Migranti, comune di Bologna: con il dl Salvini un migliaio a spasso al 2020
Nel giro di un anno e mezzo potrebbero essere un migliaio i migranti fuori dal sistema di protezione e accoglienza a Bologna per effetto del decreto Sicurezza approvato in Parlamento. Con i nuovi requisiti previsti dalla legge, ad oggi solo il 25% delle persone che attualmente sono nel sistema Sprar potrebbero rimanere all'interno del progetto. Si parla di 113 migranti su 844, ovvero solo quelli con l'asilo o con il permesso sussidiario. Tutti gli altri che oggi hanno la protezione umanitaria (241) o sono richiedenti asilo (394) resterebbero fuori dallo Sprar "senza titolo sul territorio". A tracciare il quadro e' l'assessore al Welfare del Comune, Giuliano Barigazzi, questa mattina in commissione Politiche sociali a Palazzo D'Accursio. Il progetto Sprar del Comune di Bologna e' finanziato dallo Stato fino al 2020 e man mano che i migranti terminano il loro percorso di inserimento, escono dal sistema, con una media di 30 al mese. "Oggi entrate e uscite si equivalgono- spiega Barigazzi- con la nuova legge invece avremo circa cinque ingressi al mese. Il sistema Sprar sara' molto ridotto, cambia completamente". E chi non ha i requisiti per accedere resta fuori. Da qui la stima di un migliaio di migranti a spasso in un anno e mezzo.
Secondo un calcolo di Antoniano onlus, serviranno 500.000 euro all'anno di finanziamenti da trovare per garantire costi sostenuti per i migranti che si rivolgeranno ai servizi di bassa soglia, non avendo piu' la protezione dello Sprar. "L'impatto maggiore lo avremo a meta' 2019", calcola Barigazzi, che lancia l'allarme anche sui centri di accoglienza. "I Cas sono il vero problema- afferma- oggi abbiamo 800 persone distribuite in 60 centri, che erano diffusi sul territorio con la prospettiva di trasformarli in Sprar". I bandi che verranno fatti a seguito del decreto Sicurezza "riguarderanno Cas che vanno da 50 a 600 posti. Ma avendo ridotto i finanziamenti, 21 euro al giorno per i centri piccoli e 25 euro per quelli grandi, e' facile immaginare che i gestori saranno piu' spinti a proporre grandi contenitori, come ad esempio gli alberghi dismessi in montagna, garantendo solo vitto e alloggio". Tutti gli altri servizi, invece, come la formazione, saranno "scaricati sui Comuni" che oltretutto si troveranno i Cas calati dall'alto, magari di grandi dimensioni in piccole realta', perche' "i sindaci non verranno piu' interpellati". L'effetto sara' che "piu' persone saranno stanziali nei centri, senza piu' possibilita' di transitare nel sistema Sprar. E anche l'hub di via Mattei diventera' un grande Cas". Tra l'altro, segnala Barigazzi, "l'impianto del decreto si regge sui rimpatri. Ma oggi non vedo una grande velocita' nei rimpatri e i Paesi con i quali abbiamo accordi sono pochi".
Se i Cpr non funzionano, teme dunque l'assessore, "ci ritroviamo con minori risorse, piu' persone senza permesso e l'impossibilita' per il Comune di intercettare gli irregolari, che rimarranno sul territorio non si sa come". Allo stesso tempo, segnala l'assessore, "la legge scarica i casi di fragilita' sugli enti locali, con oneri fortissimi. La protezione umanitaria scompare e i permessi speciali (concessi per sei mesi o un anno per gravi motivi sanitari o per calamita', ndr) sono un binario morto, perche' non sono convertibili in permessi di soggiorno e vengono esclusi dallo Sprar". E in ogni caso, stima l'assessore, "saranno poche decine". Infine, c'e' il problema dei minori, oggi circa 160 nello Sprar dedicato, in gran parte tra i 15 e i 17 anni, che una volta raggiunta la maggiore eta' "sono senza titoli e non e' chiaro dove devono andare- lancia l'allarme Barigazzi- sono soggetti vulnerabili fragili, a rischio devianza". (DIRE)