A pochi giorni dall’inizio del conclave, la fondazione Migrantes e la Commissione Episcopale per le migrazioni ricordano l’impegno di Benedetto XVI per i diritti dei migranti e delle minoranze. Un tema che dovrà accompagnare anche il nuovo pontificato
Stefano Dal Pozzolo/contrasto
ROMA – Mentre tutto il mondo attende l’annuncio della data di inizio del prossimo conclave e uno strano clima di sospensione avvolge la Chiesa in questi giorni, la Fondazione Migrantes e la Cemi hanno voluto ricordare l’impegno di Benedetto XVI sul tema dei migranti e delle minoranze. Un tema questo che Migrantes e Cemi ritengono debba essere al centro anche del nuovo pontificato e su cui anche il governo italiano, nonostante la perdurante fase di instabilità, è chiamato a prendere posizione. Durante i suoi otto anni di pontificato, Papa Ratzinger è sempre stato molto attento alla questione delle migrazioni e più volte durante il suo magistero si è espresso ricordando la condizione disperata dei migranti e dei rifugiati nel mondo. Una condizione fatta di drammi, paure, povertà e violenze da cui fuggire, ma anche attese, gioie e speranze di un futuro migliore. E in diverse occasioni il Papa ha ricordato alla comunità dei credenti e alla società civile il dovere dell’accoglienza e della carità nei confronti di queste persone, così come il sentimento di solidarietà umana e il dovere di tutelare i diritti di tutti, specialmente dei bambini e delle donne migranti. Ma l’attenzione di Benedetto XVI non si è fermata solo a chi si sposta in cerca di migliori opportunità di vita e di lavoro: diverse volte nelle udienze straordinarie il Papa ha sollevato anche la questione delle minoranze, con particolare sensibilità verso il popolo rom, la gente dello spettacolo viaggiante e il mondo dei marittimi.
La Cemi e Migrantes si sono poi espresse anche riguardo alla fine dell’emergenza Nord Africa. Da un lato i due organismi della Cei si sono dichiarati riconoscenti alle comunità, alle associazioni e ai volontari che per tutta la durata del programma di accoglienza dei rifugiati dal Maghreb hanno permesso di trasformare una situazione d’emergenza in un percorso di integrazione e di reinserimento sociale dei profughi e dei richiedenti asilo. Dall’altro lato, però, hanno condannato il modello di gestione dell’accoglienza ribadendo con forza la necessità di una programmazione politica e sociale di più ampio respiro, in modo da evitare il carattere di estemporaneità ed emergenzialità con cui si è affrontato il dramma dei rifugiati del Nord Africa dopo le primavere arabe. Altro tema caldo su cui Cemi e Migrantes esprimono la propria preoccupazione, auspicando un intervento politico del governo italiano, è il numero crescente di casi di morte di giovani immigrati in Italia. Giovani costretti quasi sempre a vivere in condizioni drammatiche, in abitazioni di fortuna o, più spesso, senza fissa dimora, senza lavoro o con un lavoro precario, con nessuna sicurezza e tanta solitudine. Per loro, le case e i centri di prima accoglienza nei comuni e nelle diocesi, che pure svolgono un’opera caritatevole straordinaria in questo momento di crisi, sono spesso insufficienti. L’appello allora è rivolto ancora una volta al governo italiano affinché elabori un piano abitativo popolare che possa assolvere al dovere di ospitalità anche verso i lavoratori migranti e le loro famiglie. (Giulia Lo Giudice)