Mense nelle carceri, le cooperative di detenuti: "C'è ancora una possibilità per salvarle"
MILANO - "Per quanto piccolo, c'è ancora una spiraglio". Dopo le quattro ore e mezza di faccia a faccia con Dap e Guardasigilli Orlando, Nicola Boscoletto, presidente della cooperativa Giotto di Padova, non perde la speranza. Seppur non ci sia stato un rifinanziamento immediato delle dieci cooperative coinvolte nel progetto di gestione della mensa di nove carceri italiane, Dipartimento della amministrazione penitenziaria e Ministero si sono impegnati a garantirne l'esistenza fino al 31 gennaio. "Mi pare un segnale – aggiunge Boscoletto – per quanto resti la domanda: che cosa accadrà il primo di febbraio?".
Per quanto la situazione sia difficile, il presidente di Giotto sente la necessità di un'apertura di credito nei confronti del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che per la prima volta ha deciso di incontrare di persona i dieci protagonisti di questa storia: "Adesso è il momento di darci reciprocamente fiducia per salvaguardare un bene che non è solo nostro, ma di tutta la società civile".
Santi Consolo, che ricopre al contempo il ruolo di capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria e di presidente della Cassa delle ammende, l'ente che finora ha sostenuto economicamente i dieci anni di servizio mense gestito da cooperative di detenuti, ha preso il mese di gennaio per poter fare valutazioni caso per caso, su ogni singola realtà. Certo, non basta a placare gli animi delle cooperative: "Il solo fatto che la riunione sia durata quattro ore e mezza rende l'idea", aggiunge Boscoletto. Se si è arrivati a questa situazione, però, per il presidente di Giotto i motivi vanno cercati anche nei cambiamenti che il 2014 ha portato tra gli uffici di via Arenula. I nomi del Guardasigilli e del Capo del Dap infatti sono cambiati quest'anno, mentre la vicenda del rifinanziamento del progetto ha origine molto tempo prima. (lb)