Mare nostrum ha i giorni contati. L’Italia: nessuna convivenza con Triton
Giulio Piscitelli/Contrasto
BRUXELLES - Se c’erano ancora dubbi sulla volontà dell’Italia di porre fine presto all’operazione Mare Nostrum, ora non ne rimangono più. Alte fonti diplomatiche hanno infatti confermato oggi a Bruxelles che l’operazione della marina militare italiana non potrà coesistere con Triton, la missione di Frontex che partirà da novembre e pattuglierà le coste del sud e sud-est dell’Italia.
Tutto porta quindi a pensare che dopo un logico periodo di tempo in cui ci sarà un “phase out” di Mare Nostrum, ovvero un passaggio di consegne alla nuova operazione dell’agenzia di controllo delle frontiere esterne, finiranno i pattugliamenti italiani che si spingono ora fino praticamente alle coste libiche.
box Quello che invece non si sa è quali saranno le conseguenze della fine di Mare Nostrum. “Non solo nessuno ci ha sostenuto in questa operazione - spiega la nostra fonte - ma siamo stati anche criticati perché accusati di far aumentare gli arrivi di migranti irregolari in Europa, perché i trafficanti hanno cominciato a mettere in mare barconi sempre più fatiscenti e senza carburante o rifornimenti di cibo e acqua, sperando nei soccorsi italiani. Ora con Triton c’è un approccio comune, anche se ovviamente il mandato, le modalità e l’area di pattugliamento della nuova operazione Frontex sono diversi da quelli di Mare Nostrum”.
Tradotto in parole semplici: l’Italia si è sentita isolata e l’Europa, per aiutarla, scommette che riducendo l’ambito delle perlustrazioni in mare a solo trenta miglia dalle coste del nostro paese, scoraggerà gli scafisti dal mettere i migranti su vere e proprie zattere. Una scommessa piuttosto azzardata però, anche perché ci si chiede qual è il numero di morti che potremmo permetterci, in caso gli sbarchi non diminuiscano al diminuire delle operazioni di soccorso e salvataggio.
“L’Italia era pronta a un’operazione di più larga portata rispetto a quella messa in piedi con Frontex - afferma la fonte - altri Stati membri non lo erano altrettanto”.
Le stesse fonti diplomatiche sono molto chiare: “Non è un problema che l’Italia può risolvere da sola. Quindi non possiamo far durare questa operazione per sempre, oltretutto contro la volontà del resto dell’Ue”.
Per quanto riguarda Triton, intanto, arriva il sostegno - seppur ancora non ufficiale - della Svezia e della Finlandia, che vanno ad aggiungersi a Spagna, Germania e Francia e a Malta, con cui i negoziati sono agli ultimi dettagli.
Intanto domani a Lussemburgo, i ministri della Giustizia e degli Interni torneranno a discutere su come migliorare l’aspetto della responsabilità condivisa delle politiche migratorie all’interno dell’Unione Europea, e dall’Italia c’è la sensazione che si sia finalmente capito che il problema non riguarda solo questo o quello Stato membro, ma è un problema comune che necessita risposte comuni. (Maurizio Molinari)