8 febbraio 2018 ore: 12:05
Immigrazione

Migranti: a Roma sono 3.500 gli "esclusi dall’accoglienza"

Sono nei campi informali e nelle occupazioni. La denuncia nel rapporto “Fuori campo” di Medici senza Frontiere. Nei centri istituzionali mancano all’appello 2000 posti. Mentre crescono dopo ogni sgombero le occupazioni e i ghetti. Dove si vive senza luce, gas ed elettricità
Profughi per strada in attesa di accoglienza

ROMA - A Roma migliaia di richiedenti asilo e rifugiati sono esclusi dall’accoglienza istituzionale: vivono sui marciapiedi, in edifici abbandonati e pericolanti, in stabili pubblici e privati occupati. Eppure, a fronte di richieste di moratorie su nuovi arrivi da parte del Comune, nei centri di accoglienza istituzionali la città ospita circa 2 mila migranti in meno rispetto agli 11 mila previsti dall’accordo Stato-Regione. La denuncia è contenuta nella seconda edizione del Rapporto Fuori campo, presentato oggi a Roma da Medici senza frontiere.

Tra discariche abusive, senza acqua né luce, così si vive nella zona est della Capitale. Nel rapporto vengono mappati diversi insediamenti informali, in particolare quelli presenti nella zona est della Capitale, quella di Tor Cervara (Tiburtina): tra edifici abbandonati, ex fabbriche e capannoni, sono in centinaia tra migranti e rifugiati. Vivono senza acqua, luce e gas, in stabili spesso circondati da discariche abusive e infestati dai ratti. A novembre 2017, Medici Senza Frontiere ha avviato un intervento con una unità mobile composta da un medico, uno psicologo e un mediatore culturale. Nelle prime sei settimane, fino al termine del 2017, sono state effettuate 194 visite (39 donne, 29 minori) in 4 insediamenti. La popolazione è in maggioranza di origine sub-sahariana (circa il 64%) e arrivata in Italia negli ultimi due anni: molti sono richiedenti o titolari di protezione, alcuni ricorrenti contro il diniego della stessa. In uno dei siti visitati, è stata riscontrata anche la presenza di cittadini italiani. La maggioranza dei problemi medici rilevati – respiratori, dermatologici, gastrointestinali – è legata alle condizioni di vita in siti assolutamente insalubri. Forte è risultata anche l’incidenza di criticità legate alla sfera della salute mentale: esiti di esperienze traumatiche e violenze subite nei Paesi di origine e di transito, con traumatizzazione secondarie dovute alle condizioni di vita e alla marginalità sociale attuali.

Da Palazzo Selam a viale delle Province: più di 100 occupazioni organizzate, che crescono dopo ogni sgombero. In tutta Roma Msf ha censito più di 100 occupazioni: in quelle legate atre diversi movimenti per il diritto all’abitare vivono almeno 600 tra richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale o umanitaria, paria circa il 20% del numero totale degli occupanti. Soprattutto negliultimi cinque anni, le occupazioni hanno rappresentato una camera di decompressione rispetto alla carenza di posti nel sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e l'unica alternativa alle condizioni vergognose degli insediamenti informali”. Tra le occupazioni visitate c’è quella di  S.Croce in Gerusalemme, nell’ex sede dell’Inpdap occupata nel 2012, dove vivono circa 400 persone, tra le quali un centinaio di richiedenti o titolari di protezione (20 provenienti dal Corno d’Africa, 70 dall’Africa sub-sahariana). Tra i residenti ci sono anche italiani. Anche nella ex sede dell’Inps di viale delle Province, occupata nel 2012, tra i circa 500 occupanti vivono poco meno di 100 tra richiedenti asilo e titolari di protezione. Insieme a “Palazzo Selam” e a “Palazzo Naznet” – le due occupazioni storiche di rifugiati provenienti dall’Eritrea e dal resto del Corno d’Africa, la cui popolazione si è ulteriormente ingrandita dopo lo sgombero di piazza Indipendenza dell’agosto 2017 – l’edificio è inserito nella lista dei siti da sgomberare in via prioritaria inclusa nella delibera n. 50/2016 dell’ex commissario straordinario Tronca. A “Palazzo Sudan”, in via Scorticabove, vivono un centinaio di rifugiati sudanesi, tutti uomini, fuoriusciti da una decina di anni dall’Hotel Africa, un altro insediamento informale nei pressi della stazione Tiburtina. In tutto nei soli insediamenti informali della Capitale vivono 3.500 persone, una quota consistente, se si pensa che a livello nazionale la stima è di diecimila.

Ostacoli all’accesso alle cure: il problema della residenza “fittizia”. Tra i problemi riscontrati da Msf a Roma quello dell’accesso al servizio sanitario. “Dallo scorso marzo, l’Amministrazione comunale ha deciso di internalizzare il servizio di rilascio della residenza anagrafica fittizia “Via Modesta Valenti” utilizzata per i senza dimora inclusi i migranti presenti in insediamenti informali, attraverso l’istituzione di appositi centri dislocati in ogni municipio – sottolinea il rapporto -. Dalle informazioni raccolte presso gli uffici competenti dei Municipi 4 e 5, quelli con più alta concentrazione di insediamenti informali di richiedenti asilo e rifugiati, si evince che l’applicazione della delibera resta ampliamente discrezionale e disuniforme”. Le principali differenze riguardano non solo le tempistiche per il rilascio della residenza, ma anche le modalità di accesso e l’elenco dei documenti richiesti. Questo limita la possibilità dei richiedenti asilo e dei migranti di poter accedere alle cure mediche.

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