Migranti. Free Open Arms e Iuventa, appello affinché "nessuno sia più respinto nell’inferno libico"
PALERMO - "Rompiamo il silenzio e l’indifferenza di fronte al naufragio dei diritti umani. Dalla Sicilia invitiamo a convocare presidi in tutta Italia per chiedere il dissequestro delle navi umanitarie Open Arms e Iuventa e consegnare alle prefetture un appello perché ci sia un cambio di rotta a tutela dei diritti umani dei migranti 'detenuti' in Libia”. A partire da queste parole domani a p.zza Verdi alle 10, tutte le realtà aderenti alla rete antirazzista siciliana si raduneranno in corteo per poi spingersi fino alla sede della prefettura dove consegneranno l'appello-documento. Oltre a Palermo, domani anche a Napoli si svolgerà un sit-in davanti alla prefettura.
"Con questo appello chiediamo alla politica italiana, ai giudici dei tribunali, alle persone comuni, di rispondere a una domanda semplice: siete d’accordo e volete essere complici di politiche che nel Mediterraneo hanno conseguenze dirette di torture, stupri, riduzione in schiavitù, uccisioni? E in nome di cosa paghereste questo prezzo? Complici che credono a un’invasione che non esiste? Complici di chi usa i migranti per costruire carriere sulla paura e la diffusione del razzismo, e per spostare l’attenzione dai veri problemi della gente che sono il lavoro e il reddito, la sanità e la scuola privatizzate e sotto attacco, la povertà e le diseguaglianze sempre crescenti? Cosa hanno a che vedere le migrazioni con tutto questo? In che modo distruggere il diritto dei diritti umani e legittimare una società incattivita e piena di odio potrà aiutarci a vivere meglio? Chiediamo conto di quanto sta accadendo in spregio alle convenzioni internazionali ed europee, ai nostri principi costituzionali, al diritto del mare, ma anche alla stessa cosiddetta civiltà giuridica europea; chiediamo con forza l’immediato dissequestro delle navi Open Arms e Iuventa; chiediamo la sospensione immediata dell’accordo Italia-Libia; chiediamo accessi legali e sicuri ai paesi europei".
"Dopo Pozzallo a sostegno dello sciopero della fame di Irpo, adesso siamo a Palermo ma l'invito è rivolto a tutta l'Italia. Le associazioni che hanno aderito all'appello sono purtroppo tutte testimoni indirette di quello che sta succedendo in Libia - sottolinea l'attivista della rete antirazzista, Alessandra Sciurba -. Questo apre due tipi di emergenze reali. La prima è quella della violenza diretta, inaudita sui corpi di donne e bambini e uomini in Libia. Su questo l'Italia ha le sue responsabilità in relazione all'accordo stipulato con la Libia. L'altra emergenza è l'indifferenza degli italiani riguardo tutto questo che sta succedendo. Sembra che a nessuno interessi sapere che la diminuzione degli sbarchi è il frutto di un prezzo altissimo che stanno pagando tante persone bloccate nei centri libici. Noi rivendichiamo solo la legalità, perché non si tratta di bontà né di buona volontà ma di diritti umani. Siamo davanti ad un mondo alla rovescia in cui la solidarietà viene criminalizzata. La stessa cosa vale per le due navi umanitarie sequestrate che non possono continuare ad attivarsi per il salvataggio delle vite. Inoltre non ci stancheremo di continuare a chiedere con forza l'attivazione dei canali di accesso sicuri per tutti i migranti".
"La nave della Ong Proactiva Open Arms è ancora sequestrata al porto di Pozzallo, così come la nave Iuventa della Ong Jugend Rettet al porto di Trapani. Ogni giorno in cui queste navi restano ferme è una condanna a morte per centinaia di persone che annegano o che vengono riportate indietro nell’inferno della Libia - si legge ancora nel documento della rete antirazzista -. L’accusa di fondo è sempre la stessa: avere salvato vite umane nel Mediterraneo e, nel caso della Open Arms, avere rifiutato di consegnare le persone sottratte alla morte alla guardia costiera libica, la cui condotta è stata definita dalle Nazioni Unite come 'spericolata e violenta'. Accusa mossa da procure siciliane che sembrano avere ingaggiato una guerra aperta contro la solidarietà, come se fosse questo il problema criminale dell’Italia".
Anche la giunta comunale presieduta dal sindaco Orlando ha aderito all'appello. “L'Italia ha tenuto un comportamento modello in Europa in questi anni - ha dichiarato il sindaco Orlando -, contribuendo, direttamente con le proprie forze armate o attraverso la collaborazione con le organizzazioni umanitarie, a salvare migliaia di vite umane, a salvare la faccia e la dignità di un'Europa chiusa sempre più lontana dai propri valori fondanti. Oggi il blocco di queste navi nei nostri porti appare quindi ancora più grave perché sul piano pratico impedisce interventi di salvataggio e sul piano politico-culturale distorce la percezione del lavoro fatto dalle organizzazioni, che certamente tutto può essere fuorché criminale o illegale”. (set)