21 novembre 2024 ore: 14:03
Giustizia

Medio oriente, la Corte penale emette un mandato d'arresto per Netanyahu

Crimini di guerra e contro l'umanità a carico del primo ministro israeliano. Nel mirino anche l'ex ministro della Difesa Gallant e alcuni funzionari di Hamas. "Blocco degli aiuti umanitari e ipotesi di attacco diffuso e sistematico contro la popolazione" 
Foto: Agenzia Dire Benjamin Netanyahu

La Corte penale dell'Aia (Cpi) ha emesso mandati di arresto internazionali per crimini di guerra e contro l'umanità a carico del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, e contro alcuni funzionari del gruppo palestinese Hamas, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi nel contesto della guerra contro la Striscia di Gaza, e per agli attacchi del 7 ottobre 2023.

La Corte penale internazionale, in una nota in cui illustra le motivazioni dei mandati d'arresto, riferisce che l'arco temporale preso in considerazione per Netanyahu e Gallant riguarda fatti criminosi commessi "dall'8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto".

La richiesta dei mandati di arresto è partita dal procuratore capo della Cpi, Karim Khan, mentre era in corso l'offensiva di terra israeliana contro Rafah, ultima città a sud della Striscia di Gaza, al confine con l'Egitto. Un'operazione contro cui si erano espressi anche gli alleati di Tel Aviv, poiché in quei giorni Rafah era diventata meta ultima per gli sfollati da tutta la Striscia, e si contava ospitasse oltre l'80% della popolazione totale.

Tra i funzionari di Hamas individuati, figura il comandante militare Mohammed Deif. I tre leader di Hamas che erano stati precedentemente individuati da Khan a maggio sono stati uccisi in altrettanti attacchi condotti dalle forze israeliane.

"Ipotesi attacco diffuso e sistematico contro la popolazione"

"La Camera ha ritenuto che i presunti crimini contro l'umanità potrebbero fare parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza". Così informa in una nota la Corte penale internazionale.

Si legge ancora: "Riteniamo sussistano fondati motivi per ritenere che entrambi gli individui abbiano intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, nonché carburante ed elettricità, almeno dall'8 ottobre 2023 al 20 maggio 2024".

"Questa conclusione- prosegue la nota- si basa sul ruolo del signor Netanyahu e del signor Gallant nell'impedire gli aiuti umanitari in violazione del diritto internazionale umanitario e sulla loro incapacità di facilitare i soccorsi con tutti i mezzi a loro disposizione. La Camera- si legge ancora- ha ritenuto che la loro condotta abbia portato all'interruzione della capacità delle organizzazioni umanitarie di fornire cibo e altri beni essenziali alla popolazione bisognosa di Gaza. Le suddette restrizioni, insieme all'interruzione dell'elettricità e alla riduzione della fornitura di carburante, hanno avuto anche un grave impatto sulla disponibilità di acqua a Gaza e sulla capacità degli ospedali di fornire assistenza medica".

Inoltre, "La Camera ha ritenuto che la presunta condotta del signor Netanyahu e del signor Gallant abbia riguardato attività degli organi governativi israeliani e delle forze armate contro la popolazione civile in Palestina, più specificamente i civili a Gaza". In particolare, "Riguardando la relazione tra due parti in un conflitto armato internazionale, nonché la relazione tra una potenza occupante e la popolazione in territorio occupato" i giudici hanno ritenuto "opportuno", per quanto riguarda "i crimini di guerra", "emettere i mandati di arresto ai sensi della legge sui conflitti armati internazionali".

La corte esclude il crimine di sterminio ma c'è l'"omicidio di civili"

Nella nota in cui la Camera preliminare della Corte penale internazionale illustra i motivi del mandato di cattura internazionale contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si afferma ancora: "Sussistono fondati motivi per ritenere che la mancanza di cibo, acqua, elettricità e carburante, nonché di specifiche forniture mediche, abbia creato condizioni di vita tali da provocare la distruzione di parte della popolazione civile di Gaza, con conseguente morte di civili, compresi bambini, a causa di malnutrizione e disidratazione".

Tuttavia, "sulla base del materiale presentato dall'accusa che copre il periodo fino al 20 maggio 2024, la Camera non ha potuto stabilire che tutti gli elementi del crimine contro l'umanità di sterminio fossero soddisfatti".

Nonostante questo, "la Camera ha ritenuto che vi siano fondati motivi per ritenere che il crimine contro l'umanità di omicidio sia stato commesso in relazione a queste vittime".

"La fame usata come metodo di guerra"

La Camera preliminare della Corte penale internazionale, con sede all'Aia, sostiene che alla base dei mandati di arresto emessi contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant sussistano "fondati motivi per ritenere che abbiano una responsabilità penale per il crimine di guerra della fame come metodo di guerra".

Sul punto i giudici chiariscono: "la Camera ha trovato fondati motivi per ritenere che non si possa identificare alcuna chiara necessità militare o altra giustificazione ai sensi del diritto umanitario internazionale per le restrizioni imposte all'accesso per le operazioni di soccorso umanitario. Nonostante gli avvertimenti e gli appelli fatti, tra gli altri, dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dal Segretario generale delle Nazioni Unite, dagli Stati e dalle organizzazioni governative e della società civile sulla situazione umanitaria a Gaza, è stata autorizzata solo un'assistenza umanitaria minima. A questo proposito, la Camera ha preso in considerazione il prolungato periodo di privazione e la dichiarazione del signor Netanyahu che collegava l'interruzione dei beni essenziali e degli aiuti umanitari agli obiettivi della guerra".

I giudici inoltre osservano che "le decisioni" che in questi mesi hanno "consentito o aumentato l'assistenza umanitaria a Gaza" sono state spesso "condizionate", ossia frutto delle "pressioni esercitate da parte della comunità internazionale o seguite alle richieste degli Stati Uniti d'America", e che "non sono state assunte per adempiere agli obblighi di Israele ai sensi del diritto umanitario internazionale, o per garantire che la popolazione civile di Gaza venisse adeguatamente rifornita di beni di prima necessità". Sul punto, i giudici concludono: "In ogni caso, gli aumenti dell'assistenza umanitaria non sono stati sufficienti a migliorare l'accesso della popolazione ai beni essenziali".

Mandato di arresto contro Deif per l'attacco del 7 ottobre

I giudici della Corte penale internazionale (Cpi) hanno emesso un mandato d'arresto internazionale anche a carico del comandante militare dell'ala militare di Hamas - le Brigate Qassam - Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, meglio noto come Mohammed Deif.

In una dichiarazione separata rispetto a quella in cui si annunciano i mandati d'arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, la Corte riferisce di aver deciso "all'unanimità' di emettere il mandato di cattura contro il leader del partito e movimento armato palestinese "per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina almeno a partire dal 7 ottobre 2023".

In quel giorno, l'ala armata di Hamas sferrò un attacco contro località a sud di Israele, che raggiunsero il sito in cui si stava svolgendo il festival musicale Supernova, insieme a villaggi e kibbutz.

Come scrivono i giudici, "i presunti crimini includono il lancio di razzi sul territorio israeliano" e "gli attacchi" che in quella giornata "hanno ucciso almeno 1.139 persone", tra cui cittadini israeliani e stranieri. Quel giorno anche 244 persone sono state catturate e portate nella Striscia di Gaza, e ad oggi circa un centinaio sono ancora tenute in ostaggio.

Tuttavia, Israele sostiene di aver ucciso Deif in un attacco di luglio scorso. L'emittente Al Jazeera ricorda che quel giorno l'aviazione israeliana colpì un campo profughi designato come "area sicura", almeno 90 persone persero la vita. Circa 300 rimasero invece ferite. Le Brigate Qassam non hanno confermato che nell'attacco sia rimasto ucciso anche Deif.

"Atti disumani per il blocco alle forniture mediche"

"Limitando o impedendo intenzionalmente l'ingresso di forniture mediche e medicinali a Gaza, in particolare anestetici e macchine per l'anestesia", la Corte penale internazionale ritiene che il primo ministro israeliano

Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant siano "anche responsabili di aver inflitto grandi sofferenze tramite atti disumani a persone bisognose di cure".

Si legge nella nota che accompagna l'annuncio dei due mandati di arresto internazionali: "I dottori sono stati costretti a operare persone ferite e a eseguire amputazioni, anche su bambini, senza anestesia e/o sono stati costretti a usare mezzi inadeguati e non sicuri per sedare i pazienti, causando a queste persone estremo dolore e sofferenza. Ciò equivale al crimine contro l'umanità di altri atti disumani".

"Due raid diretti contro i civili"

In conclusione, la Camera preliminare della Corte penale internazionale afferma che ci siano "fondati motivi per ritenere che il signor Netanyahu e il signor Gallant abbiano una responsabilità penale" per quanto riguarda "il crimine di guerra di aver diretto intenzionalmente attacchi contro la popolazione civile di Gaza".

Si legge ancora: "A tal proposito, la Camera ha rilevato che il materiale fornito dall'accusa ha consentito di formulare conclusioni solo su due incidenti che si qualificano come attacchi diretti intenzionalmente contro civili".

Inoltre, "Vi sono fondati motivi per ritenere che il signor Netanyahu e il signor Gallant, nonostante avessero a disposizione misure per prevenire o reprimere la realizzazione di tali crimini, o per informare della questione le autorità competenti, non lo abbiano fatto". Tali argomenti rientrano tra le ragioni che hanno spinto i giudici a spiccare il mandato d'arresto internazionale contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza in un arco temporale che va dall'8 ottobre 2023 al 20 maggio 2024.

(RS-DIRE)

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