Migranti, denuncia di Msf e Caritas: respingimenti sommari negli hotspot
PALERMO - Dal Cpsa di Pozzallo e dall'hotspot sperimentale (ex Cpsa) di Lampedusa, passando per Porto Empedocle, sono diventati più rapidi nell'ultimo periodo i respingimenti dei migranti anche in situazione di vulnerabilità. Sui due territori (Pozzallo e Porto Empedocle), nel mese di novembre, dovrebbero attivarsi due dei cinque hotspot previsti nell'Isola.
Dal 24 settembre a oggi 100 migranti "vulnerabili" arrivati al centro di prima accoglienza (Cpsa) di Pozzallo che necessitavano di cure mediche sono stati respinti, subendo procedure di identificazione più rapide con un approccio diverso rispetto a prima. A renderlo noto, confermando le anticipazioni dei giorni scorsi di Redattore sociale, è Medici senza frontiere, che all'interno del centro ha un suo presidio medico e che si aspetta un chiarimento da parte delle autorità competenti. Tra le cento persone, dell'ultimo periodo, c'erano, donne, anche incinte, minori e persone vulnerabili, passate attraverso viaggi in mare che necessitavano di continuare le cure mediche. La struttura, dove per il momento ci sono 50 migranti, dovrebbe diventare a novembre uno dei cinque hotspot siciliani.
“Nelle ultime settimane, l’équipe di Msf a Pozzallo ha osservato che a diverse persone, precedentemente soccorse in mare, sono stati consegnati avvisi di espulsione con la richiesta di lasciare in breve tempo il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (Cpsa) - ha detto Stefano Di Carlo, capo missione di Msf in Italia -. Il ruolo del Cpsa di Pozzallo non è solo di identificare e registrare, ma anche di fornire primo soccorso a persone che sono passate attraverso condizioni durissime nel loro lungo viaggio verso l'Europa e di garantire una valutazione adeguata dei loro bisogni medici e di protezione”. “Siamo estremamente preoccupati che persone vulnerabili vengano lasciate senza un’adeguata assistenza. E ci preoccupa quello che sembra essere un cambiamento improvviso nelle procedure di identificazione, caratterizzate da una sistematica attuazione di espulsioni dal centro di Pozzallo. Msf si aspetta un chiarimento da parte delle autorità competenti su questi casi specifici e continuerà a monitorare la situazione nei prossimi giorni”.
Intanto, altri respingimenti di migranti sono avvenuti, venerdì scorso, a carico di alcuni subsahariani, provenienti da Cpsa (adesso hotspot sperimentale) di Lampedusa, dopo altre identificazioni frettolose e sommarie. A dirlo, questa volta è la Caritas di Agrigento che ha ascoltato il racconto di dieci migranti provenienti da Lampedusa, trasferiti a Porto Empedocle e poi alla stazione dei treni di Agrigento.
"Migranti provenienti dall’Africa subsahariana, arrivati a Lampedusa e trasportati a Porto Empedocle - dice Valerio Landri, direttore della Caritas di Agrigento -, sono stati sottoposti a un procedimento sommario di valutazione in merito alla 'possibilità di richiedere protezione internazionale'. Hanno ricevuto, un provvedimento di 'respingimento con accompagnamento alla frontiera' e sono stati lasciati alla stazione dei treni di Agrigento con caldo invito a recarsi a Fiumicino per tornarsene in patria".
"In sintesi, pare che adesso, sulla semplice base del paese di provenienza la questura possa decidere se consentire o meno a un migrante di chiedere protezione all’Italia - dice ancora il direttore della Caritas -. Sarà lecito? Se l’istituto dell’asilo politico è pensato per consentire a chi è vittima di una persecuzione 'personale' nel proprio paese di ottenere protezione da un altro Paese, un procedimento sommario come quello che le istituzioni alla frontiera stanno adottando, fondandosi sostanzialmente sulla provenienza del migrante, non consente certamente all’individuo di provare una persecuzione personale che si potrebbe subire anche provenendo da un paese che non sia in guerra. "Ma poi - si chiede ancora il direttore della Caritas -, se il documento che rilasciano ai migranti è di 'respingimento con accompagnamento alla frontiera', qual è il senso dell’accompagnarli alla stazione (che non è una frontiera) per dire loro: 'Adesso tornatevene al vostro paese!'. Ci si aspetta che lo facciano realmente? Potrebbero mai farlo, senza denaro e senza neanche sapere in quale parte della cartina geografica sono finiti?".
"Possibile pensare che a breve un crescente numero di migranti ritenuti non meritevoli di protezione internazionale, con il loro foglio di via in mano, si presenteranno a Fiumicino per comprare un biglietto per tornarsene in patria? - continua Valerio Landri -. La sensazione è che tutto questo non avverrà. Il numero di migranti per i quali verrà d’ufficio sospeso il diritto a richiedere protezione internazionale crescerà: sarà un popolo di 'sans papier' senza nome, senza diritti, senza lavoro, senza tetto che alcuni faranno finta di non vedere, mentre altri li useranno a loro piacimento. In questa confusione all’italiana chi ci va di mezzo sono ancora una volta i più fragili e il privato sociale ed ecclesiale (Caritas, parrocchie, associazioni di volontariato, privati cittadini) che sentirà di dover dare una risposta umana ad una prassi che di umano non ha nulla". (set)