Maschio, italiano, under50: l’identikit dell’autore di violenza domestica
Opera finalista
VERONA – È stato presentato oggi a Verona lo studio “Violenza in famiglia: l’altra faccia della realtà. Casistica e prima analisi su autori condannati per reati di violenza domestica nel Veneto”, realizzato dall’Osservatorio nazionale violenza domestica in collaborazione con l’Uepe e il Dap, promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Veneto.
La rilevazione effettuata presso l’Uepe nel secondo trimestre del 2012 ha preso in esame 24 casi di persone condannate. Due schede sono arrivate anche dalla casa di reclusione di Venezia (che ospita solo donne) e 4 dalla casa di reclusione di Padova. Gli autori di atti violenti in famiglia rappresentano il 6,4 per cento di tutti i presi in carico dall’Uepe nel trimestre. . Non mancano i casi di omicidio, in totale 5 (3 maschi e 2 femmine), per i quali gli autori stanno scontando la pena in case di reclusione, a eccezione di un reo attualmente in detenzione domiciliare.
L’indagine ha consentito di tracciare un profilo, seppur limitato, degli autori di violenza domestica: in prevalenza maschi, uno su tre è straniero e con età media di circa 46 anni. Meno di un quarto vive, almeno formalmente, una realtà di coppia, di convivenza o matrimonio. Nella maggioranza dei casi il reo (20 su 24) è anche padre. in buona parte dei casi si tratta di persone con alle spalle la realtà di una famiglia “spezzata” (genitori separati, divorziati o vedovi).
All’origine della violenza sono perlopiù i generici problemi di coppia (per 13 dei 24 autori). Gelosia, gestione dei figli, motivi economici sono lo scenario in cui si inserisce la metà delle motivazioni. Maltrattamenti e lesioni personali sono i reati più frequenti, seguiti a brevissima distanza dalla “violazione degli obblighi di assistenza familiare”, reato tipicamente economico e perlopiù commesso quando il rapporto di coppia si spezza e vi sono figli da mantenere
“I numeri emersi - scrivono gli estensori della ricerca - indicano come questo fenomeno necessiti di alcune riflessioni e non sia più confinabile nella sfera del ‘privato’. Appare evidente la necessità di un intervento organico, mirato, coordinato, tanto nelle azioni di prevenzione quanto in quelle di contrasto e repressione”. E aggiungono: “Rimane fondamentale la certezza della pena. Reato, condanna e modi di espiare la pena dovrebbero susseguirsi in tempi ragionevoli”. (gig)