Migranti, educatori Sprar come supereroi: integrazione sociale in soli 6 mesi
- Possono passare quindici anni senza che quasi nessuno si occupi di te. Sì, insomma, nessuna richiesta per un’intervista, solo fugaci e periferiche comparse sulla stampa locale per qualche iniziativa altrettanto locale e puntuale. Poi, un giorno, si fa vivo un videomaker disponibile a produrre gratuitamente un video sull’esperienza che stai conducendo. Perché No? Quale migliore occasione per celebrare i primi tre lustri del progetto Sprar? Così nasce, quasi per caso, “Vicini di casa venuti da lontano”, il corto che ha segnato il record di visualizzazioni sulla pagina facebook della cooperativa sociale che gestisce il centro. Un cortometraggio molto semplice, ma decisamente efficace nel rappresentare il clima, gli obiettivi e soprattutto le vicende che s’intrecciano in un centro d’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo della provincia di Varese. In sette minuti scorrono le immagini della quotidianità: il risveglio mattutino, il corso d’italiano, il pranzo insieme. Ma soprattutto prendono parola i protagonisti del servizio.
Da una parte i rifugiati, che raccontano in breve il percorso che li ha portati a diventare “vicini di casa” provenendo da Paesi lontani: Burkina Faso, Mali, Pakistan, Gambia, Libano. Solo una manciata di secondi per ciascuno, ma abbastanza per rendere tutte le fasi, anche emotive, attraversate da questi giovani: il motivo del viaggio, i rischi, i punti di domanda dopo l’arrivo in Italia, l’accoglienza, i desideri per il futuro. Dall’altra le educatrici, che in estrema sintesi descrivono il loro lavoro e si mettono in gioco, mettendo in luce a loro volta i propri desiderata per il futuro. Proprio l’ultima parte del video fonde in maniera efficace e un poco toccante i desideri e i progetti di ospiti ed educatrici: “vorrei che le persone con cui lavoriamo riescano a portare a termine i loro progetti familiari e di vita e mi piacerebbe che sia in Italia che in Europa ci fosse un clima di accoglienza e di rispetto per le persone che arrivano”. Poi, solo tre settimane dopo il debutto del video sui social, dalla cooperativa richiedono che ogni centro produca un minuto di immagini che illustri la propria attività; l’obiettivo è quello di arrivare a un video “istituzionale” della cooperativa. La richiesta spiazza il gruppo degli operatori, ai quali, non a torto, pare di aver espresso tutto quello che c’era da dire nel cortometraggio che ora conta quasi quattromila visualizzazioni. Che fare, allora? Nasce così “Super-sprar”, sessanta secondi in cui l’equipe educativa esprime in modo autoironico il lato nascosto del lavoro dei progetti di accoglienza dei rifugiati.
Eh già, perché tra il viaggio della speranza in Italia e i desideri per il futuro si frappongono tutti gli ostacoli che gli ospiti devono affrontare e superare. La jungla della burocrazia italiana, le difficoltà ad ottenere un alloggio senza un contratto di lavoro regolare, l’occupazione che manca, i tempi brevi in cui bisogna imparare una lingua sconosciuta. Insomma, un compito per supereroi; ed ecco allora che nel nuovo video compare l’intera equipe nei panni di un fantomatico e sarcastico “Super-sprar” - con tanto di “S” rossa in campo azzurro - in grado di far giungere le persone ospitate all’integrazione sociale in soli sei mesi, il limite fissato, appunto, per i progetti Sprar. Probabilmente il secondo video non finirà mai sui canali social, e forse è meglio così. Ma se vi capita di vedere “Vicini di casa venuti da lontano”, mandate un pensiero affettuoso anche al quotidiano titanico lavoro degli educatori “Super-sprar”.