Migranti, Cei: no alla riapertura dei Cie se restano luoghi di reclusione
ROMA - "Quanto alla riapertura dei Cie, non possiamo non condividere il 'no' affermato dalle realta' del mondo ecclesiale (Migrantes, Caritas, Centro Astalli) e della solidarieta' sociale (Cnca), oltre che di giuristi (Asgi) impegnati da anni nella tutela e la promozione dei migranti, se questi dovessero continuare ad essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione che, anche se con pochi numeri di persone, senza tutele fondamentali, rischiano di alimentare fenomeni di radicalizzazione, e dove finiscono oggi, nella maggior parte dei casi, irregolari dopo retate, come le donne prostituite, i migranti piu' indifesi e meno tutelati". Lo dice monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, presentando la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato di domenica.
Quello della Cei, spiega Galantino, e' un 'no' condizionato. Ecco perche': "L'assicurazione successiva del presidente del Consiglio e del ministro dell'Interno sulla diversa natura, anche se non ancora precisata, dei Cie, l'articolata posizione espressa dai sindaci italiani, la decisa richiesta del capo della Polizia, uniti, pero', al dubbio che tali centri risultino necessari realisticamente nel caso di chi irregolare ha commesso un reato, per il quale dal carcere stesso o attraverso misure cautelari, seppur eccezionali, previste dalla legge, potrebbe venire poi direttamente espulso, mi fanno dire in questo momento un 'no condizionato'". (DIRE)