22 luglio 2016 ore: 13:55
Immigrazione

Migranti “abbandonati” nei centri di accoglienza. "C'è ancora molto da fare"

Monitoraggio della campagna LasciateCIEntrare nei Cie, Cara, Cas e hotspot di tutta Italia. "Non vogliamo solo criticare e dire che andrà sempre tutto male, ma sicuramente ora bisogna spingere perché si cambi rotta a livello nazionale e locale”
Lasciatecientrare
Lasciatecientrare

ROMA – In una ex discoteca di Porto Torres, adibita a centro di accoglienza, i letti sono sistemati sulla pista da ballo e i privè trasformati in sala mensa. Nell’hotspot di Lampedusa le persone dormono ammassate in stanze sovraffollate e i minori sono costretti a farsi la doccia con gli adulti, in una situazione di totale promiscuità.  Dai centri di l’accoglienza straordinaria del casertano gli ospiti finiscono normalmente a lavorare nella piana del Sele, sfruttati. E poi, ci sono le cooperative finite nell’inchiesta Mafia capitale che in Sardegna continuano a vincere bandi per gestire nuovi centri. E’ una fotografia a tinte fosche quella che emerge dal monitoraggio realizzato dalla campagna Lasciatecientrare nei centri di accoglienza di tutta Italia (Cie, Cara, Cas e hotspot). L’iniziativa è stata lanciata il 20 giugno scorso, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, e ha toccato diverse aree della penisola: i risultati sono stati presentati oggi a Roma nella sede della Fnsi.  

“Abbiamo chiesto di visitare più di 65 centri, il ministero dell’Interno ci ha risposto dopo svariate settimane autorizzando la visita a circa 40 strutture – sottolinea Gabriella Guido, portavoce della campagna -  Siamo in attesa di entrare in alcuni centri off limits: non solo gli hotspot, ma anche il Cie di Caltanisseta, il Cara di Mineo , le tendopoli di Bresso e di Udine, e il Cie di Ponte Galeria. Quello che abbiamo fin qui rilevato, con il nostro monitoraggio, è che siamo di fronte a un sistema che presenta ancora molte criticità. Abbiamo visto la debolezza nell’assistenza ai migranti sia dal punto di vista giuridico, che psicosociale e sanitario. Molti migranti sono abbandonati a loro stessi sui territori. Questo è un problema che va affrontato presto e in maniera strutturale. Chiediamo che nei centri vengano monitorate condizioni e gli standard di accoglienza – aggiunge – perché siano degne dell'essere umano. Non vogliamo, però, solo criticare e dire che andrà sempre tutto male, ma sicuramente ora bisogna spingere perché si cambi rotta a livello nazionale e locale”.

Tra i territori dove sono state rilevate le maggiori criticità c’è la Campania. “I maggiori problemi sono legati ai Cas, centri di accoglienza straordinaria, perché i prefetti scelgono dove mettere le persone come fossero dei pacchi da sistemare – sottolinea la referente territoriale della Campagna, Jasmine Accardo -. E così noi continuiamo a raccogliere storie di ragazzi picchiati dagli altri ospiti appoggiati dai gestori degli hotel. Di proteste per la mancanza di cibo e di acqua calda. Di migranti sfruttati nei campi poco distanti dai centri. Siamo stanchi di denunciare tutto questo. Si continua ad affrontare il problema come se fosse un’emergenza, ma è una situazione che continua dal 2011. Più noi denunciamo e più le istituzioni correggono il tiro, ma oggi è grave che sia vietato l’accesso agli hotspot, così la società civile non può più avere contatto con i migranti e raccogliere le loro denunce”.

La campagna segnala, inoltre, come in diverse strutture persista una situazione di promiscuità tra minori non accompagnati e adulti. E’ il caso di Lampedusa, dove è entrata questa mattina l’avvocata Alessandra Ballerini: “C’è una promiscuità endemica tra bambini e adulti, non essendoci docce apposite sono costretti a fare la doccia insieme – sottilinea -. Tra l’altro parliamo di minori non accompgnati sempre più piccoli, anche di 8-10 anni”. L’altro problema è il sovraffollamento, spiega, nelle stanze “le persone sono ammassate in letti a castello”. Ci sono poi centri in cui è evidente anche la totale mancanza di professionalità degli operatori.

Alla conferenza stampa hanno partecipato diversi attivisti, come Angela Lovat di Ospiti in Arrivo. “In Friuli ogni giorno arrivano circa una decina di richiedenti asilo, soprattutto provenienti da Afganistan e Pakistan – spiega - Negli ultimi due anni gli arrivi si sono intensificati ma è mancata una risposta adeguata delle istituzioni, e molti richiedenti asilo continuano a dormire all’addiaccio. A Pordenone, ci sono normalmente circa 50 persone fuori dal sistema di accoglienza. Ma la cosa più assurda è che ad essere attaccate sono le associazioni che danno aiuto ai migranti, come noi, ormai è diventato un crimine dare indicazioni per dire dove è l’ospedale o la mensa della Caritas. La verità è che la società civile si sta sostituendo alle istituzioni”. (ec) 

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