7 luglio 2015 ore: 13:01
Immigrazione

Migranti, "diminuire la povertà che li costringe a fuggire"

Alla tavola rotonda organizzata dal Comitato per una civiltà dell'Amore molte critiche all'Europa, “che deve tornare ai valori fondativi”, analisi e proposte per una politica comune che vada verso lo sviluppo del nostro continente e di quello africano
Immigrati. Muri contro i profughi

ROMA - “Il Mediterraneo è come il lago di Tiberiade citato da La Pira, l'Italia deve farsi ponte fra le culture che vi si affacciano, essere promotrice di un progetto unitario di pace e cooperazione”. “Siamo tutti sulla stessa barca, possiamo salvarci solo tutti insieme”. “Senza un processo generale rischiamo di svuotare il mare con un secchiello”. “Dobbiamo annodare i diversi fili per ottenere risultati”. Le diverse voci presenti ieri al convegno “Europa e Mediterraneo: mare di civiltà, di pace, di lavoro con nuove microimprese”,  promosso dal Comitato per una civiltà dell'Amore in collaborazione con Spes (Centro servizi per il volontariato Lazio) e Flaei Cisl, toccano tanti e ampi punti delle politiche europee, dei diritti dei popoli e degli attuali problemi legati all'economia, alle guerre e alle migrazioni, allo sfruttamento degli uomini e del suolo. Emerge però una comune necessità, di cooperare nella stessa direzione, di unire le forze per risolvere le questioni senza guardarle da un unico punto di vista e da 28 paesi divisi. “Bisogna recuperare i valori fondativi dell'Europa”, sintetizza Franco Mangialardi, vicepresidente del Comitato. Sullo sfondo le recenti vicende greche, e la preoccupazione per uno snaturamento del senso dell'istituzione europea.

Il progetto presentato nell'occasione, “Dall’Italia ponte tra Europa e Africa/M.O. di lavoro e di pace senza emigrare”, vuole essere una soluzione che integri queste diverse istanze: aiutare lo sviluppo nei villaggi africani più poveri con la microimprenditorialità, creare in questo modo una robusta cooperazione fra ong e pmi, aumentare l'occupazione giovanile europea e contestualmente diminuire la povertà che costringe milioni di persone ad abbandonare le proprie terre. “Abbiamo realizzato migliaia di progetti nel sud del mondo – spiega Giuseppe Rotunno, presidente del  Comitato per una civiltà dell'Amore – ma questo è la sintesi di tre importanti programmi precedenti: con 'L'Europa abbraccia l'Africa' chiedevamo di finanziare microimprese in Africa; il secondo appello è stato a maggio scorso, quando sembrava dovessero arrivare migliaia di profughi, con 'Lavoro in Africa per non emigrare'; il terzo è il 'Piano di pace e sviluppo dall'Europa al Medioriente', per avere un lavoro stabile anziché arruolarsi”.

“Le migrazioni che vediamo ora sono fughe dalle aree di conflitto e dalla fame – commenta Renzo Razzano, presidente Spes -, e l'Europa non sta rispondendo adeguatamente. Vi sono focolai ricorrenti di conflitti gravissimi, che provocano ondate di migrazioni. Le primavere arabe hanno prodotto molti fiori appassiti, e qualche riflusso, come in Egitto. C'è la necessità che riprenda lo sviluppo della società civile in questi paesi, separare la democrazia dall'economia è molto pericoloso, e qui può fare molto il volontariato. Bisogna superare la distinzione fra i due tipi di migrazione, e ristabilire le condizioni per la pace. Una volta raggiunta la pace, si possono intraprendere iniziative per il sostegno allo sviluppo, e qui entra in gioco il progetto di oggi. Ma le centinaia di iniziative partite dal nostro Paese rischiano di inaridire se non sono inserite in una strategia generale”. “Vanno fatti piani di investimento decennali – aggiunge Gianfranco Cattai, presidente Focsiv -, anche la Fao ha dichiarato che sono inutili a breve. Va sviluppato un partenariato economico fra microimprese in loco e quelle imprese familiari che hanno fatto l'Italia, in un reciproco vantaggio fra nord e sud”.

All'incontro era presente anche Enrico Granata, in rappresentanza del ministro per gli Affari esteri, che spiega il ruolo dell'Unione per il Mediterraneo, unico forum intergovernativo a 43 stati sul Mediterraneo, che dopo le primavere arabe si pone come canale preferenziale per progetti infrastrutturali. “In ambito mediterraneo la massima preoccupazione è dare sbocco a giovani e donne, soprattutto attraverso la mobilità, cioè fare esperienze utili in territorio europeo per portarsi un bagaglio di conoscenze acquisite. Viene definita 'imprenditoria della diaspora'. La mia proposta è di  creare un canale di comunicazione permanente perché le vostre proposte circolino in questi tavoli multilaterali”. Spiega che è in corso la revisione delle politiche europee per il 'vicinato', divise fra quello orientale e quello meridionale, che ha due terzi delle risorse disponibili: per i sette anni dal 2014 al 2021 si tratta di circa 16 miliardi di euro. “Vogliamo segnalare le buone prassi italiane, con una storia, nell'ambito dell'Upm”. 

“Oensiamo che la  migrazione sia un problema e che quindi vi sia una soluzione, ma si tratta di un fenomeno che ha mosso le civiltà, il mondo non sarebbe stato ciò che è se non ci fosse stato motore della migrazione che spingeva le persone altrove – aggiunge Mario Arca, Iscos Cisl -. Non possiamo lavorare solo sull''hardware', non basta lavorare, bisogna farlo in maniera dignitosa. Lo strumento è l'economia sociale di mercato, che unisce la sostenibilità sociale etica e ambientale con l'utile dell'impresa, che giustifica il posto di lavoro. Non è esportazione di democrazia, ma un modello replicabile e adattabile che abbia punti fissi di giustizia sociale”.

Gianni Fontana, della Federazione Solidarietà popolare, analizza minuziosamente la deriva populista e autoritaria europea e italiana, denunciando la progressiva inciviltà sociale, politica e istituzionale”, “Vorrei che l'Italia rivendicasse un'iniziativa indipendente dai poteri forti, come membro fondatore dell'Europa, e ritornando all'idea di Mediterraneo come lago di Tiberiade”.

Padre Egidio Canil cita l'enciclica di Papa Francesco per sottolineare le responsabilità europee nella situazione, “Perché l'Europa finge di non vedere questo turpe commercio di esseri umani? Perché  ha prima devastato il proprio territorio  e ora depreda e abbruttisce gli altri continenti? E perché l'Italia  non si rende attiva con gli altri paesi europei per parlare con unica voce?”. (Elena Filicori)

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