4 aprile 2024 ore: 12:24
Economia

Mercato del lavoro, prosegue la ripresa. Redditi: più vulnerabili i contratti a tempo determinato e i giovani

I dati Istat. Nel 2022 il mercato del lavoro ha proseguito la ripresa avviata nell'anno precedente, dopo il crollo registrato nel 2020 a causa della crisi pandemica: rispetto al 2019, nel 2022 aumento del tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni dal 59% al 60,1% (+1,1 punti percentuali), accompagnato da una riduzione del tasso di disoccupazione (dal 10,1% al 8,2%, e da una sostanziale stabilità del tasso di inattività

L’Istat ha pubblicato un’analisi sul mercato del lavoro e sui redditi realizzata a partire dall’integrazione di informazioni sullo stato occupazionale, raccolte mediante la rilevazione delle forze di lavoro negli anni 2019 e 2022 (oltre 500 mila interviste per ciascun anno) con le informazioni, dal 2015 al 2021, sui redditi provenienti dai registri statistici e da fonti amministrative. L’integrazione consente di analizzare e confrontare nel tempo la partecipazione al mercato del lavoro secondo la prospettiva delle condizioni reddituali delle famiglie di appartenenza degli individui.

Nel 2022 il mercato del lavoro continua la ripresa avviata nell’anno precedente, dopo il crollo registrato nel 2020 a causa della crisi pandemica. Rispetto all’anno pre-pandemia (2019), nel 2022 si osserva un aumento del tasso di occupazione della popolazione di 15-64 anni dal 59% al 60,1% (+1,1 punti percentuali), accompagnato da una riduzione del tasso di disoccupazione (dal 10,1% al 8,2%, -1,9 p.p.) e da una sostanziale stabilità del tasso di inattività (dal 34,5% al 34,3%, -0,2 p.p.).

I quinti di reddito equivalente più poveri, caratterizzati strutturalmente da tassi di occupazione più bassi, hanno mostrato aumenti più elevati tra il 2019 e il 2022 (+2 p.p. nel primo quinto e +1,7 p.p. nel secondo) associati a una contrazione relativamente più netta del tasso di disoccupazione (-5 p.p. nel primo e -2,9 p.p. nel secondo).
Il Mezzogiorno, pur caratterizzato da tassi di occupazione più bassi, pari al 46,7% nel 2022, registra, rispetto al 2019, un aumento del tasso relativamente più elevato (+1,9 p.p.). L’aumento riguarda in particolare il quinto più povero (+2 p.p.). In controtendenza la variazione del tasso di occupazione nei due quinti più ricchi del Nord-ovest (-0,9 p.p. e -0,4 p.p.) e nel penultimo quinto del Nord-est (-1,3 p.p.).

I giovani 25-34enni per i quali il tasso di occupazione nel 2022 raggiunge il 66,1%, registrano l’aumento più elevato (+3,4 p.p.) rispetto al periodo pre-pandemia, più marcato nel quinto di reddito inferiore (+3,9 p.p.).
Il divario dei tassi di occupazione tra i più e i meno istruiti cresce all’aumentare del reddito: nel quinto più povero il tasso di occupazione è il 54,7% tra chi ha un titolo universitario (+23,4 p.p. rispetto ai meno istruiti) mentre nel quinto più ricco il tasso è l’89,1% (+31,7 p.p.). Il recupero dei livelli occupazionali rispetto all’anno pre-pandemia cresce all’aumentare del livello di istruzione e raggiunge +1,6 p.p. per chi ha un’istruzione universitaria e l’aumento è relativamente maggiore nel secondo quinto (+ 3,5 p.p.).

La quota di dipendenti a tempo indeterminato cresce all’aumentare del reddito: nel primo quinto, è pari al 15,1% degli individui con 15-64 anni e progressivamente sale al 57,1% nel quinto più ricco (contro il 39,8% in media). I dipendenti a termine invece sono relativamente più presenti nel secondo e nel terzo quinto (circa il 10% a fronte di un valore medio dell’8,1%): la discontinuità dei rapporti di lavoro tende infatti a comprimere i redditi familiari.
I lavoratori autonomi con dipendenti costituiscono il 5,8% degli individui nel quinto più ricco (a fronte del 3,5% in media), mentre, se privi di dipendenti rappresentano circa l’11% degli individui nei due quinti estremi (a fronte dell’8,7% medio), una polarizzazione determinata dall’eterogeneità dei profili professionali.

La quota dei dipendenti a tempo indeterminato è aumentata rispetto al 2019 (+1,4 p.p., con un picco di +1,9 p.p. nel quinto centrale), mentre quella dei lavoratori autonomi senza dipendenti è diminuita (-0,7 p.p.): questa componente non ha ancora recuperato il livello pre-pandemia, in particolare nel primo quinto di reddito (-1,1 p.p.).
“L’instabilità dei redditi da lavoro nel tempo, quindi una maggiore incertezza economica, quando si accompagna a importi contenuti può indicare condizioni di vulnerabilità economica – afferma l’Istat -. Tra gli occupati in una specifica settimana del 2022, il reddito medio lordo da lavoro è di circa 20 mila euro annui, con variabilità nel tempo e a livello individuale misurata dal coefficiente di variazione pari al 54% in media nel periodo 2015-2021. Risultano più vulnerabili economicamente i dipendenti a tempo determinato e i giovani 20-34enni, il 60% dei quali ha percepito redditi da lavoro in modo discontinuo nel periodo 2015-2021. Nell’area di maggiore vulnerabilità ricadono anche gli occupati nei settori Alberghi e ristoranti, Agricoltura, Altri servizi personali e Costruzioni, i lavoratori a tempo parziale involontario, gli stranieri, i residenti nel Mezzogiorno e gli autonomi senza dipendenti”.
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