27 ottobre 2015 ore: 12:52
Immigrazione

Migranti, DeLargy (Onu): “Non bisogna essere poveri per essere rifugiati”

Analisi del fenomeno migratorio ai tempi di internet: “Il vero problema non sono le migrazioni, ma la percezione che ne abbiamo e la risposta che offriamo”, spiega il consigliere Onu per l’immigrazione in Italia per la presentazione della rivista Africa e Mediterraneo

BOLOGNA – “Ci stupisce che a sbarcare sulle nostre coste non siano fragili bambini, ma ragazzi in buona salute, con lo smartphone in mano. Questo ci destabilizza, e ci fa pensare: ‘Ma se possono permettersi un telefonino ultimo modello, perché vengono qui?’ Ma non bisogna essere poveri per essere rifugiati”. Parola di Pamela DeLargy, consigliere alle Nazioni Unite per l’immigrazione, a Bologna in occasione della presentazione del nuovo numero della rivista Africa e Mediterraneo dedicato al rapporto tra immigrazione e media, che racconta: “Un signore chiese a un migrante come poteva permettersi il cellulare. La risposta? “Sono siriano, non vengo dall’Ottocento””.

 

È questo il fenomeno migratorio 2.0, e si nutre di Internet e social network, spesso unici strumenti per non sentirsi abbandonati una volta arrivati nel Vecchio Continente, una porta tra passato – in patria – e futuro – tra gli infiniti decreti e norme che variano da Stato a Stato. Perché se sei un migrante e la tua odissea prevede di attraversare diversi Paesi con le leggi in mutamento, dello smartphone non puoi proprio fare a meno. E pazienza se per una parte dell’opinione pubblica quell’oggetto ti rende meno meritevole di un aiuto. “Grazie a Facebook, Twitter, WhatsApp i migranti parlano con la famiglia, si tengono in contatto con chi ha viaggiato con loro, sognano un futuro con chi li sta aspettando nel Nord Europa – continua DeLargy –. Vi faccio un esempio che riguarda Calais, un luogo che vi posso assicurare essere ben peggio dei campi profughi in Congo. È una giungla inaccettabile, ma hanno messo in piedi un business per caricare i telefoni”.

 

Il consigliere, reduce dall’8° Forum globale sulla migrazione e sviluppo organizzato a Istanbul, sottolinea come spesso, parlando di flussi migratori, si bypassino tutti gli aspetti positivi che essi comportano, a partire dalle rimesse. “Si parla solo dei disagi. E spesso si dimentica che la migrazione forzata è solo una parte delle migrazioni, e la migrazione forzata in Europa, non è che una percentuale del totale. Il vero problema non sono le migrazioni, ma è la percezione che ne abbiamo e la risposta che offriamo”.

 

DeLargy denuncia una crisi di politiche per l’immigrazione e l’accoglienza, assenza che in queste condizioni addirittura favorisce la crisi umanitaria in corso, ma promuove il capoluogo emiliano: “La lente attraverso la quale Bologna guarda a questo fenomeno, fatta di una somma di accoglienza e integrazione, è ben diversa dalla lente usata in Ungheria. Bologna è speciale, come vuole la tradizione: segna la differenza tra sentirsi accolti o rifiutati, e alla categoria migranti preferisce l’individuo uomo. Lo dimostra anche nelle scelte di comunicazione sociale, quando a parlare sono proprio i rifugiati, che raccontano la loro storia in prima persona”. (Ambra Notari)

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