21 marzo 2017 ore: 12:48
Immigrazione

Migranti, appello e sit-in contro i decreti Minniti-Orlando: “Passo indietro”

Nella Giornata contro il razzismo assemblea pubblica a Roma delle associazioni per chiedere che i due decreti non vengano convertiti in legge. “Gestire e governare in modo efficace e lungimirante il fenomeno migratorio non significa limitarsi ad irrealistiche azioni di deterrenza”
Migranti appena sbarcati in fila - SITO NUOVO

- ROMA – “Un passo indietro sul piano dei diritti e della civiltà giuridica del nostro Paese”. Le associazioni che si occupano di diritti dei umani definiscono così il decreto legge Minniti-Orlando e il decreto ‘sicurezza’, entrati recentemente in vigore ed in fase di conversione in Parlamento. Per questo oggi, Giornata contro il razzismo, hanno organizzato un’assemblea pubblica. L’appuntamento è alle ore 15 all’università La Sapienza. Ci saranno i rappresentanti di A Buon Diritto, Acli, Anolf, Antigone, Arci, Asgi, Bambini più Diritti Onlus, Cgil, Centro Astalli, Cild, Cisl, Cnca, Comunità Nuova, Comunità Progetto Sud, Comunità di S.Egidio,  Cooperativa sociale Alice onlus, Cospe, Focus – Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Legambiente, Lunaria, Medici per i Diritti Umani, Oxfam Italia, Sei Ugl, Senzaconfine, Sos Razzismo e Uil.

Le associazioni ha deciso di lanciare anche un appello congiunto. “Attraverso un uso improprio della legislazione di urgenza, i due decreti, anziché intervenire sulle tante contraddizioni e i limiti dell’attuale legislazione, introducono nuove norme di discutibile efficacia, senza peraltro migliorare l’efficienza del sistema – scrivono-. Ad esempio si rilancia il ruolo dei centri permanenti per il rimpatrio, nuova denominazione per gli attuali Cie, senza che ne venga modificata la funzione e assicurato il pieno rispetto dei diritti delle persone trattenute”. Nell’appello si ricorda che il legislatore prevede un’unica procedura per le espulsioni, valida tanto per chi proviene da percorsi di criminalità e lunghi periodi di carcerazione, quanto per il lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno, quando sarebbe al contrario opportuno prevedere percorsi di regolarizzazione individuale per chi si è di fatto inserito positivamente nel nostro Paese. “Esprimiamo forte contrarietà rispetto all’abolizione del secondo grado di giudizio per il riconoscimento del diritto di asilo e alla sostanziale abolizione del contraddittorio nell’unico grado di giudizio, limitato da una procedura semplificata (rito camerale) priva del dibattimento – aggiungono - In tal modo non solo viene violato il diritto di difesa di cui all’art.24 della Costituzione, ma si preclude al giudice la valutazione in concreto della persona del ricorrente e del suo eventuale percorso di inclusione sociale ai fini della valutazione sul rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari”.

“Gestire e governare in modo efficace e lungimirante il fenomeno migratorio non significa – noi crediamo - limitarsi ad irrealistiche azioni di deterrenza. Occorrono, invece, norme che favoriscano i flussi d’ingresso e la permanenza regolare dei cittadini stranieri, contrastando così il lavoro nero e lo sfruttamento – continua l’appello -. Ribadiamo inoltre l'urgenza di aprire corridoi umanitari e aumentare considerevolmente i reinsediamenti, per consentire alle persone che fuggono da guerre, persecuzioni, fame e povertà di entrare in Italia e in Europa senza mettere in pericolo la loro vita.

Riteniamo inaccoglibile  la pretesa di ricondurre la materia del “decoro urbano” al tema della sicurezza, avallando una concezione dell’ordine pubblico che non produce vera sicurezza ma, al contrario, rischia di creare maggiore insicurezza criminalizzando la marginalità sociale senza preoccuparsi di intervenire per combattere la povertà e la marginalità di un numero crescente di cittadini. Riteniamo inopportuno il ricorso alla decretazione d’urgenza per riformare materie, come il diritto di asilo e le discipline sulla sicurezza urbana, che richiederebbero un più articolato confronto democratico. Nel merito, riteniamo, comunque, che i due decreti legge non debbano essere convertiti nella forma attuale: i firmatari chiedono dunque che si apra un confronto ampio e approfondito al fine di dare al Paese una nuova disciplina più bilanciata e condivisa”. Infine, chiedono di “impedire la conversione in legge di questi provvedimenti del Governo così formulati”. 

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