Migranti, accordo Ue. “L'atteggiamento dell'Italia non fa gli interessi del paese”
BOLOGNA – “Un fallimento totale”. Filippo Miraglia, vicepresidente Arci e responsabile area sociale, migrazione e internazionale, non usa mezzi termini per definire l'accordo raggiunto tra i 18 Stati membri dell'Unione europea dopo 13 ore di trattative. “L'Italia, e gran parte degli altri Paesi, hanno puntato a non assumersi una responsabilità diretta e a scaricarla sugli altri – precisa Miraglia -, per cui vale il principio per cui chiunque, compreso il nostro Paese, può porre il veto. Ciò significa che l'accordo contiene solo formule vuote, come quelle del passato”. Secondo Miraglia, infatti, l'accordo raggiunto nella notte del 28 giugno, non si sposta di molto da quelli ottenuti da Renzi prima e da Minniti poi.
“L'atteggiamento dell'Italia, scaricare le responsabilità e cercare il conflitto, sta portando solo a una chiusura da parte degli altri Stati – ha sottolineato Miraglia – Il risultato principale ottenuto da Conte e Salvini è, da un lato, un impegno degli altri Paesi ma su base volontaria quindi identico alla ricollocazione che sappiamo essere fallita, e dall'altro, la possibilità per i governi amici di Salvini ovvero quelli del Visegrad di chiudere in maniera stabile le frontiere interne e, quindi, bloccare i migranti sbarcati in Italia, al confine”. Nel punto 6 dell'accordo, infatti, si legge che “nel territorio dell'Ue coloro che vengono salvati dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria [..]. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria”. Insomma, “con Salvini che pensa solo agli interessi del suo partito e non a quelli del Paese non si poteva che ottenere questo risultato”.
Miraglia si dice “preoccupato” per il richiamo al rispetto della legge da parte delle ong contenuto nel punto 3 dell'accordo in cui si legge che “tutte le ong devono rispettare le leggi applicabili”. E sottolinea come, “finora le ong hanno sempre rispettato la legge, quelli che non lo fanno sono gli Stati. Voglio infatti ricordare che dei 600 migranti portati dall'Aquarius a Valencia, 400 erano stati salvati dalla guardia costiera italiana e trasferiti sulla nave di Sos Méditerranée e che l'Aquarius ha fatto quei soccorsi in totale accordo con la guardia costiera italiana e nel rispetto della legge”. Nel punto 3 dell'accordo è scritto anche che le navi non devono “interferire con le operazioni della guardia costiera libica”. Secondo Miraglia, “si tratta di un richiamo alla responsabilità della guardia costiera libica sul controllo e sulla ricerca e soccorso assolutamente formale perché i libici non hanno gli strumenti né possono garantire sicurezza alle persone che vengono riportate in Libia perché sappiamo tutti che quelle persone finiranno nuovamente nei centri di detenzione”.
Infine, nel punto 5 dell'accordo si parla di hotspot da realizzare in Nord Africa e si invitano Consiglio e Commissione a “esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i Paesi terzi interessati e con l'Unhcr e l'Oim. Tali piattaforme dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione”. Miraglia ricorda che “l'idea degli hotspot in Nord Africa non è nuova ma era già presente negli accordi fatti in passato e non è stata realizzata per cui di fatto oggi in Nord Africa non si fa nessuna selezione e ci sono solo centri di detenzione in cui le persone vengono torturate, stuprate e uccise. Questa formula non cambierà niente”. (lp)