Migranti, aumentano i dinieghi in Italia. “Serve permesso umanitario per tutti”
ROMA – Crescono i dinieghi alle domande di protezione internazionale nel nostro paese: nel 2015 su oltre 71mila richieste esaminate dalle commissioni territoriali a 13.780 è stata riconosciuta una forma di protezione( 19, 4 dei casi contro il 32 per cento del 2014). In particolare, solo a 3.555 persone è stato riconosciuto lo status di rifugiato (5 per cento contro il 10 per cento dell’anno precedente) mentre la protezione sussidiaria è stata accordata a 10.225 richiedenti (14 per cento contro il 22 del 2014). In tutto, sommando anche le oltre 15mila domande a cui è stato riconosciuto un permesso di soggiorno umanitario (22 per cento contro 28 per cento 2014) si arriva un esito positivo delle domande del 41 per cento, in netta diminuzione rispetto al 60 per cento del 2015. Un dato che peggiora nei primi sei mesi del 2016: su quasi 50mila domande esaminate solo al 36,1 per cento dei richiedenti è riconosciuto uno status (4,7 per cento rifugiati, 13,1 per cento prot18 protezione sussidiaria e 18,3 per cento umanitaria). I dati (che non tengono conto degli eventuali ricorsi) emergono dal Rapporto sulla protezione internazionale 2016, presentato oggi a Roma.
Cosa fare? Secondo monsignor Giancarlo Perego, presidente della fondazione Migrantes, il problema dei diniegati si sta facendo sempre più evidente nel nostro paese. “Dobbiamo trovare un modo di tutelare queste persone che rischiano di restare fuori dall’accoglienza e di finire in un percorso di illegalità e sfruttamento”. A tal proposito Perego rilancia una proposta avanzata più volte da Migrantes, è cioè quella di concedere a tutti un permesso umanitario di un anno “per permettere a tutti di iniziare un percorso nella legalità”. E sull’aumento delle domande respinte aggiunge: “la nostra preoccupazione è che si stiano valutando le domande secondo la logica del Paese sicuro. Invece, non va preso in considerazione solo il paese di partenza ma anche tutta la storia del migrante: pensiamo al viaggio, per esempio, che dura anche due o tre anni, con fermate in paesi come la Libia dove si subiscono ogni sorta di abusi. Bisogna che le commissioni territoriali siano formate adeguatamente per valutare le richieste a 360 gradi”. Per Perego inoltre, bisogna rilanciare i progetti di arrivi legali, come i corridoi umanitari.
Anche per il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione l’idea che vengano ampliati i canali umanitari di ingresso, attraverso il rilascio di visti da chiedere alle ambasciate è centrale. E sull’aumento dei dinieghi ammette una situazione a macchia di leopardo con alcune sedi territoriali che danno risposte a maggioranza positive e altre a maggioranza negative. “Ad oggi non abbiamo una sistemazione statistica adeguata sul funzionamento delle commissioni – spiega – ci stiamo lavorando. Inoltre stiamo cercando di rafforzare alcuni progetti come i rimpatri volontari assistiti”. Per Manzione vanno “costruiti ponti e non muri – aggiunge – è quello che stiamo tentando di fare in Niger, ma va detto che se creiamo vie legali saremo più rigidi sulle vie illegali perché non possono coesistere”.
Il rapporto mette in evidenza anche l’aumento delle persone in accoglienza, 171mila in tutto a ottobre 2016. La stragrande maggioranza è accolto in Cas, strutture per l’accoglienza straordinaria che in tre anni sono aumentate del 300 per cento. Per Veronica Nicotra, segretaio generale dell’Anci, la situazione potrà migliorare in futuro grazie anche alla direttiva del ministero dell’Interno “che ha accolto alcune nostre richieste- spiega – in particolare la clausola di salvaguardia che avevamo richiesto e che prevede nei Comuni che aderiscono allo Sprar di evitare l’arrivo di altre persone e addensamenti solo in alcune zone”. Ad oggi, però gli enti locali che aderiscono allo Sprar sono ancora pochi: 674 in tutto i progetti avviati nel 2016 da 574 enti locali, che prevedono circa 27 mila posti in accoglienza. “Se tutti gli 8000 comuni italiani aderissero – aggiunge Matteo Biffoni, responsabile immigrazione dell’Anci – avremmo circa 22 migranti in ogni territorio”. (ec)