25 luglio 2015 ore: 09:45
Immigrazione

Migranti, ecco EuNavFor Med, la missione per combattere i trafficanti

A quasi un mese dal suo lancio sono ancora tanti i punti oscuri sulle tre fasi e sul suo svolgimento. E intanto in Libia i migranti sono salvati soprattutto dalle navi dei privati. Il ministro della Difesa Pinotti ha spiegato la missione in un'audizione parlamentare
Sbarchi. Barconi nel mare
Sbarchi. Barconi nel mare

MILANO – La sigla è nota fin da quando Wikileaks ha pubblicato i documenti riservati con i quali l'Unione europea cominciava a discuterne in maggio, appena dopo l'approvazione dell'Agenda immigrazione. Si tratta di EuNavFor Med (Marina militare europea Mediterraneo, ndr), la missione in tre fasi lanciata ufficialmente il 27 giugno e su cui ancora si addensano diversi dubbi. Lo scopo è contrastare lo smuggling, il traffico di esseri umani dalla Libia. Ma la sua presenza non ha potuto impedire che il 23 luglio, a largo delle coste libiche, morissero annegati almeno 40 profughi. La missione è partita, ma per continuare ha bisogno di una risoluzione Onu e dell'appoggio degli Stati membri.

Secondo il Briefing paper della Camera dei Comuni inglese datato 9 luglio 2015, la missione EuNavForMed avrebbe un modello: Atalanta, realizzata nel Golfo di Aden e in buona parte dell'Oceano Indiano con durata fino a dicembre 2016. La missione, per l'Europa ha costituito un importante stop alla pirateria e prevedeva l'affondamento delle navi, tra i punti più controversi di EuNavFor Med. Il comando generale della missione, che ha sede a Roma ed è guidato dall'ammiraglio Enrico Credendino, è stato visitato il 22 luglio dal ministro della Difesa Roberta Pinotti. Come spiega il Ministro in un'audizione parlamentare del 21 luglio, la prima fase "prevede che il dispositivo navale europeo operi in alto mare e che focalizzi la sua attività verso l’individuazione e il monitoraggio delle reti di trafficanti e scafisti, attraverso la raccolta informativa e il pattugliamento dell’area di operazioni".

È l'unica per la quale esiste già un via libera dall'Unione europea. La seconda, invece, prevede "un incremento della pressione su scafisti e trafficanti, mediante visite, abbordaggi, perquisizioni e sequestri, in acque internazionali o, qualora richiesto dalle Nazioni Unite o dal Governo dello Stato costiero interessato, anche all’interno delle acque territoriali". L'ultima fase, spiega sempre Pinotti al Parlamento, entrerà in vigore solo in caso di risoluzioni dell'Onu e di consenso degli Stati europei interessati alla missione, in questo caso l'Italia, e avrà lo scopo "di contrastare in maniera sempre più efficace l’attività dei trafficanti di esseri umani, con l’eventuale distruzione dei mezzi impiegati per il trasporto dei migranti anche nel territorio dello Stato interessato". Il tutto per la durata totale di dodici mesi. Le spese per l'utilizzo delle navi militari, secondo il brief report degli inglesi, sarà coperto dagli Stati europei, con il sostegno di un fondo europeo dedicato da 11,82 milioni di euro. Per ora sono 14 i Paesi europei che hanno aderito alla missione.

Dal 4 luglio sono in volo i primi aerei che stanno svolgendo missioni di intelligence sul Mediterraneo sud. Il problema però che con l'introduzione di EuNavFor Med paiono meno presenti le navi militari vicino alla Libia. Tanto è vero che la maggior parte dei salvataggi di quest'ultimo mese sono stati svolti soprattutto da navi private. Secondo alcuni analisti, come l'ex capo della difesa, il generale Vincenzo Camporini, la missione fallirò perché, come Mare Nostrum, incentiverà alle partenze. Così ha dichiarato al giornale online Euobserver. (lb)

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