27 settembre 2016 ore: 16:06
Immigrazione

Migranti, accuse all'Italia: "Accordi segreti con dittatori e rimpatri illegittimi"

La denuncia del Tavolo asilo, che riunisce le maggiori organizzazione che lavorano per la tutela dei migranti. Sotto accusa il respingimento dei 48 ragazzi sudanesi, considerato illegale. Asgi: "Agiremo anche presso la Corte europea dei diritti dell’uomo”. Arci: “Soldi della cooperazioni non devono servire per fermare i flussi”
Immigrati richiedenti asilo in fila

- ROMA - “Il Governo italiano fa accordi segreti con i Governi dittatoriali africani e rimpatria, in maniera illegale e illegittima, i migranti che arrivano nel nostro paese”. La denuncia arriva dal Tavolo asilo, che riunisce le 17 organizzazioni più importanti che lavorano per la tutela dei migranti e dei richiedenti asilo in Italia. Nel mirino c’è, in particolare il recente accordo col Sudan che ha portato a fine agosto al rimpatrio di 48 persone. Un rimpatrio “totalmente irregolare” secondo le organizzazioni e sul quale si chiede che il governo italiano riferisca in aula. Ma il Tavolo denuncia anche il reale obiettivo del Migration compact: dietro gli aiuti alla cooperazione e allo sviluppo dei paesi africani ci sarebbero accordi con i paesi africani per la regolamentazione dei flussi che violano i diritti delle persone.

Il Migration compact? Un modo per esternalizzare le frontiere e impedire alle persone di mettersi in salvo. “Vogliamo prendere la parola sull’accordo con il Sudan ma anche sulle politiche di esternalizzazione delle frontiere che l’Europa e il nostro paese stanno portando avanti – sottolinea il vicepresidente dell’Arci, Filippo Miraglia - I fondi per la cooperazione devono servire allo sviluppo dei paesi non a fermare i flussi migratori: mentre da quello che sappiamo i soldi che oggi sono stati promessi al presidente del Sudan, e che ammontano a 175 milioni di euro, non aiuteranno il paese ma il governo a capo del quale c’è un dittatore che ha ricevuto due mandati di cattura internazionale per genocidio”. Miraglia sottolinea inoltre che l’accordo col Sudan (del quale si conosco i particolari solo in maniera informale) non è passato per l’assemblea parlamentare ma è stato sottoscritto in maniera segreta. “In base a quell’accordo sono state rimpatriate forzatamente 48 persone che avrebbero avuto diritto allo status di rifugiato, ma alle quali non è stato consentito di accedere alla procedura – aggiunge – Con il Migration compact i paesi Ue stanno proponendo ai paesi di origine e transito accordi che hanno a che fare con la libertà delle persone. Di fatto, si sta negando la possibilità ai richiedenti asilo di potersi mettere in salvo. Nei mesi scorsi abbiamo impedito a milioni di siriani di arrivare in Europa, adesso con gli aiuti ai paesi africani si tenta di raggiungere lo stesso obiettivo raggiunto con l’accordo Ue- Turchia.  E' inaccettabile”.

Il caso dei 48 sudanesi rimpatriati. Il 24 agosto scorso è partito da Torino un volo charter Egyptair diretto a Khartoum con a bordo 48 sudanesi, rimpatriati in virtù dell’accordo sottoscritto qualche settimana prima (il 4 agosto) tra il capo della polizia Franco Gabrielli e il suo omologo sudanese Hashim Osman Al Hussein. Secondo Salvatore Fachile dell’Asgi il “rimpatrio è stato del tutto illegittimo, perché il Sudan è un paese in cui le persone sono esposte a pericolo reale. Inoltre, si è trattato di un’espulsione collettiva, mentre il rimpatrio andrebbe valutato caso per caso”. Per questo Asgi, insieme alle altre organizzazioni chiede al Governo di riferire in Parlamento, mostrando anche il testo dell’accordo con il paese africano. “Il nostro Governo dice che quel rimpatrio era legittimo – aggiunge - perché le persone non avevano nessuna intenzione di chiedere protezione al nostro paese. E che tutto si è svolto secondo le regole, sotto la supervisione di Unhcr e Oim. Non ci crediamo, chiediamo al nostro Governo di chiarire quanto accaduto e di mostrare il testo dell'accordo". Sulla vicenda di Ventimiglia il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani al Senato, ha già depositato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno e a quello degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Nel testo viene ricostruita nel dettaglio la storia dei 48 ragazzi del Sudan: fermati il 19 agosto a Ventimiglia, poi trasferiti in pullman fino all'hotspot di Taranto, qui trattenuti 3 giorni nelle tende e poi ritrasferiti a Torino per essere rimpatriati con un volo diretto per Khartoum. "Le condizioni politiche del Sudan- sottolinea Manconi - continuano ad essere caratterizzate da forte instabilità e numerose sono le segnalazioni, da parte delle principali organizzazioni internazionali, in merito alla fragilità dell'intero sistema dei diritti umani nel Paese". Il senatore chiede inoltre che siano chiariti alcuni passaggi della vicenda: in particolare su quali basi giuridiche le persone siano state trasferiti da Ventimigli a Taranto e da lì a Torino. Da chiarire sono anche le modalità e i tempi del trattenimento, prima all'interno del pullman ( dove i ragazzi avrebbero passato diversi giorni) e poi nell'hotspot (oltre le 48 ore). Cisono dubbi anche sui passaggi procedurali delle operazioni di rimpatrio: in quale sede si è proceduto all'accertamento della nazionalità dei migranti? E alla presenza di quali autorità (secondo diverse testimonianze erano presenti rappresentanti dell'ambasciata del Sudan)?. Infine, si chiede se il ministero abbia approfondito la posizione giuridica di tutti isoggetti prima di procedere col rimpatrio. 

La testimonianza di un ragazzo: “La Polizia ci ha fermati per strada e ci ha caricato su un pullman”. Uno dei ragazzi fermati a Ventimiglia, originario del Darfur, è scampato al rimpatrio ed è riuscito a presentare domanda d’asilo nel nostro paese. “A Ventimiglia c’erano molti ragazzi sudanesi come me, stavamo in un centro della croce rossa – racconta -. Un giorno sono uscito, sono stato preso dalla Polizia e sono stato portato, insieme ad una cinquantina di altri miei connazionali, in una stazione di Polizia. Poi hanno caricato me ad altri circa 25 ragazzi su di un pullman (gli altri ragazzi erano su di un altro pullman) e di lì è iniziato un lungo viaggio di otto giorni, sopra i pullman, da Ventimiglia e Taranto e, poi, da Taranto a Milano ed infine a Torino. I poliziotti erano sul pullman con noi, non potevamo scendere. Non abbiamo visto interpreti né avvocati in questi giorni, né ci sono stati consegnati documenti o provvedimenti”. A Taranto i migranti sono stati portati nell’hotspot : “non so dove fossimo esattamente, ci hanno fatto dormire in una tenda, per 3 giorni, bisognava urlare per avere il permesso di andare in bagno e non c’era la doccia. Lì abbiamo avuto l’assistenza di un’interprete, una donna, la quale però non parlava una lingua a noi conosciuta. Nessuno ci ha avvertito della possibilità di fare domanda di asilo e ci sono stati fatti firmare dei fogli con la forza”. Il ragazzo racconta anche di violenze fisiche e di pugni: “ho firmato senza opporre una resistenza che sarebbe stata inutile, ma non ho capito nulla di quello che c’era scritto sul foglio”. Da Taranto il gruppo è stato trasferito a Milano e poi a Torino. “A Milano abbiamo incontrato un rappresentante consolare sudanese che ad ognuno di noi ha chiesto se fossimo sudanesi e di quale regione. Dall’aeroporto di Torino sono stati rimpatriati tutti i ragazzi sudanesi, tranne me ed altri sei. Noi non siamo stati rimpatriati perché non ci stavamo sull’aereo, non c’erano più sedili liberi – conclude -.Tra le persone rimpatriate alcune erano della mia stessa regione (il Darfur), ed ora so che due di loro sono in carcere in Sudan. Sono molto preoccupato per la sorte degli altri ragazzi”. Il ragazzo è seguito dall’avvocata Nicoletta Masuelli che sottolinea come al ragazzo sia stata presentata la possibilità di richiedere asilo solo alla fine, nel Cie di Torino, dove era stato trattenuto per il mancato rimpatrio. La vicenda, che presenta diversi punti di irregolarità: dai trattenimenti illegittimi e oltre le 48 ore al rimpatrio collettivo verso un paese non considerato sicuro, potrebbe costare al nostro paese una nuova condanna per violazione dei diritti umani. Non si esclude infatti un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo da parte dei ragazzi rimpatriati.

“Come rimandare gli ebrei tedeschi in Germania durante il nazismo”. La vicenda dei ragazzi sudanesi è l’ennesimo “sintomo del panico, dell’inettitudine e del cinismo con cui si sta affrontando la questione migratoria in Europa” aggiunge Gianni Rufini di Amnesty internarional. “E’stato come rimandare gli ebrei tedeschi in Germania durante il nazismo, li stiamo rimandando nelle mani dei loro carnefici. Parliamo, infatti, di accordi con paesi insicuri". Christopher Hein del Cir ha ricordato che l’Italia in questo momento ha in piedi diversi accordi con paesi come Egitto, Gambia, Nieger e Libia. (ec)

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