6 febbraio 2017 ore: 12:06
Immigrazione

Migranti, accordo Italia-Libia. Medu: "Inefficace e inumano"

L’organizzazione denuncia le conseguenze dell’accordo firmato a La Valletta. E ricorda l’intensità e l’estensione delle violenze in Libia: quotidiane percosse, traumi contusivi e maltrattamenti
Migranti appena sbarcati seduti a terra

ROMA -“Probabilmente inefficace, certamente inumano”. L’associazione Medu (Medici per i diritti umani) definisce così l’accordo siglato il 2 febbraio a Roma tra il governo italiano e il governo di riconciliazione nazionale libico per il contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e per il rafforzamento della sicurezza delle frontiere, può essere riassunto in due concetti. Il giudizio negativo dell’organizzazione, che si occupa di salute per i migranti, si accoda così al coro di polemiche sollevato da tante altre realtà della società civile: dal Cir ad Amnesty, fino al Centro Astalli.

Secondo Medu l’accordo è “inefficace” perché il governo di Serraj controlla ad oggi solo una parte molto ridotta del territorio nazionale libico e non ha il pieno controllo neanche della capitale Tripoli. “Per il resto la Libia è oggi per i migranti un grande campo di concentramento, sfruttamento e tortura gestito da una miriade di milizie, gruppi armati e bande criminali di dimensioni e caratteristiche tra le più svariate”, scrivono. Ma l’accordo è definito anche “inumano” nel suo impianto perché ha palesemente come unico obiettivo quello di “fare muro” nel Canale di Sicilia per bloccare gli sbarchi in Italia senza preoccuparsi della sorte di centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini destinati a rimanere intrappolati nell’inferno libico.

“I diritti umani, la cui difesa avrebbe dovuto essere l’asse portante dell’accordo, vengono citati solo una volta nel memorandum, nell’articolo 5, e in un modo che li fa apparire niente di più che un orpello di circostanza – si legge nella nota -L'intensità e l’estensione delle violenze commesse sui migranti in Libia è di una gravità senza precedenti e gli operatori di Medici per i Diritti Umani ne sono quotidianamente testimoni nelle attività di cura e ascolto delle persone appena sbarcate in Italia e assistite nei progetti di riabilitazione delle vittime di tortura in Sicilia e a Roma”.

Secondo il report dell’organizzazione oltre il 90per cento dei migranti intercettati da Medu ha subito torture, abusi e violenze ripetute, quasi sempre in Libia. Le pessime condizioni igienico-sanitarie e il disumano sovraffollamento, le quotidiane percosse e altri tipi di traumi contusivi sono le forme più comuni e generalizzate di maltrattamenti nei centri di detenzione e di sequestro . Vi sono poi le percosse ai piedi (falaka); le torture per sospensione e posizioni stressanti (ammanettamento, posizione in piedi per un tempo prolungato, ecc); le ustioni provocate con gli strumenti più svariati; le minacce ai danni propri o delle proprie famiglie; gli stupri e gli oltraggi sessuali; gli oltraggi religiosi e altre forme di trattamenti degradanti; la privazione di cure mediche; il lavoro in condizioni di schiavitù, l'obbligo di assistere a torture e trattamenti crudeli ai danni di altre persone. Nove migranti su dieci hanno dichiarato di aver visto qualcuno morire, essere ucciso, torturato o gravemente percosso. Come ricorda con indelebili parole uno di loro: “una volta che arrivi in Libia smetti di essere considerato un essere umano”.

“Non si vuole certo qui negare la complessità dell’attuale questione migratoria né confutare la difficoltà di mettere in campo risposte adeguate al fenomeno umano che più sta segnando il nostro tempo; risposte che peraltro devono necessariamente arrivare da tutta la comunità internazionale – conclude Medu -. E’ però indispensabile affermare con forza che la direzione presa dal governo italiano con l’accordo italo-libico, e da tutta l’Unione europea con il recente incontro di La Valletta, va decisamente nella direzione sbagliata. Piuttosto che attraverso strategie miopi tese a sollevare tutti i ponti levatoi della “fortezza Europa”, sono necessari accordi e politiche che mettano radicalmente al centro la dignità e i diritti dell’uomo. E’ questo lo spirito per cui l’Europa esiste. Abbandonarlo significa minare alla radice il progetto europeo e condannare l’intera Unione a un fallimento operativo e morale senza ritorno”.

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