10 luglio 2015 ore: 15:53
Immigrazione

Migranti, 150 mila in 6 mesi. E per la prima volta la Grecia supera l’Italia

I dati europei da gennaio a giugno 2015 diffusi dall’Oim. Nella penisola ellenica sono arrivate quasi 76 mila persone, contro 74mila in Italia. In crisi l’accoglienza”. Ieri l’ultima strage, 1.900 finora i morti nel Mediterraneo, il doppio rispetto allo scorso anno
Accoglienza, sbarchi, una nave piena di immigrati in arrivo

ROMA – L’ultimo naufragio è di ieri sera: 12 persone sono morte a 40 miglia dalla Libia nel tentativo di raggiungere l’Europa. Una tragedia che fa aumentare la lunga delle vittime del mare: 1.900 dall’inizio dell’anno, più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La stima è dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni. Dall’inizio del 2015 . sono state più di 150mila le persone soccorse e sbarcate in Europa: la quasi totalità degli arrivi, secondo le stime dell’Oim, è stata registrata in Grecia con 75.970 arrivi e in Italia 74.009 (il dato ufficiale del ministero dell’Interno fermo al 30 giugno è di 70.354 arrivi, ma l’Oim presente nei punti di sbarco parla di almeno quattromila arrivi in più).

Per la prima volta, dunque il numero degli arrivi in Grecia, supera quello dell’Italia. “Il numero di arrivi record nella penisola ellenica è dovuto alla crisi siriana. La situazione nel paese non sta migliorando e le persone stanno continuando a scappare – spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim - La situazione della Grecia è particolarmente delicata, in quanto l’alto numero di arrivi sta mettendo sotto forte pressione un paese già alle prese con una delle peggiori crisi economiche della storia moderna. L’accoglienza è difficile”.

Secondo i dati della Guardia Costiera greca, i migranti che hanno solcato il Mar Egeo nei primi 6 mesi del 2015 sono stati circa 69 mila. Nel corso del mese appena conclusosi, si stima che siano arrivate circa 900 persone al giorno. In sette giorni, dal 1 al 8 luglio 2015, i migranti che hanno attraversato l’Egeo sono stati 7.202. I principali paesi d’origine sono Siria e Afghanistan. “I rifugiati arrivano nelle isole del Dodecanneso, a Lesbos, Samos e Kos, in particolare – spiega Di Giacomo – si spostano su piccoli gommoni gonfiabili e in gruppi ristretti. Alcune volte non vengono neanche soccorsi, sbarcano direttamente sulla costa. La rotta, rispetto a quella nel Canale di Sicilia, è infatti più breve e anche più sicura. In parte l’aumento del flusso verso la Grecia è dovuto a questo, dall’altro al peggioramento della situazione in Siria da cui si continua a scappare. Va detto anche che lo scorso anno diversi siriani si sono trovati bloccati all’interno di cargo fantasma che si dirigevano verso la Sicilia, e forse anche per questo hanno deciso di cambiare rotta”.

La stima più preoccupante è quella dei migranti morti in mare – sottolinea l’Oim - oltre 1.900 quest’anno, più del doppio rispetto al 2014. “Il numero di morti in mare è tuttavia iniziato a diminuire a partire da maggio, ossia da quando Frontex ha dispiegato maggiori forze marittime nel Canale di Sicilia - spiega l'Organizzazione -. Nonostante questo il Mediterraneo continua a essere letale: è di ieri sera la notizia di un naufragio avvenuto a circa 40 miglia dalle coste libiche, nel corso del quale 12 migranti hanno perso la vita. I dettagli dell’incidente sono ancora da verificare, ma le vittime sono cadute in mare mentre erano a bordo di un gommone parzialmente affondato, sul quale si trovavano circa altre 100 persone. I corpi sono stati recuperati dalla nave Dattilo della Guardia Costiera, che arriverà domattina al porto di Palermo.  Lunedì scorso 5 corpi di migranti, probabilmente partiti dalla Libia, sono stati invece recuperati al largo delle coste tunisine e martedì 19 migranti hanno perso la vita nel mar Egeo, tra Turchia e Grecia. Solo quattro i cadaveri recuperati”.

“Le rotte cambiano, così come la composizione dei flussi, ma i numeri continuano a salire”, afferma Federico Soda, direttore dell’Ufficio di coordinamento dell’Oim per il Mediterraneo. “L’Italia”, spiega Soda, “è meta di un flusso migratorio misto, più complicato da gestire: il paese vede non solo l’arrivo di un gran numero di richiedenti asilo, ma anche di migranti economici. A prescindere dalla nazionalità, entrambe le categorie di casi devono essere esaminate individualmente per poter determinare il loro status. Inoltre tra coloro che raggiungono l’Europa via mare vi sono spesso anche persone vulnerabili, come vittime di tratta e di abusi, minori non accompagnati e donne in gravidanza.” Se in Grecia la maggior parte dei migranti sono siriani e afgani, in Italia le nazionalità sono diverse: i principali paesi di origine dei migranti arrivati in Italia sono: Eritrea (18,676), Nigeria (7,897), Somalia (6,334), Siria (4,271), Gambia (3,593) e Sudan (3,589).

Secondo l’Oim l’arrivo di 150 mila migranti in Europa è sicuramente un dato significativo ma assolutamente non eccezionale, considerando che gli europei sono complessivamente più di 500 milioni, non bisogna considerare questo fenomeno come “un’invasione”, soprattutto se si prende in considerazione ciò che accade al di fuori dei confini dell’Unione Europea (ad esempio il Libano, che conta una popolazione di 4 milioni, ospita 1,5 milioni di rifugiati siriani. La Turchia, invece, ne ha accolti quasi 2 milioni). “L’emergenza è umanitaria a causa delle drammatiche condizioni in cui si vengono a trovare i migranti e sarebbe certamente più gestibile se tutti i paesi coinvolti collaborassero di più tra di loro e dessero risposte più esaurienti e strutturate. Non esiste una soluzione facile e immediata per questo fenomeno, perché è il frutto di circostanze politiche, sociali ed economiche”, conclude Soda.

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