Migranti, Frascaroli: combattere la decisione di riaprire i Cie
Il Cie di Ponte Galeria a Roma
BOLOGNA – La decisione del Governo di aprire nuovi Cie “va combattuta a livello politico e amministrativo”, perché riaprire un centro di identificazione ed espulsione a Bologna “significa un arretramento. E non passa, col sindaco siamo d’accordissimo”. A parlare in questi termini è Amelia Frascaroli, ex assessore al Welfare di Palazzo d’Accursio e oggi consigliera comunale, che nello scorso mandato è stata in prima linea per la chiusura del Cie. Frascaroli ne parla oggi prima di entrare in Consiglio comunale. “Vediamo com’è la proposta dei mini-Cie, finora ho visto solo notizie riportate dalla stampa, non conosco i termini. Però già sentire questo approccio mi pare errato”. Secondo Frascaroli, infatti, “si enfatizza molto l’aspetto della irregolarità, quando la riproduciamo e moltiplichiamo continuamente per effetto di una legge scandalosa, fuori dalla storia e ormai polverizzata come la Bossi-Fini”. In altre parole, insiste Frascaroli, “non abbiamo una legislazione adeguata e anche il meccanismo dell’accoglienza e della gestione delle domande di rifugio va rivisto. Abbiamo tutte le condizioni per farlo, spazi e soldi ci sono”. Quindi, ammonisce l’ex assessore, prima di aprire un nuovo Cie “bisogna risolvere un problema di sistema, cioè avere una legislazione che non crea irregolari”. E aggiunge: “Va combattuta la decisione del governo di aprire nuovi Cie, a livello politico e amministrativo. Chiediamo leggi più adeguate e un rinnovo dei meccanismi di accoglienza, poi possiamo parlare anche degli irregolari. Ma che accordi fa Minniti? Gli stessi che faceva Berlusconi? Lo sa che in Libia mettono in carcere le persone che aspettano di imbarcarsi?”. Insomma, ribadisce, riaprire la struttura a Bologna “significa un arretramento. Non passa”. (Dire)