Migranti, Giro: I corridoi una scelta ragionevole, l'Ue ci aiuti
Roma - "Ahlan, benvenuti" ha detto in arabo il viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Mario Giro, accogliendo i 40 profughi siriani atterrati a Fiumicino stamani, e provenienti dai campi profughi in Libano, nell'ambito del progetto dei Corridoi umanitari. "L'Italia continua la sua politica, una politica ragionevole che dimostra che se la societa' civile e le istituzioni si mettono insieme si puo' realizzare quell'accoglienza diffusa che non crea allarme sociale, che aiuta chi viene con canali sicuri, legali, e che non fa morire", ha aggiunto.
"Stamani un giornalista mi ha chiesto se non mi senta 'un pesce fuor d'acqua' rispetto a quello che sta accadendo in America. Io rispondo che dipende dall'acqua: se e' inquinata dall'odio, si'. Penso a quello che e' avvenuto in Canada", ossia l'attacco terroristico a una moschea di Quebec City. "Il 'cattivismo'- ha spiegato il viceministro- aumenta la nostra insicurezza perche' propaga l'odio, e a questo non c'e' rimedio. Ma questo- il suo monito- lo capiscono solo gli italiani".
Quindi la critica all'Unione europea: "L'Italia da giugno scorso ha presentato una proposta all'Ue - il Migration Compact, ndr - e ora anche al presidente Tajani chiediamo di fare in modo che il Parlamento approvi presto tale strumento di finanziamento affinche' si possa negoziare una gestione ordinata dei flussi con i Paesi di origine e di transito. Non esiste nessuna soluzione nella gestione dei flussi se non c'e' un accordo con quei paesi. Muri o chiusura non servono" ha sottolineato il vice capo della Farnesina.
"Chiediamo inoltre solidarieta' all'Europa nella redistribuzione del carico- ha aggiunto ancora- Gridare e parlare di muri non serve. Lo vediamo in America, con i giudici gia' contrapposti all'Esecutivo. Tra qualche mese vedremo le conseguenze di questo meccanismo- ha avvertito, e poi in conclusione, "c'e' un obbligo umanitario che viene prima di tutto: dobbiamo proteggere chi fugge dalle guerre, permettere a questi profughi di condurre una vita normale in modo che tornino presto nel proprio paese quando sara' in pace. Questo riguarda anche la Libia, che non e' ancora del tutto stabilizzata". (DIRE)