Migranti: Amnesty accusa l'Ue, l'Italia e Malta per le morti in mare
"I governi europei colludono con le autorita' libiche per fermare rifugiati e migranti in Libia, a dispetto delle orribili violazioni che questi affrontano nelle mani della Guardia costiera libica e nei centri di detenzione in Libia. I progetti di estendere questa politica di esternalizzazione in altri paesi sono profondamente preoccupanti": lo dichiara Matteo de Bellis, ricercatore su asilo e migrazioni di Amnesty International.
La ong in un report di 27 pagine dal titolo 'Tra il diavolo e il mare blu profondo. I fallimenti dell'Europa su rifugiati e migranti nel Mediterraneo centrale' punta il dito contro l'Europa per le morti in mare: "Nonostante il calo del numero di persone che cerca di attraversare il Mediterraneo negli ultimi mesi- si legge ancora-, il numero dei morti in mare e' salito. La responsabilita' per il numero crescente di vittime ricade sui governi europei che sono piu' preoccupati di tenere le persone fuori piuttosto che salvare vite umane".
De Bellis ha affermato ancora: "Le politiche europee hanno autorizzato la Guardia costiera libica a intercettare le persone in mare, tolto la priorita' ai salvataggi e ostacolato il lavoro vitale delle Ong di salvataggio. Il recente aumento di le morti in mare non e' solo una tragedia: e' una vergogna".
Le recenti politiche migratorie europee per Amnesty hanno avuto un "impatto devastante": tra giugno e luglio 2018 "hanno portato ad almeno 721 morti in mare". Inoltre "l'impennata nel numero degli affogati e' stata accompagnata da un drammatico aumento del numero delle persone arbitrariamente trattenute in centri di detenzione sovraffollati in Libia. Il numero dei detenuti e' piu' che raddoppiato negli ultimi mesi, passando dai 4.400 di marzo ai piu' di 10.000 - fra cui 2000 donne e bambini - della fine di luglio. Praticamente tutti sono finiti nei centri dopo essere stati intercettati in mare e riportati in Libia dalla Guardia costiera libica, che e' equipaggiata, formata e appoggiata dai governi europei".
Quindi, Amnesty international punta il dito direttamente contro Italia e Malta. Secondo l'ong, a fronte dell'incapacita' dell'Unione europea di riformare il Regolamento di Dublino, "l'Italia ha iniziato a chiudere i porti alle navi che trasportavano persone soccorse. Questa nuova politica- si legge nella nota di Amnesty- e' destinata alle barche delle Ong, alle imbarcazioni commerciali, e anche alle navi delle marine straniere. Ingiustificati ritardi per lo sbarco hanno costretto persone con bisogno di assistenza urgente - fra cui feriti, donne incinte, sopravvissuti alla tortura, persone traumatizzate da naufragi e minori non accompagnati - a rimanere in mare per molti giorni".
Il ricercatore Matteo de Bellis ha quindi osservato che "in questo spietato rifiuto di concedere a rifugiati e migranti di sbarcare nei porti, l'Italia sta usando le vite umane come pedine di scambio. Persone disperate sono state lasciate in mare con cibo, acqua e riparo insufficienti, mentre l'Italia tenta di aumentare la pressione politica per ottenere una condivisione di responsabilita' con altri stati europei. E oltre a tutto questo, le autorita' italiane e maltesi hanno calunniato, intimidito e criminalizzato le eroiche Ong che cercano di salvare vite in mare, hanno negato alle loro barche il permesso di sbarcare e le hanno anche sequestrate", ha concluso de Bellis. (DIRE)