Migranti, Flick: "Le quote? Mi ricordano la definizione di 'scarto'"
ROMA - “Dobbiamo sfidare i razzisti infami su questi temi, avere un po' più di aggressività, far loro ripetere i dati di quando i migranti eravamo noi”. Sembra aver perso la pazienza Gian Antonio Stella, mentre cita a memoria alcuni commenti apparsi anche sul forum del Corriere a proposito del naufragio nel Mediterraneo che provocò 800 morti. “Voglio vedere se hanno ancora voglia di dire buon appetito ai pesci, se al posto dei migranti di oggi ricordano la famiglia italiana che perse i nove figli durante la traversata verso l'America”, aggiunge. Ricorda che nel 1922 erano centinaia gli italiani clandestini che passavano il confine tutte le notti al Col di Tenda, e che nel 1946 si stimavano in 30 mila le persone fuggite in Francia, mentre il Veneto si svuotava di abitanti. “La verità rende liberi”, ricorda Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, mettendo in chiaro alcuni aspetti della normativa italiana ed europea sull'immigrazione. “Dobbiamo fare chiarezza, attuare il principio di verità, e dire che la migrazione non è un'emergenza, ma un fatto strutturale: l'Europa è in crisi demografica, mentre l'Africa è in esplosione, un fenomeno noto fin dalla Bibbia, che descrive la migrazione degli ebrei. Allo stesso modo la protezione non può essere temporanea, sussidiaria, ma strutturale”. L'occasione è la presentazione della Campagna “Stop Tratta – Qui si tratta di esseri umani”, realizzata da VIS e Missioni Don Bosco.
“La nostra Costituzione fu scritta in un periodo in cui erano gli italiani ad andarsene con la valigia di cartone, e quindi con maggiore attenzione per chi emigra che per il paese di arrivo – continua Flick -. Un testo di grande apertura, in cui l'articolo 10 indica la protezione a tutti coloro che non possono godere nel proprio paese delle stesse libertà del nostro. Ciò è oltre la classica definizione di rifugiato prevista dalla Convenzione di Ginevra del 1951, perché indica una fascia più ampia dei perseguitati. In mezzo a queste categorie ci sono i migranti economici, che scappano dalla propria terra per trovare un sostentamento. Vi è però un forte elemento di ambiguità: la Corte Costituzionale ha detto nel 2010 che è il legislatore che ha la discrezionalità nel bilanciamento fra la solidarietà, principio fondamentale, e la sicurezza”.
Anche sulla sicurezza Stella ricorda qualche dato che avvicina il passato italiano all'attuale percezione dei pericoli dell'immigrazione: “Nel 1876 si stimavano in circa 80 mila i bambini italiani che erano stati venduti, come ci ricordano romanzi come 'Senza famiglia', il più noto Remì, o il 'patriotta padovano' del libro Cuore. Le donne italiane riempivano i bordelli del Cairo, la prostituzione in Argentina, Brasile e Stati Uniti era in mano agli italiani, per non parlare degli scafisti, con centinaia di migranti morti per epidemie e cattive condizioni igieniche su navi che prima portavano carbone e poi persone”.
Flick spiega poi che il quadro europeo, fra Trattato di Lisbona e direttive di Dublino, risulta ancora più ambiguo, perché non fa riferimento all'esercizio della libertà. “Esiste l'inviolabilità del domicilio per tutti, non solo per i cittadini, ma se non hai una casa come puoi esercitare questa libertà?”. Con le regole di Dublino la questione sembrava riguardare solo i paesi rivieraschi, che tendevano a non applicare per far transitare i migranti verso i paesi del nord. Poi, “per l'ondata emozionale della foto del bambino sulla spiaggia, o forse per carenza di manodopera, improvvisamente sembra che Dublino sia superato, anche se ora mi lascia perplesso il sistema delle quote, mi ricorda la definizione di 'scarto', che può essere tossico, speciale, o materia prima, come quando Primo Levi citava gli ufficiali che chiedevano 'quanti pezzi?'.
Il presidente della Corte Costituzionale contesta quindi la pretesa di arginare tale fenomeno con la limitazione degli accessi, anziché lavorare sulle cause. “La prima azione per contrastare la tratta è creare dei corridoi legali, prendiamo esempio dal proibizionismo. Gli stati sono stati separati col compasso. Ci sono inoltre i migranti ambientali, per siccità e carestie, e non ha senso la netta distinzione fra richiedenti asilo e migranti economici”. Va quindi rovesciato l'approccio che individua l'immigrazione come fattore di crisi: “C'è stato prima l'incubo dell'idraulico polacco, poi della badante romena, ora dell'operaio siriano”.
“Va realizzata una integrazione che non sia né ognuno separato con la propria cultura, né un'assimilazione che annulli le radici – conclude Flick -: come per l'idea del logo dell'Unione europea, va realizzata l'unità nella diversità, e Dio ci guardi dalla predominanza di una minoranza sugli altri. Sono tutti troppo pronti ad indignarsi, ma non ad operare”.