Migranti e media: meno "violazioni colpose", preoccupa la campagna elettorale
Foto Francesco Malavolta
Foto Francesco Malavolta |
ROMA - Diminuiscono le “violazioni colpose” della Carta di Roma da parte dei media e anche l’utilizzo di termini scorretti per raccontare le migrazioni, ma preoccupa la diffusione dei discorsi d’odio e delle fake news sulla rete e l’arrivo dell’imminente campagna elettorale. A fotografare delle tendenze che hanno caratterizzato un anno di racconto di migrazioni e minoranze sui mezzi di comunicazione italiani è il rapporto Carta di Roma 2017 intitolato “Notizie da paura” e presentato oggi a Roma. Giunto alla quinta edizione, il rapporto analizza la carta stampata nazionale e locale, i maggiori telegiornali nazionali e i programmi di informazione e di infotainment per tracciare le principali tendenze del racconto di un anno in cui l’immigrazione è stata al centro del dibattito istituzionale e politico. Ed è proprio il dibattito politico dei prossimi mesi, per Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma, la “tempeste che bisogna prepararsi ad affrontare. La più insidiosa - già si sente il vento che l’annuncia - è prevista per la primavera del 2018. Si chiama campagna elettorale”.
Il rapporto 2017, tuttavia, apre con almeno un paio di notizie positive. La prima riguarda la tendenza riscontrata nei media nell’utilizzo di termini corretti quando si parla di immigrazione, lasciando cadere in disuso il termine “clandestino”, sostituito dalle parole “migrante” e “profugo”, spiega Bellu. Diminuiscono, poi, le “violazioni colpose” dovute alla “scarsa conoscenza del principio costituzionale che sancisce il diritto all’asilo, della Convenzione di Ginevra, e anche del vocabolario”, aggiunge Bellu. Continuano ad essere presenti, invece, le violazioni “specializzate”.
“Durante l’elaborazione di questo rapporto è stata composta una raccolta di titoli che connettono deliberatamente comportamenti criminali all’appartenenza religiosa o alla nazionalità dei loro autori - spiega Bellu -. Alcuni di questi titoli sono stati segnalati ai consigli di disciplina, altri addirittura, ed è il caso del tristemente famoso “Bastardi islamici”, hanno determinato l’avvio di procedimenti penali e la sospensione del procedimento disciplinare”.
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L’avvicinarsi delle prossime elezioni, però, potrebbe cambiare scenario, spiega Bellu. “Nell’ultimo decennio, i picchi quantitativi di notizie, e di notizie ansiogene, sul tema dell’immigrazione, sono stati registrati in perfetta coincidenza con le campagne elettorali per il voto amministrativo, politico o europeo - continua il presidente della Carta di Roma -. In quest’anno pre-elettorale le paure alimentate da un’idea della politica fondata sulla ricerca del consenso facile e immediato sono state assecondate. I servizi dal taglio allarmistico e ansiogeno sono nuovamente aumentati, si è ripreso a parlare dell’immigrazione soprattutto in relazione a specifici eventi di cronaca, in particolare di cronaca nera e giudiziaria, e l’agenda politica ha inciso fortemente anche sul modo di connettere e combinare le notizie”. A preoccupare, però, è anche il web e la proliferazione di notizie false o che incitano all’odio. Un ambito che per Bellu, richiede una maggiore attenzione anche da parte del mondo del giornalismo italiano. “Il fatto che il discorso d’odio e le sue sinistre sorelline fake news proliferino essenzialmente nella Rete - spiega Bellu -, non assolve il sistema dei media, ma al contrario lo chiama a maggiori responsabilità”.
Per quanto riguarda la stampa, è il tema delle migrazioni ad occupare l’agenda lungo tutto il 2017 e lo conferma l’analisi svolta sulle prime pagine di sei quotidiani italiani (Corriere della Sera, il Giornale, l’Avvenire, l’Unità, la Repubblica, la Stampa) e dei titoli della stampa locale e nazionale raccolti da gennaio a ottobre. Un tema in calo del 29 per cento sulle prime pagine rispetto al 2016. Sono Avvenire e Il Giornale ad avere il maggior numero di titoli, con una media di una notizia al giorno. Anche la media giornaliera di notizie del 2017 è inferiore rispetto al passato, 4,5 contro le 5,7 del 2016, mentre il record di titoli e notizie è stato registrato il 6 e 7 settembre in occasione dell’indagine sullo stupro di Rimini e della morte di una bimba nell’ospedale di Trento dopo avere contratto la malaria. Andando a guardare cosa fa notizia nel 2017, però, si nota che la gestione dei flussi e il tema criminalità e sicurezza hanno visto raddoppiare in termini percentuali il numero di notizie rispetto al 2016, mentre cresce in modo significativo il tono allarmistico delle notizie, con quasi 20 punti in più rispetto all’anno precedente, passando dal 27 per cento del 2016 al 43 per cento di quest’anno, ovvero “quattro titoli o notizie su dieci hanno un potenziale ansiogeno”, spiega il rapporto. Dimezzati nell’ultimo anno, invece, i titoli o notizie “rassicuranti”, passati dal 10 al 5 per cento.
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Migrazioni e migranti hanno avuto ampio spazio anche nelle edizioni del prime time dei telegiornali delle sette reti generaliste italiane (TG1, TG2, TG3, TG4, TG5, Studio Aperto e TgLa7). In questo caso, nel 2017, aumentano le le notizie relative al fenomeno migratorio nei telegiornali: 3.713 notizie in 10 mesi, con un aumento del 26 per cento rispetto al 2016. “In testa con il maggior numero di notizie vi sono due telegiornali della Rai - spiega il rapporto -: il Tg3 con 678 notizie e il Tg1 con 668 notizie, anche in ragione della centralità della cronaca politica in questi telegiornali e dell’acceso dibattito su ius soli e gestione dei flussi. Segue a breve distanza il Tg4, il Tg5 e Studio Aperto che mantengono un’attenzione inferiore. Il TgLa7 è il telegiornale che dedica meno notizie all’immigrazione”. In generale, aumenta l’attenzione della Tv sul tema dei flussi migratori: quasi una notizia su due è sulla gestione degli arrivi nel Mediterraneo, ma a crescere è anche la dimensione della criminalità e della sicurezza (quasi dieci in più rispetto al 2015), mentre diminuisce di un terzo rispetto al 2016 il racconto dell’accoglienza. “Il 2017 - spiega il rapporto - conferma l’ipotesi dell’esistenza di una correlazione tra la cornice in cui il fenomeno è raccontato e la percezione dei cittadini verso i migranti. I picchi di insicurezza registrati tra il 2007 e il 2008 (in ragione del binomio tra immigrazione e criminalità), sembrano ritornare: tra gennaio e novembre di quest’anno si registra un incremento della paura degli italiani nei confronti di migranti e profughi (43 per cento, dieci punti in più rispetto al 2015), a fronte di un incremento di notizie legate alla criminalità e all’afflusso dall’Africa sulle nostre coste”.
A fronte di un’attenzione mediatica così importante su un tema delicato come quello dell’immigrazione, il richiamo del presidente dell’associazione Carta di Roma, Giovanni Maria Bellu, ricorda che il testo in questione non è una “lista di suggerimenti”, ma un codice deontologico e che “le sue violazioni sono punite”, precisa. “L’interrogativo che credo doveroso a questo punto porre è se – davanti a violazioni sistematiche, a volte irridenti, messe in atto con continuità dalle stesse testate e dagli stessi soggetti – non sia il caso di ragionare attorno all’opportunità di utilizzare pienamente l’apparato sanzionatorio - conclude Bellu -, fino all’applicazione della sanzione più grave, la radiazione, quando risulti evidente, dal complesso delle violazioni, che si è di fronte a un rifiuto assoluto delle regole professionali”. (ga)