1 settembre 2015 ore: 15:37
Immigrazione

Migranti, 500 arrivi nel week end. Oltre 5.400 quelli accolti in Emilia Romagna

Arrivano dalla Siria e dai Paesi dell’Africa sub sahariana. Hanno 20 anni. Vogliono continuare a studiare o trovare un lavoro per aiutare la famiglia rimasta in patria. Tutti chiedono di imparare la lingua. Sono i migranti che transitano dall’hub regionale di Bologna
Migranti. Morti in mare. Mani che pregano - SITO NUOVO

BOLOGNA – Hanno vent’anni o poco più e la prima cosa che chiedono quando arrivano nel centro regionale di accoglienza di Bologna è di imparare l’italiano. Sono i migranti che ogni giorno dalla Sicilia vengono portati in Emilia-Romagna secondo le quote di riparto stabilite del ministero dell’Interno. Tra loro c’è chi vuole continuare a studiare e chi trovare subito un lavoro. Nell’ultimo week end sono stati 500 i profughi transitati dal centro di via Mattei e che dopo una prima accoglienza verranno suddivisi sul territorio regionale: a oggi sono 5.484 quelli accolti in tutta l’Emilia-Romagna. Un dato, quello degli arrivi estivi, in crescita se raffrontato con lo stesso periodo dello scorso anno. A occuparsene in quello che è il centro di prima accoglienza sotto le Due Torri sono gli operatori della cooperativa Lai-Momo. “Molti vogliono rimanere in Italia – racconta Giacomo Rossi, coordinatore dell’hub per la cooperativa –, chi invece dice di voler partire è perché ha dei familiari in altri Paesi. Attraverso i loro racconti cerchiamo di conoscerli un po’ meglio”.

Una volta arrivati dalla Sicilia i migranti restano all’interno dell’hub da 2 a un massimo di 10 giorni, il tempo necessario per sbrigare le procedure d’identificazione e lo screening sanitario e riuscire a trovare una sistemazione in uno degli alloggi o delle strutture di seconda accoglienza sparsi sul territorio regionale.  “Si tratta per lo più di ragazzi che arrivano dalla Siria e dai Paesi sub sahariani – continua Rossi –. Sono persone che fuggono dalla guerra o da situazioni di povertà e lo fanno nella speranza di trovare migliori condizioni. Un lavoro per molti non è solo una speranza per sopravvivere ma anche la possibilità di mettere da parte dei soldi da inviare alle proprie famiglie rimaste nei Paesi di origine. Permettergli così un futuro”. Sono 12 gli operatori della cooperativa che si alternano all’interno della struttura e che, quando possono, si fermano ad ascoltare i ragazzi.

“Gli arrivi sono continui e non sempre abbiamo il tempo di approfondire le storie di tutti – dice Rossi –. Un lavoro d’ascolto lo fa chi si occupa di un’accoglienza di secondo livello. Ma capita anche a noi di dare una mano a chi ti chiede un aiuto con le lacrime agli occhi. Un giorno mi è capitato un ragazzo voleva ritrovare la moglie, li avevano separati all’arrivo in Sicilia e lei era stata accolta. Ho subito chiesto che di attivare il ricongiungimento”.

Il percorso di accoglienza deve fare i conti con un flusso di arrivi sulle coste italiane che sembra non fermarsi. Per questo il ministero dell’Interno sta cercando altri 20 mila alloggi a livello nazionale (e stabilirà quota per ogni regione). Oltre all’accoglienza però i singoli territori dovranno mettere in piedi attività per favorire l’inserimento delle persone accolte. Su questo la giunta dell’Emilia-Romagna si è mossa in anticipo grazie a un protocollo d’intesa per consentire ai richiedenti asilo di svolgere attività di volontariato. Il documento, che verrà sottoscritto e presentato nei prossimi giorni, è stato preparato insieme ai Comuni, ai Prefetti e alle forze sociali più rappresentative, sindacati e Terzo settore. Le linee guida della Regione si basano su alcuni punti: l’attività di volontariato sarà legata a obiettivi di pubblica utilità come la pulizia delle strade e i sentieri, la cura dei parchi e dei giardini, non sarà prevista nessuna forma di lavoro retribuito che non sia legalmente realizzabile in assenza dei permessi di soggiorno e ci sarà reciprocità e scambio di esperienze per promuovere l’integrazione. (Dino Collazzo)

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