Migranti, accordo Ue per 120 mila “ricollocati”, ma metà è solo sulla carta
ROMA – L’Europa ha dato il via libera al ricollocamento di 120mila rifugiati e richiedenti asilo (“persone in chiara necessità di protezione internazionale”, prima di tutto siriani, eritrei e iracheni) dai paesi di primo approdo - Italia e Grecia - al resto degli Stati dell’Unione. Questo pomeriggio i ministri degli Interni europei riuniti a Bruxelles hanno infatti firmato l’accordo di redistribuzione al termine di una riunione molto dibattuta: con i paesi dell’est che hanno ribadito il loro no all’ipotesi di quote obbligatorie. L’approvazione del piano, dunque, è arrivato con una votazione a maggioranza e non all’unanimità: in particolare Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno votato contro. La Finlandia è stato l’unico paese ad astenersi, mentre gli altri paesi hanno votato a favore, compresa la Polonia che inizialmente si era detta contraria.
Ma la cifra di 120 mila migranti “ricollocati” appare in per quasi la metà soltanto sulla carta al momento. Secondo quanto previsto dal piano, infatti 15.600 migranti saranno trasferiti dall’Italia e 50.400 dalla Grecia verso altri paesi dell’Unione. La quota dei restanti 54 mila migranti inizialmente prevista per l’Ungheria, che ha rinunciato al ricollocamento, resta invece congelata. Ci sarà da aspettare ancora 18 mesi, e se entro questo periodo non ci saranno fatti nuovi (magari un ripensamento dell'Ungheria), quella quota sarà suddivisa tra Italia e Grecia oppure assegnata a un altro stato che nel frattempo dovesse aver sopportato un afflusso straordinario di migranti. Dunque il ricollocamento riguarda al momento solo 66 mila persone.
Nella pratica l’accordo prevede l’identificazione iniziale dei richiedenti asilo in Grecia e Italia, all’interno di centri dedicati chiamati hotspot (quello di Lampedusa, secondo il Viminale, è già operante e ha cominciato con le identificazioni). E sanzioni pecuniarie per i paesi membri che rifiutano di accertare il ricollocamento dei profughi.