7 aprile 2017 ore: 13:27
Immigrazione

Migranti, anche gli operatori sociali contro il decreto Minniti: “Non siamo controllori”

Nuove critiche al provvedimento. Gli operatori si autoconvocano: non vogliono essere equiparati a pubblici ufficiali. Prevista assemblea pubblica a Roma: "Non ci presteremo ad essere soldatini di questa guerra, promossa da chi cerca scorciatoie invece di attivare politiche capaci di affrontare fino in fondo quelle che sono le motivazioni concrete e materiali che producono povertà e marginalità"
Migranti in fila per strada

ROMA -  “Non ci presteremo ad essere soldatini di questa guerra, promossa da chi cerca scorciatoie invece di attivare politiche capaci di affrontare fino in fondo quelle che sono le motivazioni concrete e materiali che producono povertà e marginalità”. Anche gli operatori sociali si schierano contro i decreti Minniti – Orlando  passati alla prima votazione. E si autoconvocano sabato a Roma in un’assemblea pubblica. Nel mirino c’è una parte del decreto che riformula le competenze degli operatori: il Capo II delle “Misure per la semplificazione e l'efficienza delle procedure innanzi alle Commissioni territoriali”, all’art. 6 recita: "nello svolgimento delle operazioni di notificazione di cui al comma 3-ter, il responsabile del centro o della struttura è considerato pubblico ufficiale ad ogni effetto di legge".

Nei fatti gli operatori non vogliono essere considerati “controllori” e si dicono pronti a disobbedire. “Attribuirci il ruolo e la funzione di pubblico ufficiale significa ledere la relazione fiduciaria fondante il nostro agire sociale – spiegano gli operatori sociali -. Il rapporto di terzietà tra il richiedente protezione internazionale e la Questura o la Prefettura è indispensabile per svolgere al meglio il nostro lavoro”. “Dobbiamo, quindi, rassegnarci all'ineluttabilità di essere assoldati in una guerra contro i poveri? In una guerra contro uomini, donne e bambini in fuga da Paesi in cui non possono più nemmeno sopravvivere? – si chiedono -No, non è così, non possiamo permetterlo. Disertare questa guerra è una necessità prima ancora che un dovere; il nostro ruolo, la nostra funzione non possono essere snaturati in questo modo. Obiettori di coscienza, ché la coscienza non sarà certo esclusiva di medici in carriera contro la legge 194/78, disobbedienti a un compito in cui Minniti e Gentiloni vogliono costringerci. 

Gli operatori criticano, inoltre, il messaggio securitario, carico di populismo del decreto. “Paradosso vuole che il racconto fatto dall'attuale Governo sia che queste misure servano proprio per evitare che le destre e i populismi possano essere predominanti nell'offerta politica. Ma evidentemente hanno già vinto. Il risultato non cambia se a proporre queste misure è un governo che si ostina a definirsi di centro-sinistra – si legge nella nota -.  Poteri straordinari ai sindaci per agire repressione e "confino urbano" alle marginalità sociali. Compressione del diritto d'asilo, eliminando un grado di giudizio al ricorso avverso il diniego dell’istanza di protezione internazionale, contro Costituzione e ordinamento giuridico, creando di fatto un diritto differenziale. Ogni casella una "categoria" di persone con "diritti" diversificati. Nessuno è uguale davanti alla legge”.

All'incontro di sabato, che si svolgerà al circolo Arci di via Goito, saranno presenti avvocati e giuristi per permetterci di approfondire questi aspetti. “E' un invito che facciamo alle colleghe e ai colleghi ma anche alla politica, quella capace di non cercare scorciatoie ma di supportare i percorsi di inclusione sociale, alle persone che ritengono sia ancora possibile una società in cui chi è in difficoltà venga visto non come un nemico da "colpire” o "nascondere" ma come un essere umano da aiutare e sostenere. Un invito che facciamo a noi stessi, operatori sociali”.

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