28 luglio 2017 ore: 12:23
Immigrazione

Migranti, Baobab raccoglie oltre 17 mila firme: "Ora le Ferrovie ci ascoltino"

Gli attivisti lanciano un appello a Ferrovie dello Stato perché lo spazio di piazzale Maslax venga concesso per allestire un presidio permanente. "A Roma un'accoglienza degna è possibile"
Migranti e volontari del Baobab

- ROMA – Hanno raccolto 17.311 firme, un numero pari alle persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa negli ultimi due anni. Ora chiedono a Ferrovie dello stato di concedergli lo spazio di Tiburtina, ribattezzato piazzale Maslax (il parcheggio in via Gerardo Chiaromonte) per allestire , ospitare un presidio umanitario di prima accoglienza per i migranti che arrivano a Roma. E’ l’appello lanciato dagli attivisti di Baobab experience a Fs dopo la lettera inviata un mese fa all’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, ingegner Renato Mazzoncini.

“Circa un mese fa, dopo il ventesimo sgombero subito in 9 mesi, abbiamo scritto una lettera aperta on-line, coinvolgendo anche diverse personalità della cultura, dello spettacolo e della politica. Ci siamo dati come obiettivo quello di raccogliere 17.311 firme, come il numero delle vittime che in quel momento, secondo l'OIM, avevano perso la vita negli ultimi due anni, mentre cercavano di raggiungere mete più sicure rispetto al loro paese d’origine. 17.311 richieste di aiuto inascoltate che si sono trasformate in tragedia, lungo il deserto africano, nei centri di detenzione-lager della Libia, nel Mediterraneo, lungo le altre rotte europee, a volte nei Cie o nelle strade inospitali e non accoglienti delle nostre stesse città europee – si legge nell’appello. Questo numero è stato raggiunto. Per questo ieri abbiamo chiesto formalmente -a mezzo e-mail- a Ferrovie dello Stato, proprietaria del parcheggio in via Gerardo Chiaromonte, di riceverci prima possibile al fine di dare il nulla osta affinché quello spazio, abbandonato, possa ospitare un presidio umanitario di prima accoglienza per i migranti che arrivano a Roma.  Questo vorrebbe dire nobilitare un piazzale di asfalto, farlo vivere e renderlo utile per la collettività, residenti e migranti insieme”.

Il parcheggio ricordano gli attivisti è rimasto inutilizzato sin dalla sua apertura, e da quasi 3 mesi è diventato un’oasi di rifugio per i migranti in transito e richiedenti asilo che non trovano accoglienza a Roma. “Piazzale Maslax è un’oasi perché, nel deserto della prima accoglienza a Roma, lì si incontrano e si conoscono i residenti e i migranti, perché lì si dà aiuto reciproco, sia materiale che psicologico – continua la nota -. Ma è anche un’oasi sgomberata già 5 volte, un’oasi senza acqua potabile, senza servizi igienici, senza tende per ripararsi, senza spazi per fare attività. L'ennesimo sgombero è avvenuto ancora una volta senza che venisse trovata una soluzione alternativa per l'accoglienza dei migranti che dormivano nelle tende. Sono ancora tutti lì. Anzi, sono in numero maggiore, perché continuano gli sbarchi nel Sud Italia e gli arrivi a Roma. Ma non chiamatela emergenza, visto che si sapeva bene cosa sarebbe accaduto, e non chiamatela invasione, che 200 persone, in una città come Roma, sono un'inezia”.

Baobab experience sottolinea che Quello che anche a Roma “si può realizzare un'accoglienza degna, si possono abbattere i muri della diffidenza e si può convivere, creando degli spazi aperti a tutta la cittadinanza. E non è un'impresa titanica. Ci siamo riusciti noi, volontarie e volontari, e soprattutto ci siete riusciti voi, cittadine e cittadine che siete venute/i a vedere, a conoscere, a donare, ad impegnarvi in prima persona – aggiungono -. Nessuno di noi è un supereroe, ma tutti sappiamo bene che non abbiamo altra possibilità che quella di continuare a mantenere viva l'idea di una società multiculturale, di pace, convivenza e aiuto reciproco. Per questo dopo ogni sgombero ci rialziamo, perché non potremmo fare altro. Se avessimo a disposizione uno spazio, fosse anche quello di un parcheggio asfaltato, siamo sicuri che riusciremmo a realizzare e mettere all'opera quella che è la nostra idea di accoglienza”.

Gli attivisti ricordano infine che il progetto è affiancato da organizzazioni e associazioni che operano da anni con i migranti. “Insieme a loro, senza la costante minaccia degli sgomberi, potremmo costruire delle aree per l'assistenza medica, per quella psicologica e per quella legale. Potremmo utilizzare supporti tecnologici per garantire il collegamento ad internet, potremmo illuminare il campo con i pannelli solari, garantire bagni e docce puliti e manutenuti, installare una cucina da campo donataci due anni fa e ancora inutilizzata, riservare un'area per i minori, creare una biblioteca, un'aula studio per le lezioni di lingua, portare un canestro, due porte da calcetto e - perché no - allestire una tenda dove le volontarie e i volontari possano riposarsi e allentare la pressione.E tante altre cose che verranno in mente a noi e a voi.Un altro modello di accoglienza e convivenza è possibile. Chiediamo solo un posto dove poterlo mostrare” concludono.

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