Migranti e accoglienza, Cnca: "Daremo conto di azioni e di come spendiamo i fondi"
ROMA - “Pronti a dare conto delle nostre azioni e di come spendiamo i fondi stanziati”. Più che una promessa, sembra un appello alla trasparenza e alla correttezza quello del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) che in questi giorni si è riunito in un’assemblea straordinaria convocata sul tema immigrazione. Da mesi, spiega il Cnca, “viviamo una situazione di urgenza, che si è rapidamente trasformata in emergenza – spiega una nota -. E contestiamo profondamente proprio questo approccio tutto teso a intervenire in velocità per liberarsi in fretta di un problema senza avere in mente un progetto di convivenza di lunga durata”. Sul tema, servono quindi risposte “più ampie e strutturate” a fronte degli attuali strumenti “inadeguati”. “A partire dalla legge Bossi/Fini – spiega il Cnca - che, a fronte della situazione complessa che ci troviamo davanti, rende ancora più difficili e macchinosi ingressi regolari rendendo le persone sfruttabili e sfruttate”.
Per le Comunità di accoglienza, però, ci sono dei limiti chiari entro cui si deve intervenire in termini di accoglienza. “La risposta emergenziale deve essere rapida ma allo stesso tempo deve limitarsi ad un tempo circoscritto. Non ci stiamo a farci trascinare in una modalità di lavoro che rischia di farci ritrovare in situazioni nelle quali non ci riconosciamo. E per questo non siamo disposti a collaborare con realtà con le quali non abbiamo un rapporto consolidato; non correremo il rischio di lavorare in cooperazione con chi ha interessi a noi lontani o addirittura vive situazioni di collusione con organizzazioni poco trasparenti”. Per il Cnca, il modello d’accoglienza da seguire è quello dell’accoglienza diffusa. “Non siamo disposti a fare i carcerieri perché riteniamo fondamentale la qualità delle risposte che riusciamo a dare nel rispetto delle persone e dei loro progetti di vita – si legge nella nota -. Il nostro modello di riferimento è l’accoglienza diffusa nel rispetto delle specificità di ogni territorio”.
Comunità impegnate, infine, anche in un lavoro di trasparenza anche attraverso un’indagine sulle realtà associate. “Da parte nostra ci impegniamo, in nome della trasparenza e della serietà con cui abbiamo sempre lavorato, a dare conto formalmente ogni 6 mesi delle attività che svolgiamo in questo settore – spiega il Cnca -, dei fondi ricevuti, di come vengono spesi e delle persone di cui ci facciamo carico. E questo in attesa che sia lo Stato ad assumere la funzione di controllo e di verifica puntuale. Speriamo che riportare la discussione sul piano della concretezza e dei principi che ispirano da sempre la nostra azione possa portare un contributo a questa discussione difficile ma centrale per la nostra civiltà”.