13 dicembre 2021 ore: 16:57
Immigrazione

Migranti. “Da Tunisi a Torino”: giornata di riflessione sul paradosso della detenzione amministrativa

Mercoledì 15 dicembre, dalle 15 alle 23, il CineTeatro Baretti di Torino ospita una serie di approfondimenti, performance e proiezioni dedicate alla detenzione amministrativa nel nostro paese con particolare attenzione alla situazione del Cpr di Torino e ai rapporti tra Italia e Tunisia
Benzine, il film di Sarra Abidi

Benzine, il film di Sarra Abidi

TORINO - Mosaico Refugees, l’Associazione Museo Nazionale del Cinema, Asgi e Kriol organizzano l’appuntamento “Da Tunisi a Torino”, alla ricerca della libertà, una giornata di approfondimenti, performance e proiezioni dedicate alla detenzione amministrativa nel nostro paese con particolare attenzione alla situazione del Cpr di Torino e ai rapporti tra Italia e Tunisia.

L’appuntamento è in programma mercoledì 15 dicembre - dalle 15 alle 23 - presso il CineTeatro Baretti di Torino; una giornata che si articolerà attraverso tre panel tematici pomeridiani che saranno collegati attraverso diversi linguaggi artistici quali la danza, la musica e il cinema, che chiuderà la giornata alle 21,30 con la proiezione in anteprima regionale di “Benzine” di Sarra Abidi (Tunisia 2017, 90’) che presenterà il film attraverso un collegamento Skype. L’ingresso è libero per i panel pomeridiani, ingresso unico a 5 Euro per il film.

“Tramontata la rivoluzione e la speranza del cambiamento, la Tunisia è piombata in un incubo economico, istituzionale e sanitario – affermano i promotori dell’iniziativa torinese -. La crisi e la repressione imperversano, spingendo decine di migliaia di persone a fuggire dal Paese. La richiesta di libertà che infiamma le piazze scuote anche i Cpr italiani, dove sono reclusi centinaia di cittadini tunisini. Molti sono partiti come profughi da un Paese in guerra, quasi tutti sono diretti a Nord. Trattenuti in un sistema feroce e irrazionale, vivono una doppia oppressione e l’autolesionismo dilagante ne è la rappresentazione più violenta. Sono migliaia di voci, gesti e corpi che smentiscono la retorica, ormai diventata legge, della Tunisia come Paese sicuro. E che denunciano la collaborazione tra le autorità tunisine e italiane per i rimpatri accelerati”.

“Dopo essere fuggiti da un Paese in grave crisi sociale e istituzionale - dichiara l’avvocato Maurizio Veglio di Asgi e Kriol – centinaia di cittadini tunisini subiscono una nuova oppressione nei Cpr italiani. Nella sostanziale indifferenza della pubblica amministrazione, la diffusione di gesti di autolesionismo ha raggiunto livelli inediti e incontrollabili”.
“La designazione della Tunisia quale Paese di origine sicura – prosegue Yagoub Kibeida di Mosaico – è frutto della volontà di dissuadere a ogni costo la partenza verso l’Italia. Si tratta di una decisione politica che ignora la situazione esistente nel Paese, al solo scopo di respingere più velocemente le domande di protezione internazionale”.
“L'attuale politica migratoria italiana ed europea, – conclude Valentina Noya, vicepresidente dell’Amnc e direttrice di LiberAzioni Festival – si concentra sulla deterrenza, la detenzione e la deportazione come strumenti del consenso. Sono convinta che il dibattito politico e giuridico combinato alle arti abbia il potenziale per affrontare la questione in modo più complesso e rendere tangibile le opportunità che la migrazione offre per le nostre società”.

Il programma della giornata

15,00 Panel 1 - A day in Tunisia. Il 25 luglio 2021 il presidente Kais Saied ha sciolto il Governo e congelato il Parlamento. L’iniziativa, condivisa da parte dell’opinione pubblica, ma giudicata un colpo di Stato da molti osservatori, segna il culmine di una crisi sulla quale è deflagrata la pandemia da Covid-19. A dieci anni dalla rivoluzione dei gelsomini, il Paese che ha battezzato la Primavera araba è in caduta libera. Ne discutono Majdi Karbai (parlamentare tunisino) e Samia Ben Amor (mediatrice culturale); modera Claudia Pretto (UniDolomiti).
Intermezzo: incontrare i movimenti migratori tramite l’arte. Con Paula Fraschia (attivista sociale), Andrea Rampazzo (danzatore) e Innocent Oboh (musicista).

17,00 Panel 2 - Le responsabilità di Roma a Bruxelles. Con il decreto legge del 4 ottobre 2019 l’Italia ha designato la Tunisia quale Paese di origine sicuro. Sotto un’apparenza democratica la situazione è allarmante: collasso istituzionale, corruzione pervasiva, impunità, diseguaglianze e poteri illimitati al presidente e alla polizia. A fronte del fallimento di un Paese intero, non cambia il diktat della politica migratoria italiana ed europea: deterrenza e rimpatri. Ne discutono Martina Costa (Avocats Sans Frontières), Barbara Spinelli (ASGI) e Bilel Mechri (avvocato); modera Ulrich Stege (International University College of Torino, ASGI).
Intermezzo: incontrare i movimenti migratori tramite l’arte. Con Paula Fraschia, Andrea Rampazzo e Innocent Oboh.

19,00 Panel 3 - La doppia oppressione. La metà delle persone trattenute nei C.P.R. e la quasi totalità di quelle rimpatriate dall'Italia sono tunisini. È il risultato dell’aumento degli arrivi e, soprattutto, della collaborazione, rinnovata nell'estate del 2020, tra le autorità dei due Paesi. Nonostante le denunce, le polemiche, le morti, il sistema dei C.P.R. continua a mietere vittime. Come spezzare il circolo vizioso? Ne discutono Monica Cristina Gallo (Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino) e Berthin Nzonza (Mosaico); modera Carla Lucia Landri (ASGI).

21,30 Proiezione del film Benzine di Sarra Abidi (Tunisia, 2017, 90'). Salem e Halima non hanno notizie del loro unico figlio che è partito per l'Italia. Dopo mesi di silenzio, cominciano a circolare voci contrastanti. Che fine ha fatto il loro ragazzo? Il film parla degli itinerari della gioventù tunisina che vive precariamente, dei genitori che lottano in silenzio e del destino di una regione fortemente emarginata. Proiezione in collaborazione con il Festival di Cinema Africano di Verona. Introduce Valentina Noya (Associazione Museo Nazionale del Cinema).
È possibile acquistare in prevendita i biglietti per la proiezione del film.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto Channels of Solidarity promossa da Mosaico Refugees grazie al sostegno di Open Society Foundations.
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