Migranti, Caritas Como: "Per i minori servono mediatori culturali e strutture adatte"
Foto di Alberta Aureli
- MILANO - "In meno di due mesi dalla Svizzera ci sono stati circa 600 respingimenti di minori. È una situazione molto difficile da gestire. Ci vorrebbero mediatori culturali, interpreti e strutture adatte: cose che in queste poche settimane nessuno è stato in grado di predisporre": Roberto Bernasconi è il direttore della Caritas di Como, sulla quale in luglio e agosto è stato "scaricato" il problema dei minori stranieri non accompagnati che vengono rispediti indietro dai gendarmi svizzeri al valico di Chiasso. Né il Comune né la Prefettura hanno finora avviato un progetto per accoglierli, come denuncia anche il rapporto di Asgi e Firdaus presentato ieri (vedi lanci di Redattore sociale). "Li ospitiamo nella parrocchia di Rebbio e in altre strutture in città -aggiunge il direttore della Caritas-. Offriamo loro cibo, vestiti puliti, la possibilità di lavarsi e dormire. Il problema è che alcuni se ne vanno dopo poche ore, perché vogliono riprovare ad attraversare il confine. Nei giorni scorsi sono andato a prendere alla frontiera un giovane che aveva già tentato quattro volte, dando sempre generalità e dati di nascita diverse".
Il blocco alla frontiera di così tanti profughi ha spiazzato tutti. Associazioni e volontari hanno cercato di tappare le falle di un sistema di accoglienza impreparato a gestire flussi di queste dimensioni (7mila respinti da luglio). Ma è chiaro a tutti che così non si può andare avanti. Comune e Prefettura hanno individuato un'area in cui allestire un campo di accoglienza con container e servizi. I lavori dovrebbero essere ultimati nei prossimi giorni. "Mi auguro che ci sia anche uno spazio per i minori stranieri non accompagnati e un progetto per loro -aggiunge Roberto Bernasconi-. Si tratta di ragazzi che hanno vissuti traumi, che sono già di fatto uomini e donne. Hanno però bisogno di essere seguiti, perché capiscano cosa possono chiedere e cosa è impossibile, quali sono le leggi che regolano la richiesta d'asilo o la possibilità di andare verso il Nord Europa. Per ora loro si affidano al tam tam tra i connazionali e partono all'avventura. Ma spesso ciò è controproducente". (dp)