Migranti, da Terres des hommes 23 borse di studio da 1500 euro
ROMA - "La buona gestione dell'accoglienza e' uno degli strumenti con cui far crescere la nostra economia". Ne e' convinta Federica Giannotta, responsabile Programmi Italia di Terre des Hommes (Tdh), che alla DIRE descrive le novita' dell'edizione 2017 del 'Programma Borse di studio per minori migranti non accompagnati e neomaggiorenni'. Venerdi' scorso l'annuncio dei 23 vincitori, titolari di un contributo da 1.500 euro ciascuno per l'accesso a programmi di studio e formazione.
"Quest'anno abbiamo ricevuto 131 candidature: il doppio rispetto al 2016. Tra queste - dice Federica Giannotta - anche molte da parte di ragazze: lo scorso anno se ne era presentata solo una. Tra i Paesi piu' 'frequenti', Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Guinea Conakry, Mali, Nigeria e Senegal".
Ma non c'e' solo il dato numerico a stupire: "Ci ha particolarmente colpito il fatto che i ragazzi vogliano specializzarsi in mediazione linguistico-culturale. Lavorando sul campo in Sicilia e a Ventimiglia con il progetto Faro, ed essendo presenti in contesti complicati come il porto e l'hotspot di Pozzallo, sappiamo quanto la figura del mediatore sia fondamentale".
La mediazione come primo passo per creare fiducia. Ma il clima intorno ai migranti in Italia si e' fatto rovente. Cosa ne pensano i ragazzi? "Percepiscono bene questa ostilita' - risponde la responsabile Tdh - e purtroppo abbiamo avuto anche casi di ragazzi malmenati o insultati".
Il problema, azzarda la cooperante, e' che le persone "hanno paura di cio' che non conoscono. Bisogna lavorare di piu' sulla conoscenza reciproca". Una strada che, col piano di Borse di studio, ha gia' dimostrato di essere vincente: "Lo scorso anno ad esempio Wurry, un gambiano di 21 anni, ha completato cosi' bene il tirocinio in uno studio odontoiatrico di Roma per diventare assistente alla poltrona che i suoi tutor hanno deciso di continuare ad investire nella sua formazione e permettergli di avere un profilo professionale ancora piu' specialistico".
Si torna all'affermazione iniziale: l'accoglienza fatta bene crea chance per l'economia, e non solo per gli stranieri: "Con il Progetto Faro abbiamo dato lavoro a otto ragazze italiane, specializzate e competenti. Psicologi, sociologi, antropologi, assistenti sociali, medici, infermieri, mediatori, avvocati, ecc... sono tutte figure utili ad una corretta accoglienza. Forse bisognerebbe chiedere anche il loro parere quando si sollevano questioni di priorita'". Intende il ripetuto 'prima gli italiani'? "Si'. Ma per noi la priorita' non e' data dalla nazionalita', ma dall'urgenza dei bisogni", conclude Giannotta.
Il progetto Faro, attivo dal 2011 e finanziato con donazioni private, da' assistenza ai minori stranieri non accompagnati e alle famiglie con bambini. Nel 2016 ha prestato assistenza psicologica e psicosociale a 12.638 persone in Sicilia, un servizio di informativa giuridica a Ventimiglia e distribuito kit di beni di prima necessita' a minori migranti e famiglie con bambini all'hub di Milano. (DIRE)