23 aprile 2015 ore: 19:04
Immigrazione

Mezzi e risorse più che raddoppiati: ecco come sarà la nuova Triton

Oltre al budget deciso dalla Ue, navi e velivoli da Gran Bretagna (che però non darà asilo ai migranti), Belgio e Norvegia. Raggio d'azione sempre limitato a 30 miglia. Mogherini: "Per la legge del mare, aumentare la portata della missione farà crescere automaticamente i salvataggi"
#Immigrazione, gommone fermo in mare

BRUXELLES - All'interno dei palazzi delle istituzioni Ue si sta delineando il rafforzamento dell'operazione Triton. Non ci sarà solo il raddoppio del budget mensile a disposizione, ma anche il contributo di alcuni paesi con ulteriori risorse e attrezzature. Ecco i dettagli che sembrano ormai certi a vertice europeo ancora in corso.

Regno Unito - La Gran Bretagna ha messo a disposizione uno dei fiori all'occhiello della Royal Navy, la HMS Bulwark, una nave da guerra progettata per agevolare sbarchi veloci di soldati e mezzi imbarcabili. Potendo ospitare elicotteri potrebbe essere particolarmente indicata per un incremento della sorveglianza aerea oltre che di quella marittima. Il Regno Unito, per bocca del primo ministro, David Cameron, "stanzierà anche 3 elicotteri e due pattugliatori, ma alle giuste condizioni, cioè che le persone che recuperiamo vengono portare nel Paese vicino più sicuro, probabilmente in Italia e che non chiederanno asilo nel Regno Unito".

Belgio - A seguire la Gran Bretagna è stato il Belgio, la Commissione europea ha chiesto di fissare il numero dei rifugiati nell'Ue a 5 mila, mentre il Belgio vuole che sia raddoppiato raggiungendo le 10 mila unità. E si è offerto di ospitarne 250 in più per i prossimi due anni, come indicato dal segretario di Stato all'asilo e alla migrazione Theo Francken. Il Belgio ha reso noto che metterà a disposizione la nave militare Godetia.

Norvegia - La Norvegia non è uno Stato membro dell'Unione europea, ma coopera molto strettamente con i 28 Paesi, in particolare perché appartiene alla area Schengen. Gli scandinavi partecipano a Triton così come altri Stati extra-Ue, come Svizzera e Islanda, e hanno offerto una loro nave per il salvataggio dei migranti per un periodo iniziale di sei mesi. Oslo ha annunciato a inizio settimana che donerà 6,25 milioni di euro per il soccorso dei migranti.

Budget - Il budget mensile di Triton dovrebbe salire dai tre ai sei milioni al mese e l'accordo prevede un raddoppio di mezzi e risorse per il 2015 e il 2016.

Missione - Il controllo delle frontiere resta l'obiettivo di Triton e pare definitivamente caduta la proposta di andare oltre le trenta miglia marine dell'allargamento del raggio d'azione per poter rendere più efficaci le operazioni di ricerca e soccorso.  

Schulz e Mogherini - "Non mi interessa il nome", ha tuonato il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz, chiamatelo Mare Nostrum Europeo o Triton rafforzato. L'importante è che gli Stati agiscano". "La legge del mare obbliga al salvataggio, quindi aumentare la portata della missione Triton porta automaticamente a un aumento dei salvataggi in mare", ha detto l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini.

Frontex - Il rafforzamento di Triton è fondamentale anche secondo Maurice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex. "Si deve aumentare subito la sorveglianza aerea nel Sud del Mediterraneo, Italia e Malta - ha detto il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri - oltre alle navi attualmente dispiegate, per rafforzare le capacità di ricerca e soccorso in zona". Leggeri ha spiegato il bisogno dell'incremento della sorveglianza aerea nell'operazione Triton riferendosi a due episodi in cui i trafficanti hanno usato le armi per impadronirsi di imbarcazioni giunte per le operazioni di ricerca e soccorso all'interno di Triton. "Le attività co-finanziate hanno contribuito a salvare migliaia di vite nel Mediterraneo. Frontex continuerà nell'ambito del suo mandato a fare tutto il possibile per adempiere a questa responsabilità".
Natasha Bertaud, portavoce della Commissione europea, ha chiarito che "l'idea di stabilire dei centri di accoglienza sponsorizzati dall'Ue in Africa è ancora in fase di discussione. Questi centri servono a provvedere assistenza e individuare persone che hanno bisogno di protezione internazionale". (GdP).

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