Migranti, 12.239 minori arrivati in Italia in 6 mesi. Il 93% ha viaggiato solo
Foto: Unicef
- ROMA - Oltre 100.000 minorenni rifugiati e migranti, dei quali oltre 33.800 non accompagnati e separati (il 34%), sono arrivati in Europa nel 2016. La maggior parte è entrata in Europa irregolarmente attraverso i due principali punti di accesso al continente: l’Italia, con la rotta del Mediterraneo centrale, o la Grecia, con la rotta del Mediterraneo orientale dalla Turchia, principalmente via mare. Reach in collaborazione con l’Unicef ha realizzato un’indagine tra dicembre e maggio 2017 per raccogliere informazioni importanti sui profili e le esperienze dei bambini arrivati in Italia e in Grecia nel 2016 e nel 2017: sul perché hanno lasciato le loro case, sui rischi che hanno corso durante il viaggio e sulle loro condizioni di vita una volta arrivati in Europa.
Lo scopo dello studio è quello di fornire ai responsabili politici, ai loro partner e ai governi informazioni su cosa porti i minorenni a scappare dai loro paesi e dalle loro case. Le interviste sono state condotte nelle due principali porte d'Europa – Italia e Grecia – su un campione di 850 bambini fra i 15 e i 17 anni.
Perché si lascia casa. I minorenni rifugiati e migranti in Italia e Grecia provengono da paesi colpiti da conflitti e da aree povere. Tutti si sono lasciati alle spalle una situazione in cui sentivano di non avere accesso ai loro diritti di base in quanto minorenni e non vedevano alcuna prospettiva nell’immediato futuro.
Dei 12.239 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest'anno, il 93% ha viaggiato da solo.
“I minorenni in Italia – si legge nel rapporto - hanno tendenzialmente deciso di migrare soli (il 75% dei minorenni intervistati) e di affrontare in questo modo il viaggio. La maggior parte sono ragazzi, maschi, non accompagnati tra i 16 e i 17 anni provenienti da vari paesi dall’Africa Occidentale e dal Corno d’Africa. In circa un caso su tre, di quelli analizzati, il minorenne ha deciso di migrare a causa di violenze o problemi a casa. Molti hanno anche raccontato di aver abbandonato le proprie case a causa di persecuzione politica, religiosa o etnica nel proprio paese di origine. Per i minorenni che hanno lasciato casa con l’intenzione di raggiungere l’Europa (il 46% di coloro che hanno risposto), fattori importanti che hanno influenzato le loro decisioni sono stati l’accesso all’istruzione e il rispetto dei diritti umani”.
Al contrario, i minorenni in Grecia hanno tendenzialmente preso la decisione con le famiglie e quindi di arrivare insieme (il 91% dei minorenni intervistati), sono in egual misura ragazzi e ragazze e di tutti i gruppi di età. Provengono innanzitutto da paesi quali Siria, Iraq e Afghanistan. Per la maggior parte la decisione di andarsene è stata dovuta alle generali condizioni di insicurezza nel proprio paese di origine, cosa che ha avuto un grande impatto su tutti gli aspetti della vita dei bambini, compresa la possibilità di andare a scuola.
Il trauma del viaggio: la media è di un anno e 2 mesi. La durata del viaggio è stata spesso legata al bisogno dei minorenni di lavorare per pagare e poter proseguire il viaggio, e, in questo modo, la loro esposizione allo sfruttamento. In media i bambini che sono arrivati in Italia hanno viaggiato per un anno e due mesi per compiere il percorso da casa fino al raggiungimento dell’Italia. Per i minorenni in Grecia, la durata del viaggio è significativamente diversa, in generale è stata più breve rispetto ai minorenni che arrivano in Italia.
Meno della metà dei bambini che sono arrivati in Italia ha riportato di aver lasciato la propria casa con l’obiettivo di raggiungere l’Europa. Questo significa che i loro viaggi hanno avuto diverse interruzioni e gli stessi minorenni hanno cambiato la loro destinazione quando la vita nelle regioni vicine non era come si aspettavano.
La maggior parte dei minorenni che ha viaggiato lungo il Mediterraneo centrale ha lavorato durante il viaggio, spesso con un impiego in lavori fisicamente difficili e nei punti principali di transito in Niger, Algeria o Libia. I bambini in Italia hanno dichiarato che stare in Libia è stata la parte del viaggio più traumatizzante, a parte l’attraversamento del mare. Circa la metà ha dichiarato di essere stata rapita con richiesta di riscatto e 1 su 4 ha dichiarato di essere stato deliberatamente arrestato e di esser stato tenuto in prigione senza un’accusa specifica.
Anche i minorenni in Grecia sono stati esposti ad una serie di rischi durante il viaggio, come la violenza e lo sfruttamento. Quando hanno viaggiato con i membri della famiglia, i bambini in entrambi i paesi hanno riportato il rischio, nel tragitto, di essere separati da uno dei familiari.