10 aprile 2017 ore: 15:47
Immigrazione

Migranti, formazione nella moda etica per tornare a casa con un lavoro

Progetto pilota grazie al partenariato tra Lai-momo e International Trade Centre dell’Onu: formazione per 250 migranti in 4 anni nei settori della moda (abbigliamento, tessile, pelletteria). Potranno tornare nel proprio paese (se lo desiderano) attraverso percorsi di rimpatrio volontario assistito
Africa e Mediterraneo - La sfida della moda africana

- BOLOGNA - Dare la possibilità a migranti provenienti da Burkina Faso, Mali e Gambia di formarsi nei settori della moda (abbigliamento, tessile, pelletteria) e di rientrare, se vogliono, nel loro Paese di origine attraverso percorsi di rimpatrio volontario assistito con nuove competenze e conoscenze e un lavoro nella moda etica o nel design in Africa occidentale. È l’obiettivo del partenariato tra la cooperativa sociale Lai-momo di Bologna e l’International Trade Centre (Itc) delle Nazioni Unite, che punta a potenziare la formazione laboratoriale per migranti dell’Africa occidentale in Italia. “Questo progetto è diverso, noi lavoriamo nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa ma anche in Asia, per aiutarli a sviluppare l’economia e creare posti di lavoro attraverso il commercio – ha detto Arancha Gonzàlez, direttore generale dell’International Trade Centre – La moda muove miliardi di euro e crediamo che una parte possa andare a beneficio di questo sviluppo economico”. L’idea è collegare il lavoro dell’Itc con quello di organizzazioni che si occupano di richiedenti asilo e migranti, in questo caso Lai-momo. “Sono tanti i giovani africani che arrivano in Europa per motivi diversi, guerre, persecuzioni, problemi politici ma anche povertà – continua Gonzàlez – Cercano una vita migliore, ma oggi in Europa è molto difficile. Molti di loro, se ne avessero la possibilità, tornerebbero nel loro Paese di origine”. Obiettivo di questo progetto è insegnare ai migranti un mestiere e consentire loro, se lo vogliono, di tornare nei loro Paesi per lavorare nella moda etica, grazie ai progetti dell’International Trade Centre. “È un progetto pilota che inizia dall’Italia – spiega Gonzàlez – Credo ci sia spazio per aiutare centinaia di persone, se funziona avremo creato una maniera diversa per collegare i migranti in Europa con i posti di lavoro nel Sud del mondo”.

Inaugurato nel luglio 2016, il Centro formativo di Lama di Reno, frazione di Marzabotto (Bologna) ha visto 18 richiedenti asilo, accolti nel Centro di accoglienza straordinaria gestito da Lai-momo sul territorio, seguire i laboratori nei settori del tessile e della pelletteria. Con il progetto europeo, finanziato con 10 milioni di euro dall’Unione europea (di cui un milione di euro per la formazione a Bologna e i restanti per lo sviluppo economico di Burkina Faso e Mali) saranno 250 in 4 anni i migranti provenienti da Burkina Faso, Gambia e Mali che avranno la possibilità di formarsi nel centro di Lama di Reno, situato nei locali dell’ex cartiera, per il profilo tecnico e in un Centro formativo di Bologna (in via Boldrini) per tutta la parte d’impresa (informatica, management, ecc.). Saranno selezionati da tutta Italia in base alla nazionalità, al desiderio di partecipare e alle competenze che già hanno o che hanno interesse a sviluppare. “Migrazione e sviluppo rappresentano temi complessi, che vanno affrontati con proposte innovative e un approccio concreto – ha detto Andrea Marchesini Reggiani, presidente della coopeativa Lai-momo – Crediamo che questo progetto possa essere un modello: obiettivo è il rientro volontario dei migranti formati che, ovviamente, potranno anche scegliere di spendere queste nuove competenze in Italia o in Europa”.

“Questo è un importante progetto per il territorio che concretizza l’impegno per dare ai migranti accolti non solo assistenza ma opportunità e alternative – ha detto Romano Franchi, sindaco di Marzabotto – Per affrontare l’immigrazione bisogna creare lavoro, soprattutto nei Paesi di origine: con formazione, la possibilità di rientrare e un lavoro si dà a queste persone la possibilità di avere una qualità della vita diversa da quella che hanno oggi”. Soddisfatto anche Luca Rizzo Nervo, presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria metropolitana di Bologna. “Questo progetto completa la strategia che stiamo cercando di realizzare sul territorio in cui l’accoglienza non è solo vitto e alloggio ma è anche costruire prospettive di autonomia e riscatto – ha detto – La migrazione è un dato strutturale e non emergenziale e richiede risposte che non siano episodiche: bisogna fare di più, favorire i percorsi di crescita, sostenere le ambizioni di vita delle persone. Il Polo formativo è un’esperienza importante così come quella del Cas di Lama di Reno: il nostro impegno deve andare in questa direzione”.

Il progetto – che sarà implementato da Ethical Fashion Initiative dell’Itc attraverso il programma Itc Comunità povere e commercio – sarà presentato il 10 aprile a partire dalle 15 a Lama di Reno in un incontro in cui è prevista la partecipazione del sottosegretario di Stato al ministero degli Interni, Domenico Manzione, di Stefano Manservisi, direttore generale della Direzione generale della Cooperazione internazionale e dello sviluppo della Commissione europea, di Arancha Gonzàlez dell’International Trade Centre delle Nazioni Unite. (lp)

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