26 gennaio 2017 ore: 17:52
Immigrazione

Migranti, Campania settima regione per presenze. La prima comunità è quella srilankese

Rapporto Caritas Migrantes sull’immigrazione. La popolazione straniera residente in Campania è di 217.503 persone (pari al 4,3% del totale nazionale). Superiore alla media nazionale è la presenza femminile, con il 54,3 per cento di donne
Immigrati camminano in strada

NAPOLI - Arriva al quarto di secolo il Rapporto Caritas Migrantes sull’immigrazione e il fenomeno è aumentato in maniera esponenziale: nel 1991 parlavamo di poco più di 300 mila persone, nel 2016 sono diventare oltre 5 milioni. La Campania si conferma settima tra le regioni italiane quanto a presenza migratoria, con una popolazione straniera residente (a gennaio 2015) di 217.503 persone (pari al 4,3% del totale nazionale). Superiore alla media nazionale (del 52,7 per cento) è la presenza femminile, con il 54,3 per cento di donne, un’incidenza sulla popolazione totale del 3,7 per cento e un aumento del 6,7 per cento rispetto all’anno precedente. Nella provincia di Napoli risiede il 50 per cento della popolazione straniera, seguita da quella di Salerno con il 22,4 per cento e Caserta con il 19,1 per cento.

Le comunità immigrate più numerose sono l’ucraina e la romena che insieme totalizzano il 37 per cento della popolazione straniera residente nella regione: insieme a persone provenienti da Sri Lanka, Marocco e Cina Popolare mettono insieme il 58,1% del dato regionale. Tra le prime venti nazionalità non ce n’è una che appatenga all’Africa nera, perché l’immigrazione da lì riguarda soprattutto rifugiati e richiedenti asilo. A Napoli la comunità più rappresentata è quella srilankese.
“Anche la comunità cinese sta avanzando – spiega Giancamillo Trani, vicedirettore della Caritas diocesana di Napoli e curatore della sezione sulla Campania del Rapporto – a Napoli è tra le prime quattro e sta aprendo attività anche in settori non di nicchia e in zone centrali e chich. C’è poi la questione delle badanti, arrivate qui da molti anni ormai: chi baderà a loro? Sono donne invecchiate che a 60/65 anni ancora cercano lavoro perché non hanno un sistema pensionistico che le tuteli, né qui né in patria, e sono bisognose d’aiuto”.

Per quanto riguarda la popolazione in età da lavoro, vi è una maggiore percentuale di occupati di stranieri rispetto agli italiani (a causa del vincolo al lavoro imposto dal permesso di soggiorno), con un rapporto di 55,1% di immgrati occupati rispetto al 31,2 per cento di italiani. I 104.758 lavoratori stranieri registrati sono occupai principalmente in agricoltura (12,4% rispetto al 4,1% di italiani), nelle costruzioni (10,7% rispetto al 7,3%) e nei servizi (62,4% rispetto a 59,2%). Ma i lavoratori migranti restano dei “working poor” che percepiscono un salario mediamente di due terzi inferiore a quello dei lavoratori italiani. C’è infine un importante tema di esclusione dovuta alla mancanza di formazione: “Tra i migranti – dice Giancamillo Trani – ci sono tanti analfabeti, persone che non sono andate a scuola. Per l’anno in corso dovremo cercare di capire quale sarà l’afflusso di rifugiati e richiedenti asilo rispetto agli immgirati e se riusciremo mai ad avere un capitale umano elevato: il rischio potrebbe essere di non riuscire a selezionare”. (ip) 

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