27 giugno 2015 ore: 14:10
Immigrazione

Migranti. Alfano: "Rimpatriare il più alto numero di persone possibile"

Così il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in un videomessaggio inviato al Festival del lavoro di Palermo. "Garantire accoglienza a chi scappa dalla guerra, ma rimpatriare chi non ha diritto di stare in Italia". Intanto cresce lo scontento delle associazioni
Rimpatri assistiti. Immigrati all'imbarco

box ROMA - "L'accoglienza dobbiamo garantirla a chi scappa dalla guerra, ma dobbiamo anche rimpatriare chi arriva illegalmente. L'opinione pubblica è stanca. Accogliamo i profughi e facciamo tornare a casa chi non ha diritto di stare in Italia. Rimpatrieremo il più alto numero di persone che possiamo rimpatriare". Parola del ministro dell'Interno Angelino Alfano intervenuto oggi al Festival del Lavoro in corso a Palermo in un videomessaggio. L'inquilino del Viminale torna a parlare di immigrazione dopo il vertice del Consiglio europeo a Bruxelles conclusosi con un "compromesso" sulla questione della redistribuzione dei richiedenti asilo. Per Alfano, il risultato di ieri è da considerare un "primo passo avanti". "Non abbiamo ottenuto tutto quello che avremmo voluto - ha spiegato Alfano -, ma abbiamo ottenuto più di quanto si sia mai ottenuto in Europa in materia di immigrati".

Il muro di Dublino. Il ministro dell'Interno, poi ha criticato ancora una volta il regolamento di Dublino, definendolo "una sorta di muro" che per Alfano si è rivelato "penalizzante per l'Italia". Per Alfano, però, qualche segnale arriva proprio dall'accordo di ieri che, secondo il ministro, "ha messo in crisi il regolamento di Dublino e crea 24 mila brecce nel muro di Berlino". Sul regolamento e sempre da Palermo è intervenuto anche il ministro della giustizia Andrea Orlando. "Il segnale che è venuto sulla messa in discussione di Dublino è un primo ma importante segnale - ha spiegato il ministro - che l'Europa non scarica più sui paesi del Mediterraneo questo tema".

Non esiste la bacchetta magica. Da Palermo è intervenuto sul tema Khalid Chaouki, deputato del Partito democratico. "Sull''emergenza immigrazione nessuno ha la bacchetta magica - ha detto -, tantomeno la Lega Nord che, al di là degli slogan, quando ha governato non ha cambiato nulla di fronte ai flussi di migranti dal Nord Africa". Per Chaouki, "su questioni serie come il dramma dei profughi - ha proseguito - invito Salvini ad abbandonare la sterile propaganda e a sostenere il governo e sostenere l''Italia in questa difficile trattativa con gli altri Paesi europei che sta portando a risultati positivi ma ancora insufficienti".

Cresce lo scontento delle associazioni. Se la politica sottolinea soprattutto il successo di un accordo, dal mondo delle associazioni guarda con diffidenza alle decisioni prese nelle sedi europee. Amaro il commento di Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. "Ancora una volta ha vinto la chiusura e ha perso l’accoglienza; ancora una volta ha vinto la tutela delle merci e della proprietà intellettuale, ma ha perso la tutela della vita delle persone; ancora una volta la sicurezza è legata alla crescita di armamenti e meno a un impegno europeo in percorsi di conoscenza, incontro, tutela. Ancora una volta ha perso l’Europa, la casa comune”. Di risultati "tutt’altro che soddisfacenti" parla invece il Centro Astalli, secondo cui nelle sedi europee "si continua a ragionare su numeri ridicoli che di fatto non tengono minimamente conto del fenomeno nelle sue reali dimensioni". Numeri che preoccupano anche la Cisl. Per Liliana Ocmin, responsabile del Dipartimento Politiche migratorie della Cisl, “l'accordo raggiunto sul fenomeno dei migranti è incompleto: non sono riusciti a far passare la condivisione di responsabilità da parte dei 28 paesi dell'Ue, non è passata l'obbligatorietà della distribuzione né tantomeno la volontarietà". L'Arci, invece, denuncia "l’incapacità dimostrata finora di pianificare gli interventi e di costruire un sistema efficace e rispettoso della dignità delle persone”. Per Save the Children, l'impegno preso dall'Ue è solo "un primo passo": "positivo", spiega, ma "largamente insufficiente". Dei numeri si lamenta anche la Comunità di Sant’Egidio, secondo cui il vertice europeo ha rivelato un’Europa condizionata da "egoismi e paure ingiustificate”. Per l’associazione, “il risultato è un compromesso al ribasso per la redistribuzione di un numero limitatissimo di richiedenti asilo". Per l'Unhcr, "si dovrà fare molto di più, tra cui affrontare le cause alla radice del fenomeno". Da Medici senza frontiere arriva l'appello per  un "ripensamento radicale delle politiche migratorie, perché i bisogni delle persone coinvolte siano al centro degli sforzi per affrontare questa crisi".(ga)

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