Migranti, Gentiloni: “Giusto aiutarli a casa loro"
ROMA – “Dobbiamo lavorare per gestire in modo più civile e organizzato i flussi migratori. Quest’anno c’è stato un enorme aumento verso la Grecia, mentre per l’Italia i numeri sono grosso modo quelli dell’anno scorso. All’origine però c’è l’assoluta drammaticità di alcune situazioni, il lavoro fondamentale che dobbiamo fare quindi riguarda paradossalmente un argomento usato dalla destra nella propaganda anti immigrazione e cioè quello di aiutarli a casa loro. Su questo siamo assolutamente d’accordo, dobbiamo intervenire sulle cause delle crisi e delle povertà nei paesi di origine, e arrivare a stabilizzare la situazione in Libia”. Lo ha sottolineato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, intervenendo oggi a Roma al convegno organizzato dalla commissione diritti umani del Senato e dalla comunità di Sant’Egidio dal titolo “Se la via del mare finisce alla stazione”.
Ricordando il recente accordo europeo sul ricollocamento di 40 mila migranti Gentiloni ha aggiunto: “per l’Italia si parla di 24 mila persone in 18-24 mesi, ma nel nostro paese solo a giugno sono arrivati 27 mila migranti, quelli da ricollocare sono meno di quelli che sono arrivati solo nell’ultimo mese, questo dà la dimensione del fenomeno. Dobbiamo, però, uscire dalla sindrome dell’invasione: i numeri sono elevati ma non autorizzano a fare allarmismo”. Il ministro ha poi sottolineato la difficoltà di rimpatriare i migranti verso i paesi di provenienza. “Dobbiamo stare attenti a non raccontare la storia che diamo accoglienza a chi ha diritto e per gli altri organizziamo i rimpatri – ha detto - Si può lavorare per rendere più stringenti gli accordi che ci sono con alcuni paesi ma nel 2015 avremo circa centomila persone non titolari di protezione internazionale e per loro il rimpatrio attraverso provvedimenti giudiziari e il trasporto aereo non sarà certo facile. Le soluzioni miracolose non esistono”.
Nel corso dell’incontro la Commissione diritti umani e la comunità di Sant’Egidio hanno avanzato alcune proposte per superare le criticità nella gestione del fenomeno migratorio. In particolare, secondo il presidente della Commissione, Luigi Manconi, bisogna favorire i ricongiungimenti familiari e creare un Fondo speciale di solidarietà con gli altri paesi europei per immigrazione e asilo. “L’Italia, senza astenersi dall’attività del Consiglio dell’Unione europea deve sviluppare un’iniziativa autonoma, stringendo una serie di accordi bilaterali con gli altri paesi europei che già si sono mostrati disponibili – spiega – per esempio il regolamento Dublino oggi è considerato una cappa, o una camicia di forza, ma esso prevede deroghe in accordo con altri paesi, e l’ utilizzo dei ricongiungimenti familiari. Un’occasione che va colta – spiega -. La seconda proposta riguarda il fatto che l’Italia è un contributore netto dell’Ue: cioè dà all’Europa più di quanto riceve. Nel momento in cui viene violato principio di solidarietà tra gli stati, l’Italia può chiedere quindi che la quota eccedente sia destinata alla creazione di un fondo speciale di solidarietà per immigrazione e asilo. È una possibilità che va manovrata con saggezza e realizzata con prudenza, e richiede una scelta politica netta e coraggiosa”.
D’accordo con la proposta di Manconi anche Andrea Riccardi, tra i fondatori della comunità di Sant’Egidio. “ A queste proposte aggiungo la possibilità di aprire canali umanitari in virtù della direttiva europea che consente una deroga a Shengen attraverso l’assegnazione di visti umanitari – spiega -.Dobbiamo ricordare che non siamo davanti a un’ emergenza ma a un fenomeno strutturale”. Sulla stessa scia Mario Marazziti, parlamentare di Per l’Italia: “se pensiamo all’immigrazione solo come fenomeno emergenziale sia le domande che le risposte che mettiamo in campo sono sbagliate – afferma – ci troveremo sempre di fronte a una sovrarappresentazione del fenomeno che innesca il circuito dell’angoscia e della paura”.