Migranti, Alfano: devastante se la Turchia apre i cancelli
Roma - "Sul confine di Ventimiglia, anche su quel varco italo- francese, ci giochiamo l' Europa. E noi lo stiamo gestendo con la massima efficienza possibile, in una fase di vera emergenza sul fronte immigrazione. Stiamo salvando Schengen e dunque l' Unione". Lo dice il ministro dell'interno Angelino Alfano a Repubblica.
Alle critiche, in particolare da destra, il titolare del Viminale replica a muso duro: "Deve essere chiaro a tutti: se Ventimiglia non e' diventata fin qui una Calais italiana lo si deve al fatto che abbiamo realizzato controlli ferroviari, e non solo quelli, in grado di ridurre anziche' incrementare il flusso. E contemporaneamente abbiamo smistato in altri centri i migranti che li' pressavano. I dati parlano chiaro".
A proposito dei no borders, Alfano spiega che "gli scontri avvenuti sono la prova che ci sono organizzazioni che nulla hanno a che fare con i migranti e che hanno tutto l'interesse a strumentalizzare l'emergenza per fini politici se non eversivi. E con questi soggetti abbiamo utilizzato le maniere forti, denunciando anche No Borders. Anche stavolta grazie ai servizi di controllo preventivo abbiamo fermato persone trovate in possesso di armi improprie. Non ci sara' alcuna indulgenza nei confronti di chi strumentalizza la migrazione. Le opposizioni fanno il loro mestiere. La verita' e' un' altra: che fin qui noi non abbiamo avuto i problemi che hanno avuto i francesi e gli inglesi a Calais. Il sistema fin qui ha funzionato".
Alfano non nasconde la sua preoccupazione a proposito della situazione in Turchia. "È chiaro che se la Turchia aprisse i cancelli sarebbe qualcosa di devastante per l' Europa tutta. L' attenzione internazionale e l' allerta devono essere alte. Dal 2015 ad oggi abbiamo controllato 344 navi per tenere sotto osservazione i flussi su una rotta di potenziale interesse per i foreign fighters. Le evoluzioni turche sono preoccupanti perche' li' come altrove la migrazione diventa una formidabile arma di pressione anche nelle relazioni diplomatiche. E la Turchia di profughi sul suo territorio ne conta a milioni. Detto questo, Erdogan ricordi i diritti umani, ma noi ricordiamo cosa e' stato delle primavere arabe, quando si e' ritenuto che cacciando chi governava alcuni paesi, tra i quali la Libia, sarebbero arrivati democrazia e tempi migliori". (DIRE)