Mare nostrum, le associazioni: "Se chiude, ricominceranno le stragi nel Mediterraneo"
Giulio Piscitelli/Contrasto
ROMA- “Il nostro è un appello disperato, perché se solo quest’anno nel Mediterraneo ci sono state tremila morti accertate, con la chiusura di Mare nostrum le vittime del mare saranno molte di più. Noi non pensiamo che l’operazione della Marina militare sia la soluzione di tutti i problemi, ma finché non ci si decide ad aprire canali umanitari, si deve andare avanti”. Così Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale ha presentato alla stampa, oggi a Roma, l’appello firmato da un cartello formato dalle più grandi associazioni che in Italia lavorano al fianco dei migranti. Dalla Caritas al Centro Astalli, passando per Sant’Egidio, l’Asgi, Libera e i sindacati. Nel giorno in cui finisce ufficialmente il finanziamento dell’operazione, lanciata esattamente un anno fa, le associazioni chiedono al governo di fare un passo indietro e di non chiudere per motivi politici o meramente economici un’iniziativa che in questi mesi ha salvato migliaia di persone.
“Nei giorni scorsi c’è stato anche n appello di diversi parlamentari per dire no alla chiusura, ma ad oggi non è ancora arrivata la decisione ufficiale del Consiglio dei ministri che decreta ufficialmente lo stop dell’operazione, quindi siamo ancora in tempo – aggiunge Miraglia -. In caso il governo voglia continuare Mare nostrum dovrebbe metterci ulteriori risorse, ma parliamo di 110 milioni all’anno, una cifra non così alta di fronte al costo di vite umane. Ricordiamo, inoltre, che l’Italia paga una somma equivalente per un accordo fatto tra il governo Letta e la Libia per un monitoraggio della frontiera sud della Libia. Si tratta di una commessa affidata a Finmeccanica per la creazione di un sistema radar di controllo, non si può dire che non ci siano risorse per l’operazione della Marina militare”. Secondo le associazioni sarebbe, inoltre, corretto che l’Italia chiedesse all’Europa di farsi carico dell’operazione o solo di sostenerla, data l’importanza dell’iniziativa. “Non si può dire che sarà sostituito da Triton perché il direttore di Frontex ha detto chiaramente che quelle navi non possono fare ricerca e salvataggio, che non c’è personale medico e che non si spingeranno oltre le frontiere italiane – continua Miraglia - Dire che ci sarà una sostituzione è solo una scusa”.
Secondo Bernardino Guarino, direttore del Centro Astalli non si possono “chiudere con Mare nostrum le scialuppe di salvataggio per le persone che cercano di arrivare in Europa. La cosa peggiore è che il motivo dello stop sia meramente economico – spiega – perché parliamo di persone che abbiamo il dovere di salvare”. Anche per Vera Lamonica della Cgil, nove milioni al mese non giustificano la fine dell’operazione. “Non si può cavalcare la paura dell’invasione, e lasciare il tema dell’immigrazione in mano a spinte xenofobe – sottolinea -. Siamo tristemente noti come il paese dei respingimenti e con Triton non si farà altro che monitorare la frontiera. Chiediamo quindi al governo un estremo atto di coraggio”. Sulla stessa scia anche Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana: “Il tema vero è se li vogliamo o no? – spiega – noi ribadiamo l’esigenza di creare canali umanitari ma nel frattempo Mare nostrum deve andare avanti”. Il nostro paese non può permettersi un’altra strage come quella del 3 ottobre dello scorso anno – aggiunge Giuseppe Casucci della Uil e vicepresidente del Cir – davanti alla situazione di crisi internazionale non possiamo chiudere gli occhi”. Le associazioni che hanno sottoscritto l’appello sono: Centro Astalli, comunità di Sant’Egidio, Caritas Italiana, Acli, Arci, Asgi, Cnca, Fondazione Migrantes, Rete G2, Chiese Evangeliche in Italia, Emmaus, Giù le frontiere, Libera, Razzismo Brutta Storia, Rete Primo Marzo, Save The Children Italia, Sei Ugl, Terra del Fuoco, Uil, Cgil Casa dei Diritti Sociali-Focus. Intanto nel pomeriggio di oggi è attesa a palazzo Chigi la conferenza stampa dei ministri Alfano e Pinotti, in cui molto probabilmente verrà annunciato lo stop ufficiale a Mare nostrum. (ec)