Migranti. Boldrini: “Servono nuove iniziative di cooperazione integrata”
ROMA - “Non possiamo pensare di governare questi fenomeni attraverso la costruzione di muri o altre forme di contrasto che cerchino semplicemente di allontanare i problemi dalle nostre frontiere. Perché anche se li allontanassimo per qualche tempo poi ritornerebbero più incalzanti e più gravi di prima. Allontanare il problema non vuol dire risolverlo: vuol dire rimandarlo, vuol dire dare ai nostri figli responsabilità ancora maggiori se non troviamo una chiave di lettura sostenibile”. Così la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, in apertura della Sessione plenaria dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo a Montecitorio.
La presidente della Camera ha sottolineato la necessità di “lanciare nuove iniziative di cooperazione integrata che puntino su investimenti consistenti e qualificati e che consentano a questi paesi di offrire ai loro cittadini un’alternativa reale di benessere e di sviluppo sostenibile. Se questi paesi riescono ad offrire lavoro, i loro giovani non rischieranno la vita in mare, non andranno nelle file delle varie componenti terroristiche”. Iniziative necessarie, anche a fronte dei numeri snocciolati dalla stessa presidente, secondo cui “si prevede che la Nigeria raddoppierà entro il 2050 la propria popolazione, raggiungendo i 400 milioni di abitanti e superando così gli Stati Uniti come terzo paese più popolato del pianeta”. Ed è proprio dalla Nigeria che si contano la maggior parte degli arrivi nel 2016. “Fra i 180 mila migranti giunti sulle coste italiane nel 2016 - ha spiegato Boldrini -, la più numerosa componente nazionale è stata per la prima volta proprio quella nigeriana: ben 37 mila persone, fra le quali moltissime donne e ragazze che, ci dicono i dati, in gran parte finiscono per essere vittime di tratta nelle strade delle nostre città”.
Per Boldrini, lavoro, sviluppo e crescita sono “chiavi fondamentali per la risoluzione delle tensioni che investono la regione mediterranea e l’antidoto più efficace alla radicalizzazione e al diffondersi della minaccia terroristica - ha aggiunto -. Uno sviluppo da progettare in tutte le sue dimensioni: non solo economica, ma anche umana, sociale e civile”. Tuttavia, ha aggiunto la presidente della Camera, c’è bisogno di uno sviluppo che sia sostenibile anche sul piano ambientale. “Settori come quello delle energie rinnovabili rappresentano un’importante leva di crescita economica - ha aggiunto -. In questo campo le possibilità di partnership fra le due sponde del Mediterraneo sono enormi, come dimostrano anche i progetti dell’UPM che puntano proprio in questa direzione.
In questo contesto, sulle scelte che noi siamo tenuti a fare c’è un punto su cui dobbiamo essere rigorosi: il benessere dei cittadini deve essere posto al centro delle politiche economiche e non a margine. Non possono essere astratti parametri economici a prevalere sulla vita di milioni di persone, se vogliamo che i nostri cittadini non si sentano lasciati soli, abbandonati, se vogliamo essere rispettati dai nostri concittadini. E lo sviluppo non si può chiamare veramente tale se non è associato alla tutela dei diritti umani. Così come non si può parlare di democrazia se non sono pienamente garantite le libertà fondamentali, come quella di espressione del pensiero, la libertà di stampa, la tutela delle minoranze, la messa al bando di ogni forma di tortura. Su questi principi non è ammesso nessun cedimento, neppure in nome della sicurezza o della tutela dell’ordine pubblico, perché sono i principi sui quali si fonda la nostra comunità internazionale”.