve a modellare tutto, le porzioni di case rimaste in piedi sono figure fuori squadra che bloccano in una istantanea la potenza delle scosse. Ma il paesaggio in due mesi ha ripreso timidamente a pulsare: sulle strade non solo mezzi di soccorso ma anche macchine di civili, il cartello “Aperto” spicca su tutto e annuncia la rinascita di qualche bar, dietro una curva, una ragazza risale lentamente la collina insieme al suo cane, a tratti le urla dei bambini che giocano rompono il silenzio macabro dei borghi scomparsi, piccoli gruppi di persone, probabilmente residenti, si alternano al deserto di quelle che erano vie e piazzette. E poi le case di campagna sfuggite al terremoto, intatte, aperte, vive. Finalmente.
“Le scosse ci fanno respirare, alcune verifiche hanno dato esito negativo - spiega un passante - e chi ha potuto è rientrato nella propria abitazione. Ma tutti gli altri stanno aspettando, e non sappiamo esattamente cosa. Le macerie sono ancora qui e la ricostruzione sembra sempre più lontana. Cerchiamo di andare avanti. Abbattersi è inutile, ma non è facile guardare al futuro”.

Si torna al punto di ritrovo e davanti all’agriturismo i parcheggi occupati in mattinata dai fuoristrada adesso sono pieni di macchine. Il ristorante è al completo, ai tavoli famiglie, coppie e anziani. Anche le due amache e le seggiole in ferro battuto del giardino hanno ripreso vita regalando un po’ di relax sotto il sole del primo pomeriggio.
Il gruppo in missione si ritrova intorno a una tavolata per dividere il pranzo e le ultime ore. Le portate con i prodotti dell’Appennino scaldano l’atmosfera e scontornano i ricordi delle immagini che parlano solo di distruzione. Tullio Narcisi, vice presidente del “No limits 4x4 Club”, che ha chiamato a raccolta i fuoristradisti, fa gli onori di casa e ringrazia i suoi compagni e i rappresentanti delle due onlus. Accanto a lui c’è Roberto Maculan, presidente di “Missionland”, che nelle zone terremotate ha già promosso una decina di consegne, donato altrettante roulotte, l’ultima sabato scorso in una azienda agricola, e distribuito “mangiare vero” alle famiglie terremotate delle frazioni. “I paesi principali sono spesso sotto i riflettori – spiega –, per questo stiamo portando gli aiuti soprattutto nelle zone sperdute”.

Nel locale al pianoterra, un afflusso di persone con seggiole al seguito. Un giovane sacerdote aspetta che ognuno abbia il suo posto, poi invita tutti ad alzarsi e si fa il segno della croce. Le chiese sono state le prime a cadere. E’ l’ora della messa. E ogni posto è buono per ritrovarsi insieme e pregare. (Teresa Valiani)

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