22 gennaio 2016 ore: 15:46
Immigrazione

Migranti, ancora naufragi: muoiono 20 bambini. "A Bruxelles si discute, nel Mediterraneo si muore"

Ancora naufragi al largo delle isole greche: oltre 40 i morti di cui 20 bambini. Ma in Europa è la questione Schengen a irrompere nel dibattito politico. Astalli chiede un sistema comune d’asilo. Unicef: osservare una giornata di lutto. Stc: Ue ha fallito. Migrantes: a morire sono ancora i più piccoli
Migranti, barca arrenata sulla spiaggia

- ROMA – Mentre in Europa circolano voci e smentite su una possibile sospensione degli accordi di Schengen, sulle rotte dei migranti che attraversano il Mediterraneo si continua a morire. Sono almeno 44 le persone (di cui 20 bambini) che hanno perso la vita in tre distinti naufragi nel mar Egeo la scorsa notte, ma il numero delle vittime potrebbe salire. Duro il commento a caldo del Centro Astalli nei confronti delle autorità europee. “Continuano a morire innocenti costretti ad affidarsi a trafficanti senza scrupoli che agiscono indisturbati sotto il naso di un’Europa che sembra guardare da un’altra parte – spiega il Centro Astalli in una nota -. Mentre piangiamo le vittime innocenti di una vera e propria ecatombe, il progetto di un’Europa patria comune registra l’ennesima sconfitta. Davanti alla più grande crisi migratoria dalla seconda guerra mondiale ad oggi l’Ue si manifesta in tutta la sua inadeguatezza”.

A nulla serve la sospensione di Schengen, spiega padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. “Serve solo ad esacerbare il clima, contribuendo ad alimentare l’idea che dobbiamo difenderci da un nemico fantomatico – aggiunge -. Al contrario di come sembrano ritenere in molti, razzismo e xenofobia non sono misure contemplabili nell’approccio al fenomeno migratorio, ma sono tragici effetti di politiche nefaste e ingiuste”. Dal 1 gennaio sono morte più di 100 persone nel Mediterraneo, spiega Ripamonti. “È un dato che colpisce, ma è un dato parziale e dannoso: non si può azzerare il contatore all’inizio di ogni nuovo anno come se tutte le vittime dei viaggi verso l’Europa non esistessero più. Già solo fare un esercizio quotidiano di memoria basterebbe a progettare un futuro diverso”

Di “fallimento” e “crimine contro l’umanità” parla invece Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. “Non possiamo più assistere né accettare che circa 20 bambini muoiano nel mare Egeo senza far nulla, davanti ai nostri occhi, è il fallimento di tutto, è contro ogni diritto civile, un crimine contro l’umanità oltre che una palese violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che tutti i paesi del mondo hanno ratificato”. Per Iacomini non si possono “voltare le spalle alle morti continue di bimbi nell’Egeo solo perché non avvengono sulle nostre coste. Oggi è un giorno triste per l’umanità”. All’Europa, inoltre, la richiesta di osservare una “giornata di lutto per ricordare queste vittime della nostra indifferenza e l'Italia dimostri di non essere indifferente e sia capofila di questa iniziativa. I governi nazionali devono aprire, come abbiamo chiesto per le città sotto assedio in Siria, Yemen, Iraq, corridoi di  sostegno umanitario immediati per le famiglie ed i bambini in fuga. E' paradossale. I migranti fuggono da morte sicura nei loro paesi e trovano la morte nei nostri mari senza che nulla venga fatto, è assurdo. Non deve morire neanche un bambino al giorno in mare, nessuno”.

Anche il Centro Astalli torna a porre questioni “urgenti e da troppo tempo rimandate”, spiega la nota, creando “vie sicure e legali” di accesso all’Europa attraverso il “rilascio di visti umanitari, la sospensione temporanea dell’obbligo di visto in alcune situazioni critiche, l’incremento del resettlement, l’ampliamento del diritto al ricongiungimento familiare o altri meccanismi che potrebbero essere sperimentati in progetti pilota, in collaborazione con chi opera nei Paesi di origine o di transito”. Dura la critica sul contrasto al traffico di esseri umani da parte del centro dei gesuiti. “Non abbiamo ancora visto un impegno europeo significativo su questo tipo di misure, che sono le uniche in grado di contrastare effettivamente lo smuggling”. Quello che ci si aspetta, ora, è la revisione del Regolamento di Dublino al fine di introdurre nuovi meccanismi di “condivisione di responsabilità” che guardino anche alle prospettive degli interessati. “Nessun meccanismo, per quanto sofisticato – chiarisce il Centro Astalli -, può avere successo se non riporta al centro la persona del rifugiato”.

Infine l’appello alle istituzioni europee affinché creino un “Sistema Comune d’Asilo Europeo credibile ed efficace – spiegano i gesuiti -. Il concetto di protezione non può essere ridotto al rilascio di un permesso di soggiorno, peraltro di validità territoriale limitata. Se la procedura deve seguire standard comuni, così dovrebbe essere comune l’impegno degli stati membri di prospettare soluzioni adeguate per consentire ai rifugiati e alle loro famiglie di vivere nel territorio dell’Unione in dignità e sicurezza, mettendoli in condizione di contribuire attivamente allo sviluppo delle società che li accolgono”.

“L’Europa ha fallito se i bambini continuano a morire di fronte alle coste del Vecchio continente, perché non è stato garantito loro un passaggio sicuro e legale, costringendoli a viaggi pieni di pericoli - commenta Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - Invece di concentrarsi sulla costruzione di muri e sul rafforzamento dei controlli alle frontiere, l’Europa deve agire immediatamente per fermare queste morti in mare e il sacrificio di tanti bambini”. “Solo questa settimana sono 27 i bambini che hanno perso la vita durante la traversata: ora che il clima invernale ha reso la traversata ancora più pericolosa, questi eventi sono purtroppo sempre più frequenti al largo di Lesbo. Ogni giorno arrivano in Grecia fino a 1.500 persone, nonostante le onde alte, l’acqua del mare freddissima e il clima invernale. Oltre a rischiare la vita durante la traversata, i bambini arrivano in condizioni drammatiche, infreddoliti, con abiti inadeguati, le labbra blu e chiari segni di ipotermia”, spiega ancora Raffaela Milano. Save the Children sta fornendo loro, sia in Grecia che lungo la rotta balcanica, abbigliamento adeguato all’inverno e alle basse temperature, come giacche, stivali, cappelli, sciarpe e coperte. Inoltre, Save the Children sta offrendo ai rifugiati dei pasti caldi e degli spazi a misura di bambino all’interno dei campi, dove i più piccoli possono giocare in sicurezza e le madri con neonati possono rimanere anche durante la notte. 

“Mentre a Bruxelles si discute nel Mediterraneo si muore. E a morire sono ancora i più piccoli e i più deboli”. È il commento di Mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, dopo le continue morti nel Mediterraneo, tra “indifferenza e silenzio”. “Un'operazione di salvataggio in Mare che interessa tutto il Mediterraneo accompagnata dalla nascita finalmente di canali umanitari d'ingresso in Europa per donne e bambini anzitutto è in fuga da Siria, Eritrea, Iraq sono ormai improcrastinabili. Come occorre valutare nuovamente la possibilità di canali d'ingresso legali, che nascano dall'incontro tra domanda e offerta di lavoro, per gli altri migranti provenienti soprattutto dall'Africa Sub-Sahariana”, continua il direttore Migrantes: “Invece,  aggiunge - si sta rischiando di fermare i migranti attraverso il ritorno a frontiere nazionali, a muri e controlli, sospendendo il trattato di Schengen. Una catastrofe soprattutto per il mondo giovanile, anche per i nostri giovani emigranti, che, oltre a non avere un lavoro in Italia (nel 40% dei casi), faticheranno anche a spostarsi in Europa alla ricerca di un lavoro. Un ritorno ai nazionalismi, ai protezionismi, agli individualismi che contraddicono la necessità di una cittadinanza globale, che fanno dimenticare il principio della destinazione universale dei beni, la giustizia sociale, che creano veramente insicurezza e illegalità, precarietà e sfruttamento, dispersione di risorse mai come oggi necessarie per la crescita”.

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