2 agosto 2017 ore: 16:02
Immigrazione

Migranti, blitz alla stazione di Milano. Don Colmegna: polizia sì ma anche aiuto

All'indomani del blitz a Milano (il terzo in tre mesi) ordinato dalla Questura per un controllo a tappeto dei migranti che bivaccano davanti alla Stazione Centrale, interviene il presidente della Casa della carità con un invito "ai rappresentati della politica" di fare la loro parte. "A ogni operazione di controllo deve corrispondere un intervento di natura sociale"
Don Virginio Colmegna

MILANO - La Polizia non basta. Per rendere di nuovo vivibile la Stazione centrale occorrono anche interventi di carattere sociale. È quanto sostiene don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, all'indomani del terzo blitz (nel giro di tre mesi) ordinato dalla Questura per un controllo a tappeto dei migranti che bivaccano di fronte allo scalo ferroviario. "Come Casa della carità torniamo a interrogarci su queste azioni e su come Milano possa rispondere al bisogno di sicurezza che avvertono molti suoi residenti", afferma il sacerdote, critico più verso "i rappresentanti della politica" che non verso le forze dell'ordine. La richiesta di sicurezza espressa dalla cittadinanza è "una domanda lecita" sottolinea il presidente della Casa della Carità, ma "ma, non si può e non si deve rispondere solo con operazioni di polizia, che pure sono importanti ma che da sole non bastano a risolvere i problemi". "Quella della sicurezza, infatti, non è semplicemente una questione di ordine pubblico -aggiunge-, ma è una questione politica e sociale e come tale va affrontata. E in primo luogo dovrebbero essere i rappresentanti della politica stessa, che oggi plaudono a questi blitz, a proporre interventi di coesione sociale che devono essere rilanciati". 

La sicurezza dunque non va affidata solo alle forze dell'ordine e la politica deve fare la sua parte (e non solo inneggiare ai blitz). "Riproponendo una formula che ho già utilizzato, si potrebbe dire che a ogni operazione di controllo deve corrispondere un intervento di natura sociale con educatori di strada, assistenti sociali, mediatori culturali. E poi, più che un 'restyiling', per sconfiggere il degrado occorre mettere al più presto in campo iniziative di carattere aggregativo e culturale, che permettano ad aree come quella della Centrale di tornare a essere vissute a pieno da tutti i cittadini". 

Il problema però non è solo di Milano, ma nazionale e per essere risolto ha bisogno di una riforma delle norme sull'immigrazione. "Ultimo, ma non per importanza, vanno cambiate le modalità d'ingresso degli stranieri in Italia proprio per favorire la regolarità -dice don Colmegna-. Per questo invito tutti a firmare per la campagna 'Ero Straniero - L’umanità che fa bene', con la quale chiediamo di cambiare la normativa Bossi-Fini in materia di immigrazione, aprendo nuovi canali legali di ingresso in Italia. Allo stesso tempo bisogna occuparsi dell’inclusione sociale di chi è già nel nostro Paese, legando in maniera sempre più stretta l’accoglienza dei migranti alla lotta all’esclusione". (dp)

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