18 settembre 2015 ore: 17:50
Immigrazione

Migranti bloccati sul confine tra Serbia e Croazia: “Frontiere chiuse”

Stefano Bleggi (Melting Pot): “Non fanno passare nemmeno noi. I migranti non si fidano più di nessuno: sono trattati come pacchi, spostati a seconda della convenienza politica”
Ungheria, frontiera "blindata"

ROMA - “Da questo pomeriggio le frontiere tra Serbia e Croazia sono chiuse: abbiamo davanti ai nostri occhi la smentita delle parole del premier croato Zoran Milanovic, che ha dichiarato che permetterà ai migranti di passare senza fermarsi”: Stefano Bleggi di Melting Pot Europa, associazione al confine da qualche giorno per portare avanti #overthefortress, la staffetta di solidarietà organizzata nei Balcani da Global Project, racconta così la situazione lungo un confine particolarmente trafficato. “Non fanno entrare in Croazia nemmeno noi: vorremmo andare a Beli Manastir, a pochissimi chilometri da qui, per conoscere le condizioni di tutti coloro che hanno superato il confine. Sembra che nelle ultime 24 ore ne siamo entrati 7 mila. Un’autorità serba, così si è presentata, ci ha appena detto che la polizia croata blocca i migranti alla frontiera: ne hanno già portati 300 in un centro di identificazione in Serbia”.

Una macchina della carovana Melting Pot Europa è ancora a Roszke, al confine tra Serbia e Ungheria, dove il primo ministro Orban ha fatto erigere un muro di filo spinato: “Ci hanno raccontato che anche lì non fanno passare nessuno – continua Bleggi –. Accampati sul confine ci sono ancora circa 300 persone, più di un centinaio sono bambini. Nessuna ong è con loro, solo tanti giovani cechi, ungheresi, serbi, tedeschi di buona volontà che si mettono a disposizione personalmente”.

I migranti sono soli, senza informazioni: questa l’accusa di Bleggi. “Viaggiamo con un collaboratore siriano, che facilita la messa in contatto. Tutte le persone con cui abbiamo parlato sono totalmente disorientate, non si fidano più di nessuno né di nessuna notizia”. E racconta di quando, poche ore fa a Horgos, cittadina serba al confine con l’Ungheria, la polizia locale ha organizzato un pullman: “Ha chiesto ai migranti di salire: li avrebbero portati al confine con la Romania per farli proseguire poi nel loro viaggio. Nessuno è salito, nessuno si è fidato: secondo molti, non era altro che una mossa per distogliere l’attenzione da quello che stava succedendo”.

Due i punti che Melting Pot mette in luce: “Non c’è chiarezza nelle scelte di Croazia e Serbia, sembra uno scaricabarile. Ma soprattutto, le persone qui non contano nulla, sono considerate pacchi, spostati a seconda della convenienza politica. È assurdo: fa anche tanto caldo, e ci sono migranti in viaggio da oltre 3 mesi”. La staffetta, intanto, continua: domani alcuni volontari di Udine arriveranno a Zagabria, altri si dirigeranno verso il confine tra Croazia e Slovenia: “Se la Croazia riapre le frontiere e lascia passare i migranti dopo l’identificazione, molto probabilmente si muoveranno verso la Slovenia e verso l’Austria”. (Ambra Notari)

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